Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
Virtus il fulmine è Odom
Simbolo della crescita: ha avuto un impatto maggiore di White
Basta poco a cambiare umore e giudizi. Anche se la vittoria con Sassari poco non è, pur trattandosi sempre di appena due punti. Ma rivoluzionari. Anzi, al contrario, da restaurazione. E’ così che le nebbie si diradano: una sola vittoria in meno dell’anno scorso, che compresa la penalizzazione significa avere lo stesso bottino dopo sette giornate. Senza illudersi, ma abbastanza per ricordare che nelle difficoltà serve equilibrio. La Virtus è costruita con una logica precisa, però incrinata dagli infortuni che hanno ritardato la crescita generale. Con Sassari la prova di non essere impotenti, pur con Ray ancora non troppo vicino alla condizione necessaria per tornare in campo e con diversi meccanismi sempre da oliare. Ma un Rod Odom protagonista assoluto, simbolo di una squadra che dopo la sconfitta casalinga contro Caserta s’è guardata in faccia e s’è detta di ripartire. Milano era stato un primo segnale, due sere fa è arrivata la conferma. Il ragazzo di Long Island si è definitivamente rivelato, dopo una crescita costante in queste prime giornate. Segnando 24 punti, colpendo al cuore la difesa di Sassari e soprattutto dimostrando una varietà di soluzioni infinita. Senza tralasciare la difesa. D’altronde al liceo ha girato tutte e cinque le posizioni, dimostrando di saper fare un po’ tutto. A Vanderbilt, dove ha viaggiato in doppia cifra negli ultimi due anni, si è laureato in Economia e strategia aziendale. Non dev’essere un caso, trattandosi di un giocatore capace di ottenere il massimo da poche giocate. O comunque non tantissime. Ed è proprio questa sua qualità, assieme a una buona dose di perimetralità, a renderlo il compagno ideale di Dexter Pittman sotto canestro. Là, dove in tanti ancora rimpiangono Okaro White, smentiti dalle cifre. Nelle prime sette gare, giusto per raccontare l’approccio, l’ex Kaod ha fatto meglio del ragazzo della Florida che tanti bei ricordi ha lasciato qui. Un punto di media in più (11,9 contro 10,9), il 52,4% da due contro il 41,8% di White, due triple a segno in più di quelle dell’ex ala, infine l’82,8% ai liberi contro il 75%. Il tutto, prendendo qualche tiro di meno (66 a 70) e con due minuti quasi pieni di impiego ridotto rispetto al collega (27,3 a 29,1). Senza dimenticare le difficoltà maggiori di questo avvio d’annata, e la presenza non certo secondaria di Pittman, che in area attrae la maggior parte dei palloni, al contrario dell’inadeguato Gilchrist della passata stagione. Di White gli manca solo qualche rimbalzo (5,7 a 7 d media). Ma, al di là dei numeri, si tratta di un atleta su cui staff e società puntano a occhi chiusi: tutti s’attendevano la sua crescita esponenziale.
Ovviamente battere i Campioni d’Italia non equivale a risolvere ogni problema. Adesso la trasferta di Varese chiarirà se si è trattato di un flash o di vera ripresa. Certo è che, restando nel paragone con la scorsa annata, la Virtus adesso sembra in grado di rimanere in partite prima proibite. Meglio con le big che con quelle più vicine. E se Capo d’Orlando, e soprattutto Pesaro e Caserta rimangono un rimpianto, anche per l’assenza o le condizioni difficili di Pittman, non è sciocco sperare che con un po’ di salute si possa alzare il livello. Per ora si resta convalescenti, con un bel passo sulla via della guarigione. I progressi portano tante firme. Dall’eroico Vitali, straordinario stopper difensivo e poi anche match winner dalla tripla decisiva, al Gaddy salito in cattedra per dirigere come è nei piani del suo sviluppo da eccellente regista. In trasferta non si vince da più di dieci mesi ormai. Il miglior banco di prova per chi vuol cambiar marcia.
Le vu nere stentano con le piccole. Ora c’è Varese: in trasferta la vittoria manca da dieci mesi