Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
Anticipo da brividi
dalle quali c'è spesso qualcuno che ricava cospicuo giovamento per sé e i propri familiari? Lasciamo perdere. Intanto, i calciatori proclamano uno sciopero che la gente comune fatica a capire, perché chi lo attua non rischia un centesimo in busta paga, al contrario di quanto, in termini di decurtazione del salario, tocca a ogni altro lavoratore che manifesti la sua protesta astenendosi dai propri compiti. Non è questione di reddito, ma di coraggio, nonché di partecipazione ai problemi del Paese. Avete mai visto calciatori che scioperano al fianco di metalmeccanici, precari, studenti? Macché: vivono, beati loro, su un altro pianeta. E adesso con quale faccia possono chiedere solidarietà a chi deve arrangiarsi con stipendi da fame? Speriamo che si trovi una ragionevole soluzione a questa brutta storia. Anche per la dignità della categoria dei calciatori.
Parliamo di calcio giocato e da giocare. Per l'Inter, la trasferta di Roma rappresenta l'ultima partita di campionato del 2010, anno felicissimo che passerà alla storia per la triplice corona con la quale Mourinho e i suoi legionari si sono cinti il capo al termine della scorsa stagione. Il 2 maggio, la Lazio fece poco, complice una certa parte della tifoseria, per contrastare i nerazzurri, in corsa con la Roma sulla strada dello scudetto. Stavolta, sarà tutt'altra musica, visto che la Lazio è seconda, alle spalle del Milan, e che l'Inter insegue a distanza.
Non più tardi del 26 settembre, Inter e Lazio procedevano appaiate in testa alla comitiva, a "quota-10". Da allora, i loro destini si sono scissi. Prima ha accusato battute d'arresto l'Inter, poi si è imballata la Lazio, che ha rastrellato appena cinque punti nelle ultime cinque partite: flessione peraltro fisiologicamente prevedibile, se si considera l'andatura, abbastanza allegra, imposta dai biancocelesti nella fase d'avvio. Va anche tenuto in debito conto il fatto che tra gli obiettivi laziali non rientra la conquista dello scudetto. Sono altre le squadre che devono semmai dolersi di preoccupanti cadute di rendimento, prime fra tutte l'Inter che, rispetto alla precedente annata, accusa un disavanzo di dodici punti, solo in parte giustificabili con i molti (troppi) infortuni da cui è stata falcidiata.
Lazio e Inter hanno in comune la solidità difensiva, avendo incassato, alla stregua del Chievo, undici gol, contro i dodici del Milan capolista, della Samp e del Catania. L'Inter ha segnato soltanto due gol in più della Lazio (19 a 17), nove dei quali firmati dal Eto'o, salvatore della patria nerazzurra, anche stasera assente per il secondo dei tre turni di squalifica affibbiatigli per la capocciata a Cesar. Dai numeri appena citati non si deve comunque trarre l'errata conclusione che Lazio e Inter siano squadre tatticamente sparagnine, perché entrambe sanno fare buon viso al gioco offensivo, salvo smarrirsi per motivi estranei alla loro volontà. I molti sud-americani in campo all'Olimpico - brasiliani e argentini, innanzitutto - garantiscono spettacolare qualità del gioco: di qua Hernanes, Matuzalem, Dias, Ledesma, Zarate; di là Lucio, Thiago Motta, Zanetti, Cambiasso, con in più due formidabili "ex" quali Stankovic e Pandev, che nulla hanno da invidiare, per tecnica e talento, ai loro colleghi che vengono dall'altro emisfero.
L'Inter ha in programma la formalità di Brema in Champions League, dopodiché potrà dedicarsi al Mondiale per Club in scena ad Abu Dhabi: ennesimo appuntamento da baraccone che fa rimpiangere la ben più fascinosa e significativa Coppa Intercontinentale. Continuiamo a farci del male. Il rientro dell'Inter in campionato è previsto per il 6 gennaio a San Siro, contro il Napoli. Nel frattempo, sciopero o non sciopero, il Milan potrebbe aver definitivamente preso il largo e l'Inter sarebbe costretta a faticosi e rischiosi straordinari per rimettere a posto le cose.