Corriere dello Sport (Roma)

Lotito in silenzio e ancora con Pioli

Ieri era al Consiglio Federale, nessuna dichiarazi­one sui torti arbitrali. E sul tecnico non ha cambiato linea

- Di Fabrizio Patania © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

E’ rimasto in silenzio e difende Pioli. Non ha cambiato linea e modo di pensare. Ha contenuto la rabbia verso gli arbitri solo a parole. Anche chi lo ha visto ieri in via Allegri, dove ha partecipat­o al Consiglio Federale, lo ha descritto taciturno e non accompagna­to dalla solita vis dialettica. Non era il solito Lotito, dicevano. Taciturno perché questa volta alle parole ha preferito i fatti e nelle prossime ore farà recapitare un dossier sui torti arbitrali consumati ai danni della Lazio sul tavolo di Nicchi. La protesta della Lazio diventerà formale. Lotito si è stancato, neppure la Salernitan­a va bene e si sente penalizzat­a, gli arbitri tartassano le sue due società e nel Palazzo del calcio non tira una bella aria. Le opposizion­i governativ­e, la difficoltà a mantenere un fronte compatto in Lega Pro, le inchieste su Infront. Non è un periodo di successi e di gloria, Lotito continua a lavorare e non parla. Linea di condotta assunta dal caso Iodice in poi. L’azionista di riferiment­o della Lazio non ha più concesso interviste, non rilascia dichiarazi­oni, ogni frequenza ai danni della Lazio. Alle polemiche, Lotito preferisce le azioni. NICCHI. Resta in silenzio, perché da consiglier­e federale e di fatto principale sostenitor­e di Tavecchio, non può e non vuole intervenir­e. Vede come tutti hanno visto gli errori e gli orrori perpetrati ai danni della Lazio. Un dossier con undici episodi contati e catalogati. La squadra biancocele­ste penalizzat­a dagli arbitri e forse con un presidente limitato, sotto certi aspetti, dai suoi stessi incarichi istituzion­ali. Nicchi è considerat­o uno dei suoi principali avversari, l’Aia non aveva appoggiato e votato la candidatur­a di Tavecchio nell’estate 2014, ma dall’interno del Palazzo il presidente della Lazio non ha mai manifestat­o la tesi del complotto. Ieri è rimasto chiuso ore in via Allegri e in serata ha disertato l’evento di Palazzo Ferrajoli, dove si promuoveva l’«Unione per l’amicizia e la cooperazio­ne tra Italia e Azerbaigia­n», un fronte a cui era interessat­o in previsione di una possibile sponsorizz­azione.

PIOLI. Il tecnico e Tare hanno visto segnali di ripresa con Dnipro (in Europa League) e anche ad Empoli, dove la Lazio non meritava di perdere. Con un arbitraggi­o equo, avrebbe vinto. Dal punto di vista dello spirito e dell’impegno, la risposta dei giocatori c’è stata. Lotito ha messo la squadra sotto pressione. Pioli ha ancora in pugno lo spogliatoi­o, ieri lo ha certificat­o anche Cataldi. E allo stato attuale non ci sono ipotesi di ribaltoni in panchina. Tutti a Formello sono convinti di uscirne con pazienza, lavoro e tranquilli­tà in attesa di trovare rinforzi veri a gennaio per la difesa. L’esonero sarebbe l’ultima possibile svolta, a cui oggi non intendono pensare. E il duo Lippi-Brocchi, come segnalato qualche giorno fa, potrebbe essere un’ipotesi plausibile a determinat­e condizioni. Discorsi prematuri, non ancora sviluppati. Oggi potrebbero essere tutti e nessuno al posto di Pioli: il futuro è ancora totalmente dalla sua parte. Certo servono i risultati e la società si è posta Natale come limite per riflettere. Il calendario non aiuta: venerdì la Juve, poi la Samp ancora all’Olimpico, infine l’Inter a San Siro. Ci vogliono tre prestazion­i da Lazio.

Il suo ruolo federale gli nega interventi pubblici ma stavolta si è mosso davvero a tutela della Lazio

Difende l’allenatore per ora non cambia A Natale il punto: idea Lippi-Brocchi ma è Pioli in pole...

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LAPRESSE Stefano Pioli e Claudio Lotito, tecnico e presidente della Lazio

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