Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
Lazzaro-Appiah rinato a Cesena stupisce ancora
BOLOGNA - Come Ulisse, anzi pure meglio. Stephen Appiah ha passato la vita a girare il mondo, ma più dell'eroe omerico ha la resurrezione. Sportiva, e non solo, ripensando a quell'embolo nella gamba che per poco non gli costò la vita quando giocava nel Fenerbahçe, tre anni fa. Nell'oblio l'avventura turca, s'è riciclato a Bologna, ingaggiato un anno fa su suggerimento occulto di Luciano Moggi. Un passaggio da cometa, tant'è che si fatica a ricordarlo in rossoblù: due presenze in tutto, 110' complessivi, e tanti saluti a stagione finita. Partenza con destinazione Sudafrica, ci sono i Mondiali da onorare con la maglia del Ghana, di cui è un monumento: Appiah ci dev'essere, anche se una gara intera non la giocava da due anni. Sfiorate le semifinali, si ricicla subito dopo a un'ora di macchina dalle Due Torri, accasandosi al Cesena. Undici presenze fin qui, dodici con la Coppa Italia: un lusso, ripensando a qualche mese fa.
Il giocatore non s'è mai discusso, ma come pagatore ha sempre lasciato a desiderare. Debiti sparsi ovunque, soprattutto in Italia, fin dai tempi della Juve. Procuratori e avvocati fra i principali creditori: un ex agente, Santiago Morrazzo, gli chiede oltre 600 mila euro. Il tribunale se ne ricorda, e lo fa inseguire fino a Casteldebole. Il ghanese non può pagare, e allora l'ufficiale giudiziario presenta il conto ai Menarini. E ti pareva. Nel dubbio, continua a non giocare. Colpa di un transfer che la federazione turca non vuol sapere di spedire, memore del contenzioso col Fenerbahçe. Il tempo passa, e lui s'infortuna: da solo, calciando la palla in un a partitella infrasettimanale. Out un mese e mezzo, ma se non altro salta la Coppa d'Africa, altrimenti si rischiava di non vederlo mai. Si riprende, e - miracolo - arriva pure il suo turno. Penultima di campionato, a salvezza in tasca: entra nella ripresa e gli scappa la lacrima dopo due anni di tormenti.