Corriere dello Sport (Roma)

Dai 2 scudetti Primavera al Mondiale vinto nel 2006

- ANSA

Gennaro Gattuso è nato a Corigliano Calabro il 9 gennaio 1978. Ha giocato con Perugia (10 presenze e 0 gol), Rangers (34/3), Salernitan­a (25/0), Milan (335/9) e Sion (27/1). Negli oltre 13 anni trascorsi maglia rossonera ha vinto 2 scudetti, 2 Champions, 1 Mondiale per Club, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa Italia e 2 Supercoppe italiane. A livello giovanile, quando giocava nel Perugia, ha vinto due volte il campionato Primavera. Nel 2006 è stato parte integrante dell’Italia di Lippi che ha vinto il Mondiale in Germania. Dal febbraio 2013 ha intrapreso la carriera di allenatore. Ha iniziato con il Sion, poi una breve parentesi con il Palermo in serie B prima dell’esperienza all’Ofi Creta. Infine, dalla scorsa estate, ecco la panchina del Pisa. c’è sempre stato tutto questo. Quanto a Balotelli ora di tempo ne ha di meno per tornare al livello dei suoi primi anni in A, ma la sua priorità è recuperare dalla pubalgia e dimostrare in campionato che è migliorato. Tocca a lui mettere in difficoltà Antonio Conte».

Qual è il giocatore italiano che le piace di più?

«Negli ultimi anni un po’ di talento è tornato. Mi sorprende Bernardesc­hi. L’ho sempre pensato come un giocatore offensivo, invece fa il quinto nel centrocamp­o della Fiorentina, si sacrifica su tutta la fascia, questo vuol dire che ha voglia di giocare e di arrivare. Insigne è molto bravo e Florenzi è una forza della natura, non si arrende mai, aiuta sempre i compagni».

Ancelotti va al Bayern, Ranieri è primo in Premier League, Conte è cercato da mezza Europa: vuol dire che gli allenatori italiani sono sempre i più bravi?

«Usciamo da una scuola che funziona molto bene, quella di Coverciano: si è rinnovata molto, con idee tutte nuove. Non dobbiamo commettere l’errore di abbandonar­e la caratteris­tica che per tanti anni ci ha portato al successo nel mondo: una difesa solida. Bisogna insegnare ai giocatori come si marca, non dobbiamo scopiazzar­e tutti gli altri. Sì, c’è da imparare ma la nostra scuola non va accantonat­a».

Lei è un calabrese orgoglioso della sua terra. Cosa pensa della storia del Locri?

«La verità? Doveva continuare e basta, non si può accettare una cosa del genere: chi la rappresent­a ha fatto presente che c’è un problema, ma tutti devono mettersi a disposizio­ne della squadra che non deve chiudere».

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REUTERS Al Milan con Ancelotti
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Con l’Italia nel 2006

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