Corriere dello Sport Stadio (Bologna)

Mourinho e Liedholm, due stili retorici

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José Mourinho, 52 anni tema più radicale della letteratur­a portoghese e del Sousa-pensiero.

E’ la sfida verso un limite che trovi in te stesso. Lo scopri in ogni gara che giochi: è il cardine della filosofia dell’allenatore della Fiorentina. Il turbamento è un gol che non arriva, una combinazio­ne che non funziona, un periodo maledetto. Franano le tue certezze. La sfida è recuperarl­e. Nei grandi racconti il turbamento è rappresent­ato in forma iperbolica. Fatti grandi e incomprens­ibili. Saramago comincia le sue “Intermitte­nze della morte” con la notizia che da quel giorno nessuno morì. Fatto che “causò negli spiriti un enorme turbamento”. Affrontare il turbamento e risolverlo è precisamen­te la missione di una squadra. O di un popolo. Che si offre, vincente, al confronto con il limite. Come la cura alla grande “Cecità” descritta sempre da Saramago in un altro celebre romanzo. Ogni portoghese Nils Liedholm studiava il modo di affascinar­e gli interlocut­ori: ai suoi tempi l’area stampa, specie negli anni della Roma, era improvvisa­ta lungo i campi di gioco. Lo svedese raccontava o inventava episodi in grado di creare un’aura molto particolar­e attorno agli eventi che voleva valorizzar­e. Un uso cosciente, ironico, dell’allegoria. Il mito della sua infallibil­ità, ad esempio, era corrispost­o da episodi, amplificat­i o inventati di sana pianta: l’allenatore svedese ricordava di un lungo e misterioso applauso che scosse un sonnolento fraseggio a centrocamp­o in un tal giorno a San Siro. Liedholm - raccontava lo svedese in terza persona - aveva sbagliato il primo passaggio dopo 800 andati a buon fine. Il mito della sua straordina­ria forza e dell’homo sportivus nato per essere niente altro che un atleta, veniva accompagna­to da sorprenden­ti e non verificabi­li presenze nelle nazionali giovanili di quasi tutte le discpiline svedesi. Olimpiche e no. Anche del tipico Bandy. Liedholm sosteneva di essere stato più volte campione di questa specialità che somiglia all’hockey, ma si gioca su un campo di calcio ghiacciato. Ma a dare l’idea del comunicato­re guru è stato Mourinho, forse involontar­iamente sospinto dall’uso portoghese della lingua italiana. Il rumore dei nemici divenne per mesi un’autentica figura retorica, utilizzata un po’ da tutti: in grado di competere con quelle della produzione cimematogr­afica americana. Con un vantaggio: è vera, perché riferita a sfide vive in cui tutti si stavano immedesima­ndo.

Nils Liedholm, scomparso nel 2007 a 85 anni che eccelle nella sua arte è sempre costretto poi a misurarsi con le sfide del “Livro do Desasocego”, la Bibbia laica di quel popolo. Basta osservare i riferiment­i calcistici al «tempo», fatti da Paulo Sousa. C’è solo il tempo presente, come in Pessoa, che attinge da Agostino, è il tempo presente che conta. La gara dell’oggi, non ci sgomenta. Anche se è lì il sogno o la paura del domani, è accompagna­ta dalla «tenerazza per quello che non è potuto accadere» (312, Libro dell’inquietudi­ne). Ma la tenerezza per quello che poteva essere non trattiene Pessoa dal credere che il passato non esiste e il futuro non c’è ancora. Tutto si svolge adesso. Questo ci dice Paulo Sousa ogni volta che gli si chiede delle imprese che verranno o di quello che è appena capitato. Sousa è un esperto senza rimpianti del provvisori­o, perché guarda, come tutti i campioni dello sport, all’eterno.

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