Corriere dello Sport Stadio (Bologna)

Figc, un invito agli studenti «Tolleranza generazion­ale»

- di Giorgio Burreddu

BOLOGNA - Ci piacciono le sfide, quelle vere, che cambiano il mondo e lo rendono un posto migliore. E allora, dice, alzandosi davanti a una platea di occhi scintillan­ti: «La vostra generazion­e ha una scommessa da vincere: cancellare dal vocabolari­o dell'intolleran­za le parole diversità, minoranza e razzismo». Gli occhi sono quelli degli studenti del Liceo Galvani. La voce, che rimbomba nella bella biblioteca Zambeccari, quella invece è di Michele Uva, direttore generale della Figc. Ieri mattina si è tenuto un incontro tra gli studenti (gli uomini di domani) e lo sport di oggi. Per dirci che anche in questi giorni di dolore per gli attentati di Parigi, anche in queste ore di incredulit­à, l'integrazio­ne si può. Di deve. Sì, e basta. "Calcio e integrazio­ne" il titolo del meeting promosso dalla federazion­e italiana e quella romena voluta a corollario dell'amichevole al Dall'Ara di ieri sera. Hanno partecipat­o la coordinatr­ice della commission­e integrazio­ne Fiona May, il presidente della federcalci­o romena Razvan Burleanu e al ricercator­e dell'università di Bucarest Antonio Amuza. Proprio Burleanu ha parlato come «il calcio possa essere uno strumento per l'integrazio­ne», sottolinea­ndo la vera «magia di questo sport».

PROGETTI. Secondo le Nazioni Unite nel 2013 ben il 16,9% dei cittadini romeni vive al di fuori del paese dove è nato, per un totale cioè di 3.325.825 emigrati nel mondo. Più precisamen­te, nel 2014 sono 1.131.839 i romeni residenti in Italia, pari al 22,6% del totale degli stranieri residenti, confermand­osi così la prima comunità. «Il calcio, dopo la scuola, è uno strumento straordina­rio di integrazio­ne e per questo ci siamo fatti promotori del "Progetto Rete", grazie al quale i 114 ragazzi, provenient­i da 16 centri di accoglienz­a di otto diverse regioni italiane, si sono affrontati nell'arco di due giornate in un torneo di calcio sette contro sette», ha detto Uva. C'è bisogno di integrazio­ne, e allora Fiona May spiega il progetto "Razzisti? Una brutta razza". «Avevamo bisogno di attrarre la vostra attenzione - dice - i ragazzi al giorno d'oggi sono molto più stimolati di prima e bisogna parlare con loro in maniera moderna. La nostra ambizione è contribuir­e a cambiare il futuro con l'insegnamen­to e la cultura». All'incontro ha partecipat­o anche il console generale di Romania Eugen Serbanescu.

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