Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
Uno “sceriffo” sotto assedio
Coach Perdichizzi: «Mi sento sempre in discussione. Sono un po’ paranoico, il club è più sereno di me...»
Lo Sceriffo è in un angolo. Giovanni Perdichizzi lo chiamano così fin dai tempi in cui allenava a Barcellona Pozzo di Gotto, il suo trampolino di lancio: un po’ per la camminata di dinoccolata, da pistolero impegnato in un duello, un po’ per le sue doti di leader dentro lo spogliatoio. Ma dopo otto promozioni, l'allenatore abituato a vincere, si trova alle corde: a Brindisi, ha incassato cinque sconfitte di fila, l'Enel è penultima e si appresta domenica contro Montegranaro a giocare con tutta la disperazione della classifica addosso.
« In realtà quando ho allenato in A a Capo d'Orlando ho fatto due anni nelle zone basse della classifica, quindi non è una novità in senso assoluto, anzi ci vedo molte similitudini. Però è vero che sono abituato all'alta classifica, a vincere. E vale anche per Brindisi. Le aspettative erano superiori, però ho notato una presa di coscienza da parte dell'ambiente delle difficoltà che incontra una neopromossa che ha bisogno di consolidarsi e non può avere italiani di livello che escano dalla panchina e facciano la differenza. Perché gli stranieri forti possono averli in tanti, gli italiani no. Questo è il nostro problema».
Ma alla vigilia dello scontro con Montegranaro si sente in discussione?
«Io mi sento in discussione per principio, anche quando sto vincendo o sono primo in classifica. Ma i messaggi che mi arrivano dalla proprietà trasmettono fiducia. Credo che questa stagione la vivremo assieme fino in fondo, comunque vada. Qualche volta sono io che mi faccio delle paranoie, mentre la società vive il momento con grande serenità».
Qual è il problema di Brindisi? Non avete panchina?
« La qualità della panchina la determina il gruppo degli italiani. In questo cerchiamo di migliorare usando ciò che abbiamo, senza ricorrere al mercato perché tanto di italiani forti da prendere non ce ne sono. Il mio rammarico è non essere riuscito a far capire alla società quanto sarebbe stato importante creare una panchina di qualità. Il nostro quintetto è competitivo, ma dobbiamo portarlo al finale in condizioni migliori. Perché succeda i cambi devono fare le piccole cose, dare energia, fare due falli, mangiare tempo. Con Caserta e Sassari pur perdendo i progressi sono stati lampanti. Contro Caserta se Dixon non avesse avuto problemi di falli avremmo vinto. A Sassari abbiamo avuto il tiro della vittoria. Da tre settimane con gli innesti di Tourè e Pugi lavoriamo in dieci bene durante la settimana, siamo più aggressivi in difesa e si vede in campo».
Quanto ha inciso la perdita Chris Monroe per infortunio?
«Tutti i mali di questa squadra sono stati generati dall'infortunio di Monroe e dalla defezione di Eric Williams. La squadra era stata pensata per avere accanto ad un playmaker piccolo come Dixon una guardia fisica come Monroe. E poi un centro di peso con punti nelle mani. Kris Lang è bravo ma diverso da Williams. Di Monroe, come ormai sanno tutti, è stato gestito male l'infortunio, capitato il primo di settembre. Queste due perdite ci hanno sconvolto la squadra. Per fortuna Monroe entro la fine del mese tornerà in campo».
Quindi il problema del suo sostituto Anthony Roberson è che...
«... che semplicemente è diverso da Monroe, perché è una guardia piccola, come Dixon, e con poca attitudine difensiva. Non ci sono preclusioni nei suoi confronti, solo che non è perfetto per questa squadra. Di sicuro è un gran realizzatore: proprio per questo adesso lo utilizzo da sesto uomo per dare qualità al secondo quintetto. Nei primi cinque parte Maresca».
di Giovanni Perdichizzi pochi mesi fa festeggiava la promozione in serie A di Brindisi. Oggi il suo stato d’animo è ben differente...