Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
NUOVO BOLOGNA DIFESA DI FERRO
Così Donadoni ha cambiato e ricostruito il reparto
Prima: fragile, perforabile, ballerina. Dopo: solida, compatta e - soprattutto imbattuta. E’ la difesa del Bologna. Il reparto su cui Roberto Donadoni ha costruito le sue fortune (vedi alla voce 6 punti). Ha cambiato poco, Donadoni; è cambiato tutto. All’eccellente ricostruzione di un reparto che - soffrendo il minimo necessario (più con l’Atalanta che con il Verona) - ha mantenuto la propria porta inviolata: concorrono vari fattori. DUE INNESTI CHIAVE. In primo luogo le scelte di Donadoni. Poche mosse rispetto alla gestione di Delio Rossi, ma decisive. La prima è quella di aver spostato Rossettini nel ruolo di terzino destro, in quella sorta di gorgo dove, dall’inizio dell’anno, Mbaye ha manifestato le solite lacune, Krafth ha giocato mezzora prima di infortunarsi (quasi un mese fa: il 24 ottobre a Carpi) e Ferrari si è adattato con molta buona volontà ma alla fine ha finito per pagare gli inevitabili peccati di gioventù. Con Rossettini, che sulla fascia destra aveva già giocato ai tempi di Siena (fu Mandorlini a provare nel ruolo il 22enne che vantava solo esperienze in C1 a Padova), Donadoni ha trovato una soluzione sicura, tanto che non è affatto escluso - anzi - che si prosegua su questa strada. Lo slittamento di Rossettini a destra ha favorito l’inserimento di Maietta, che con Rossi era stato schierato solo in un paio di situazioni di emergenza (Sassuolo e Sampdoria). Donadoni (che in quel momento non poteva contare su Oikonomou) si è fiodato ed è stato ripagato subito. Maietta è l’uomo che ha dato equilibrio e reattività all’intero reparto. Con lui è cresciuto (molto) anche il rendimento di Gastaldello, che ha finalmente ritrovato quella continuità di cui difettava la sua esperienza in rossoblù. Con questo assetto più solido, a trarne beneficio è stato anche Masina. Le sue scorribande ora sono decisive. Dalle fughe e cross sulla fascia del neo Under 21 sono nati tre dei cinque gol segnati finora dal Bologna: il 2-0 di Destro all’Atalanta e le due reti con cui il Bologna ha espugnato il Bentegodi. La copertura garantita da una difesa che ha alzato notevolmente l’età media (ora si attesta sui 29 anni) dà più libertà a quello che - a conti fatti - è l’uomo-assist della gestione Donadoni.
NUOVA SOLIDITA’. Un discorso a parte merita Mirante. La sua stagione era cominciata con qualche incertezza (l’uscita a vuoto in Coppa Italia a Vicenza col Pavia) ed era proseguita sui binari di una sufficienza di stima. per capirci: Mirante non aveva collezionato topiche clamorose, ma non era nemmeno mai stato decisivo (e solo in un ‘occasione sulle dieci partite con Delio Rossi, contro il Frosinone, aveva mantenuto la propria porta inviolata). L’infortunio rimediato dopo Bologna-Palermo (8ª giornata, 18 ottobre) aveva - letteralmente - aperto la porta a Da Costa, titolare senza infamia e senza lode con Carpi e Inter. Il debutto di Donadoni sulla panchina del Bologna ha coinciso con il ritorno di Mirante, che si è rivelato decisivo contro l’Atalanta (due paratone sullo 0-0) ed ha confermato il buon momento a Verona. Si diceva prima dei vari fattori: la crescita globale della squadra - con un centrocampo più adatto alla fase di copertura (Diawara è stato opportunamente supportato dal dinamismo di Donsah e dall’esperienza di Brienza) - ha facilitato anche il compito della difesa. I numeri delle due gare della gestione Donadoni confermano la solidità del nuovo reparto difensivo. Sia Atalanta che Verona hanno tirato nello specchio della porta di Mirante solo due volte. Nelle ultime due giornate di campionato dopo la sosta altre tre squadre non hanno subito gol. Sono Inter, Napoli e Sassuolo. La prima, la terza e la quarta in classifica. Il Bologna si accoda. E per una volta fa parte dell’élite.
Età media più alta (29 anni), a destra Rossettini, Maietta in mezzo meglio pure per Gastaldello Masina si sente più libero e sforna assist (tre nelle ultime due gare) E Mirante è rinato