Lotito in silenzio e ancora con Pioli
Ieri era al Consiglio Federale, nessuna dichiarazione sui torti arbitrali. E sul tecnico non ha cambiato linea
E’ rimasto in silenzio e difende Pioli. Non ha cambiato linea e modo di pensare. Ha contenuto la rabbia verso gli arbitri solo a parole. Anche chi lo ha visto ieri in via Allegri, dove ha partecipato al Consiglio Federale, lo ha descritto taciturno e non accompagnato dalla solita vis dialettica. Non era il solito Lotito, dicevano. Taciturno perché questa volta alle parole ha preferito i fatti e nelle prossime ore farà recapitare un dossier sui torti arbitrali consumati ai danni della Lazio sul tavolo di Nicchi. La protesta della Lazio diventerà formale. Lotito si è stancato, neppure la Salernitana va bene e si sente penalizzata, gli arbitri tartassano le sue due società e nel Palazzo del calcio non tira una bella aria. Le opposizioni governative, la difficoltà a mantenere un fronte compatto in Lega Pro, le inchieste su Infront. Non è un periodo di successi e di gloria, Lotito continua a lavorare e non parla. Linea di condotta assunta dal caso Iodice in poi. L’azionista di riferimento della Lazio non ha più concesso interviste, non rilascia dichiarazioni, ogni frequenza ai danni della Lazio. Alle polemiche, Lotito preferisce le azioni. NICCHI. Resta in silenzio, perché da consigliere federale e di fatto principale sostenitore di Tavecchio, non può e non vuole intervenire. Vede come tutti hanno visto gli errori e gli orrori perpetrati ai danni della Lazio. Un dossier con undici episodi contati e catalogati. La squadra biancoceleste penalizzata dagli arbitri e forse con un presidente limitato, sotto certi aspetti, dai suoi stessi incarichi istituzionali. Nicchi è considerato uno dei suoi principali avversari, l’Aia non aveva appoggiato e votato la candidatura di Tavecchio nell’estate 2014, ma dall’interno del Palazzo il presidente della Lazio non ha mai manifestato la tesi del complotto. Ieri è rimasto chiuso ore in via Allegri e in serata ha disertato l’evento di Palazzo Ferrajoli, dove si promuoveva l’«Unione per l’amicizia e la cooperazione tra Italia e Azerbaigian», un fronte a cui era interessato in previsione di una possibile sponsorizzazione.
PIOLI. Il tecnico e Tare hanno visto segnali di ripresa con Dnipro (in Europa League) e anche ad Empoli, dove la Lazio non meritava di perdere. Con un arbitraggio equo, avrebbe vinto. Dal punto di vista dello spirito e dell’impegno, la risposta dei giocatori c’è stata. Lotito ha messo la squadra sotto pressione. Pioli ha ancora in pugno lo spogliatoio, ieri lo ha certificato anche Cataldi. E allo stato attuale non ci sono ipotesi di ribaltoni in panchina. Tutti a Formello sono convinti di uscirne con pazienza, lavoro e tranquillità in attesa di trovare rinforzi veri a gennaio per la difesa. L’esonero sarebbe l’ultima possibile svolta, a cui oggi non intendono pensare. E il duo Lippi-Brocchi, come segnalato qualche giorno fa, potrebbe essere un’ipotesi plausibile a determinate condizioni. Discorsi prematuri, non ancora sviluppati. Oggi potrebbero essere tutti e nessuno al posto di Pioli: il futuro è ancora totalmente dalla sua parte. Certo servono i risultati e la società si è posta Natale come limite per riflettere. Il calendario non aiuta: venerdì la Juve, poi la Samp ancora all’Olimpico, infine l’Inter a San Siro. Ci vogliono tre prestazioni da Lazio.
Il suo ruolo federale gli nega interventi pubblici ma stavolta si è mosso davvero a tutela della Lazio
Difende l’allenatore per ora non cambia A Natale il punto: idea Lippi-Brocchi ma è Pioli in pole...