Dzeko: «Regalerò tanti momenti di gioia»
Lungo saluto di fine anno: «Devo ripagare i tifosi della Roma. Mi sto adattando, futuro luminoso»
Sarà per il peso simbolico degli anni che si passano il testimone, comunque sono parecchi i giocatori che sentono il bisogno di spiegare qualcosa, giustificarsi di qualcosa, augurarsi (ed augurare) qualcosa a cavallo della mezzanotte di San Silvestro. Alla Roma qualche senso di colpa circola. Nainggolan rassicura, Rüdiger incita, Digne sdrammatizza. Edin Dzeko riflette. E’ nella sua impostazione cunturale. Ciò che si pensa, finisce per esistere. Ciò che esiste va testimoniato. Oggi le foto digitali consentono di regalare le esperienze o un’ombra di esse. Quindi Dzeko fotografa se stesso e la squadra al lavoro in palestra e trasmette l’immagine.
DEBITI. Trasmette anche parole. Prima, nel pomeriggio che precede i brindisi. Sente di avere parecchio da spiegare. Se spiegare non è possibile, almeno vuole far capire che non vive laggù dove la realtà non mette piede. Vuole far capire che ha capito. Ci vuole più di una frase, dunque scrive a lungo su Facebook riportando su Twitter l’indirizzo del messaggio.
In sintesi, esprime la propria amarezza per quanto accaduto nel 2015 e la soddisfazione di avere davanti un anno nuovo. Quello che lo porterà alla trentina, peraltro, il 17 marzo. Il che spinge alcuni a ritenere trascorso il meglio della sua carriera. Tesi che non manca di controesempi, da Totti a Toni.
Dzeko non chiede aiuto a nessuno e, aspettando i fatti, a tale tesi si oppone per il momento con le dichiarazioni d’intenti: «Io credo che il futuro sarà più luminoso rispetto agli ultimi 365 giorni. Di conseguenza per il 2016 auguro felicità, amore, allegria, facilità di vita e soprattutto salute a tutti. Per me in particolare spero di dividere con voi momenti di gioia per i successi della Roma e della Nazionale bosniaca».
Con entrambe si sente in debito. Perlomeno avverte qualcosa che gli irrita la coscienza. Cinque gol in tutto, tre in campionato, per i giallorossi, la Bosnia esclusa dalla fase finale dell’Europeo. «E’ stato un anno stressante, movimentato. La mia famiglia è sempre stata la mia forza, ma anche il supporto dei fan significa molto per me.Non siamo riusciti a raggiungere tutti gli obiettivi, però abbiamo condiviso soddisfazioni e delusioni e abbiamo tifato insieme per la Bosnia. Ho cambiato club, ho cominciato ad abituarmi a una nuova vita, a nuova gente, a nuovi campi di gioco, a nuovi amici».
CALORE. Non è un alibi, solo la ricerca della soluzione di un enigma che turba anche lui: la difficoltà a essere Dzeko, la retrocessione a cannoniere che non segna, la negazione stessa del senso del mestiere. «I tifosi della Rioma mi hanno riservato un caldo benvenuto. Prometto che contraccambierò la fiducia che hanno riposto in me dando tutto me stesso sul campo per vincere ogni partita». Meglio ancora l’espressione inglese: lascerò il cuore sul campo. Potando via l’enfasi, resta nella memoria la consapevolezza che ha avvolto Dzeko e la gran parte dei suoi compagni: adesso la Roma deve riprendere a vincere senza voltarsi indietro.