La “partita” di Serena adesso è diventata un libro
- Sinora ha parato la malattia e conserva il sorriso di chi apprezza la vita più degli altri perché ha imparato a convivere con la sofferenza. «Finché si è in piedi si va in scena». Il titolo del libro dice tutto. Il sostegno di una famiglia speciale spiega il resto. Serena Grigioni continua a lottare e ha deciso di raccontare la sua storia per incentivare la ricerca, per esorcizzare e combattere la malattia come prima, più di prima. Si chiama neuropatia delle piccole fibre periferiche e autonomiche. Si è appena concluso un anno durissimo e Serena, dopo tre interventi all’intestino nel giro di otto mesi, vive una fase di relativa tranquillità. «Non sono guarita, non c’è cura, sto meglio e vado avanti. Ho rischiato la vita, la situazione rimane precaria ma stabile. Mi resta un metro di intestino e ho ripreso a mangiare, l’alternativa sarebbe il trapianto» racconta con naturalezza la figlia di Adalberto Grigioni, preparatore dei portieri della Lazio, dal 2005 a Formello. Una figura professionale assai apprezzata e legatissima alla società. Possono cambiare gli allenatori, lui fa sempre parte dello staff tecnico.
ONLUS. Il calcio ha aiutato Serena a resistere ad una malattia che si presentò in modo improvviso e silenzioso dieci anni fa. Iniziative di solidarietà, la visibilità resa possibile dalla Lazio e dall’Aiap (associazione italiana portieri) che già in passato hanno dato supporto a Grigioni. Ora Serena, 33 anni, laureata in medicina, ha deciso di riassumere il proprio calvario in un libro edito dalla Morphema di Terni. Con il professor Giuseppe Lauria Pinter dell’istituto Besta di Milano ha fondato l’associazione anti-Cipo (dal nome del sintomo che segnala l’inizio dell’ostruzione intestinale cronica), è in attesa solo del riconoscimento come Onlus dall’Agenzia delle Entrate. Il libro è stato presentato a Sangemini, in provincia di Terni, dove abita la famiglia Grigioni, pochi giorni prima di Natale ed è acquistabile on-line. Basta cercarlo sul web scrivendo il titolo oppure il nome di Serena Grigioni. Il ricavato servirà per finanziare gli studi sulla malattia avviati dallo staff dell’istituto Besta e in parte verrà devoluto alla ricerca sul cancro. «Scriverlo è stato difficilissimo, più di una volta sono stata sul punto di lasciar perdere, ho dovuto ripercorrere e rivivere i momenti più dolorosi, ma poi ce l’ho fatta, anche perché sono sempre stata abituata a far trasparire le mie emozioni. Ora mi rendo conto di aver fatto bene, il libro lo stanno leggendo persone che non conoscevano la malattia, sono arrivati messaggi che mi ripagano della fatica fatta. Spero di poter essere d’aiuto anche a pazienti che hanno altre patologie e per dare speranze a chi intraprende un percorso così difficile. Sono una dottoressa, otto anni dopo il mio primo intervento, capisco che tutto è stato complicato perché si tratta di una malattia rarissima e poco studiata. Ancora adesso non si sa quale sia la causa scatenante. All’istituto Besta siamo appena sette pazienti, sparsi in ogni regione d’Italia». Serena rappresenta una speranza per tutti: è in piedi, va in scena ogni giorno, ha parato la malattia, ora vuole sconfiggerla. Lei e l’associazione hanno bisogno di sostegno. La partita è ancora aperta. Leggere il suo libro aiuta a capire perché. «Preferisco di gran lunga combattere con tutta me stessa per vivere, piuttosto che gettare la spugna e sopravvivere». Parole di Serena.