Corriere dello Sport Stadio (Bologna)
Figc, un invito agli studenti «Tolleranza generazionale»
BOLOGNA - Ci piacciono le sfide, quelle vere, che cambiano il mondo e lo rendono un posto migliore. E allora, dice, alzandosi davanti a una platea di occhi scintillanti: «La vostra generazione ha una scommessa da vincere: cancellare dal vocabolario dell'intolleranza le parole diversità, minoranza e razzismo». Gli occhi sono quelli degli studenti del Liceo Galvani. La voce, che rimbomba nella bella biblioteca Zambeccari, quella invece è di Michele Uva, direttore generale della Figc. Ieri mattina si è tenuto un incontro tra gli studenti (gli uomini di domani) e lo sport di oggi. Per dirci che anche in questi giorni di dolore per gli attentati di Parigi, anche in queste ore di incredulità, l'integrazione si può. Di deve. Sì, e basta. "Calcio e integrazione" il titolo del meeting promosso dalla federazione italiana e quella romena voluta a corollario dell'amichevole al Dall'Ara di ieri sera. Hanno partecipato la coordinatrice della commissione integrazione Fiona May, il presidente della federcalcio romena Razvan Burleanu e al ricercatore dell'università di Bucarest Antonio Amuza. Proprio Burleanu ha parlato come «il calcio possa essere uno strumento per l'integrazione», sottolineando la vera «magia di questo sport».
PROGETTI. Secondo le Nazioni Unite nel 2013 ben il 16,9% dei cittadini romeni vive al di fuori del paese dove è nato, per un totale cioè di 3.325.825 emigrati nel mondo. Più precisamente, nel 2014 sono 1.131.839 i romeni residenti in Italia, pari al 22,6% del totale degli stranieri residenti, confermandosi così la prima comunità. «Il calcio, dopo la scuola, è uno strumento straordinario di integrazione e per questo ci siamo fatti promotori del "Progetto Rete", grazie al quale i 114 ragazzi, provenienti da 16 centri di accoglienza di otto diverse regioni italiane, si sono affrontati nell'arco di due giornate in un torneo di calcio sette contro sette», ha detto Uva. C'è bisogno di integrazione, e allora Fiona May spiega il progetto "Razzisti? Una brutta razza". «Avevamo bisogno di attrarre la vostra attenzione - dice - i ragazzi al giorno d'oggi sono molto più stimolati di prima e bisogna parlare con loro in maniera moderna. La nostra ambizione è contribuire a cambiare il futuro con l'insegnamento e la cultura». All'incontro ha partecipato anche il console generale di Romania Eugen Serbanescu.