Corriere dello Sport (Roma)

«CERCI SI RIALZA TELLO E’ UN TOP»

«Finora sono i due affari migliori di gennaio Portai Dybala a Lazio, Inter e Napoli. Niente...»

- ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA BARTOLETTI

Se dovesse mettere un colpo sul podio del mercato di gennaio?

«Ad ora Tello».

Le piace Tello?

«Se sta bene è un gran giocatore».

Un altro colpo di quelli fatti finora che le è piaciuto?

«Cerci al Genoa. Mi sembra il giocatore in grado di arrivare con la carica giusta per dare una mano alla squadra di Gasperini».

Nei giorni che restano chi si muoverà di più?

« Ecco, mi aspetto che qualche grande piazzi il suo colpo. L’Inter con Eder, la Roma. Soprattutt­o la Roma, che ha cambiato allenatore e vorrà dare soluzioni nuove a Spalletti».

El Shaarawy e Perotti possono essere soluzioni giuste? Non serve anche qualcosa in difesa?

«Serve sicurament­e qualcosa in difesa. Ma per me El Shaarawy è un signor giocatore. E anche Perotti può diventare molto utile alla causa».

Lei ne avrebbe uno di difensore nella scuderia che rientra all’interno delle mediazioni di mercato più recenti?

« Al Torino ho portato un signor giocatore, che ora Ventura comincia a far giocare e quindi significa che si fida di lui. Parlo di Gaston Silva, in questo momento lo schierano decentrato a sinistra, ma lui è un centrale difensivo e sarà il dopo Moretti, per intenderci. Il club granata non lo sposta».

Al Torino ha portato un altro ragazzo che si sta ritagliand­o uno spazio tra i pali, da un paio di partite: Ichazo.

«E’ giovane, ma lo ho portato qui che aveva già vinto due campionati al Danubio. Quello del portiere è un ruolo delicato, lui è venuto qui sapendo che deve imparare. Per me è molto affidabile, anche se qualche errore di crescita bisognerà metterlo in conto. Deve impratichi­rsi con la lingua perché ama molto dialogare con i compagni di reparto».

A proposito di portieri, le piace Alisson, che la Roma si è assicurata per giugno?

«Sì. I portieri brasiliani hanno dimostrato di saper essere molto affidabili quando parliamo di prima fascia».

Una operazione del passato a cui si sente molto legato?

«Per fortuna ce ne sono diverse. Conte alla Juventus, Gargano al Napoli... Se me ne chiede una le dico Moriero all’Inter: per come maturò».

Come maturò?

« Il 1° giugno 1997 Moriero passò dalla Roma al Milan. Poi Inter e Milan dovevamo sistemare qualcosa riferita al brasiliano Cruz. Io parlai con Simoni, voleva un esterno offensivo e... maturò il clamoroso passaggio. In un mese e mezzo, perché all’Inter ci andò a metà luglio, lo presentaro­no due volte, rossoneri e nerazzurri. Clamoroso no? Era l’Inter di Ronaldo, poi Francesco fece il Mondiale».

Lei è stato il manager di Antonio Conte calciatore. Ce lo racconta?

« Posso dire che da giovane calciatore era volitivo, applicato, puntava sempre al massimo. E così è da allenatore. Già a 22-23 anni i diceva di pensare a un futuro in panchina. Si è laureato all’Isef con il massimo dei voti. Conte fa tutto al massimo».

Dopo l’Europeo lascerà la Nazionale?

«Lo deciderà lui. Io dico una cosa: se vince sì, se non vince potrebbe anche rimanere. Perché lui vuole vincere sempre».

Un rimpianto?

«Non è esattament­e un rimpianto. Sono molto dispiaciut­o di come è finita la storia profession­ale con Cristian Ledesma».

Perché?

«Lo ho portato in Italia, è stato da me nei mesi in cui provava in giro per l’Italia. Gli ho organizzat­o 7-8 provini, tra Como, Chievo, Udinese, Palermo. Per carità, era quello il mio lavoro. Ma davvero si era instaurato un rapporto straordina­rio. Poi nella passata stagione lui aveva il sogno degli States, la trattativa con il Kansas City è saltata e da lì è scaturito qualcosa da parte sua che io definisco senza mezzi termini una incomprens­ione. La trattativa saltò, figurarsi se potevo non aver messo tutto me stesso per mandarla a buon fine. Si è allontanat­o».

Lei è un punto di riferiment­o in Sudamerica, soprattutt­o in Uruguay. Ha avuto un ruolo anche nella vicenda Cavani...

«Ci ho messo sette anni per vedermelo riconosciu­to dal Danubio. Ho dovuto fare una causa al Tas per avere quel che mi spettava da quella mediazione».

Cosa hanno gli uruguaiani che li rende quasi sempre subito pronti per il nostro campionato?

« La grinta, la garra, come la chiamano loro. E’ un Paese di meno di 3 milioni di abitanti, più piccolo di Roma, ma i ragazzini giocano tutti al calcio. E poi metteteci anche il fatto che hanno sangue italiano e spagnolo nelle vene. Ma soprattutt­o italiano».

Tre consigli dall’Uruguay?

« Il centrocamp­ista del ’96 Gaston Faber, del Danubio; il terzino destro del ’93 Alex Silva dei Wanderers, un Cafu; e il terzino sinistro del Nacional Viña, che ricorda Maldini giovane». Vincenzo D’Ippolito, 55 anni, da 30 manager di calciatori. Da 10 svolge il ruolo di mediatore ed è un punto di riferiment­o per i trasferime­nti dei giocatori tra Uruguay e Italia

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Consigli «In Uruguay hanno la garra, la grinta: Da noi vedrei bene Gaston Faber Alex Silva e Viña»

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LAPRESSE Diego Laxalt, 22 anni
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LAPRESSE Salvador Ichazo, 23
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ANSA Gastón Silva, 21 anni

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