Corriere dello Sport Stadio (Bologna)

VECINO L’uomo che conta di più nella Viola

E’ al centro del mercato: lo vogliono il Napoli, gli inglesi e l’Atletico Madrid. Ma per Sousa è indispensa­bile

- Di Alberto Polverosi

C’è un giocatore che tutti i giorni è sul mercato ma che in realtà sul mercato non c’è mai stato e, se dipendesse solo dalla Fiorentina, non ci andrebbe per almeno due o tre anni. Quel giocatore è Matias Vecino, 24 anni, uruguayano, centrocamp­ista centrale della squadra di Paulo Sousa. Lo vuole il Napoli, o meglio, lo vuole Sarri che a Empoli l’ha fatto diventare giocatore nel vero senso della parola. Lo vuole l’Atletico Madrid perché il suo tipo di calcio si addice al pensiero di Simeone. Lo vogliono in Inghilterr­a per una ragione simile: unisce qualità e forza atletica nella misura adatta alla Premier. La sua stagione, per chi lo ha visto nell’Empoli, non è sorprenden­te. Che fosse un centrocamp­ista completo si vedeva bene nella squadra di Sarri. Semmai hanno sorpreso la capacità e la rapidità con cui Vecino ha cambiato gioco. L’Empoli si muoveva col rombo, con Valdifiori regista arretrato, con Vecino e Croce interni sempre pronti a spingersi almeno fino al limite dell’area avversaria, e con Saponara trequartis­ta. L’uruguayano giocava in verticale ed erano così perfetti i meccanismi di quella squadra che sapevi sempre dove si sarebbe messo. La Fiorentina gioca in modo diverso, e soprattutt­o è Vecino a giocare in una posizione e con compiti diversi. Ora va in orizzontal­e, difende, copre e rilancia, mentre prima era lui il... lanciato da Valdifiori. IL RIFERIMENT­O. E’ un cambiament­o sostanzial­e a cui l’ex empolese si è adeguato senza perdere tempo. Sousa ha impiegato un paio di partite prima di affidargli il centrocamp­o insieme a Badelj. Vecino è rimasto in panchina alla prima contro il Milan e alla seconda a Torino contro il Toro, alla terza contro il Genoa era in campo dall’inizio, ancora fuori a Carpi e poi, tranne una panchina contro il Frosinone, è sempre stato impiegato e una sola volta entrando dalla panchina. Intorno alla coppia Vecino-Badelj è stato costruito il nuovo impianto di gioco. Sono i protettori, gli equilibrat­ori, i pensatori e i creatori del gioco viola. Due centrocamp­isti centrali, poi due esterni di difesa e di attacco e altri due (Borja Valero e Ilicic) più avanzati quando devono andare alla ricerca del primo gol, più allineati al resto del centrocamp­o quando serve il possesso palla per gestire il vantaggio. Con questa formula, un centrocamp­o a 6, Sousa ha messo in difficoltà tutti i suoi avversari. I DATI. Anche sul piano statistico, la stagione di Vecino è eccellente. Lo dimostrano alcuni dati interessan­ti, per esempio quello dei palloni recuperati: la sua media a partita è di due punti superiore alla media del ruolo. Perde pochi palloni, ne intercetta molti e questo indica un marcato senso della posizione, ce l’aveva a Empoli, ce l’ha oggi a Firenze. Ma la “voce” più interessan­te è quella dei passaggi positivi: la sua media è di 67,08 a partita, mentre la media del ruolo è di 28,38. Il vantaggio, in questo caso, è la posizione arretrata: Vecino scambia spesso la palla con Badelj che gli sta a fianco e con i due trequartis­ti, sono passaggi corti. Sta di fatto però che la precisione è una delle sue qualità più spiccate. E poi le verticaliz­zazioni, per Kalinic o per i due esterni quando sono lanciati in attacco, sono più di 18 a partita, mentre la media del ruolo è inferiore a 11. Un anno fa, nell’Empoli, ha segnato 2 gol (ma poteva farne di più), quest’anno il compito si fa più complicato visto che in avanti si affaccia poco. E’ ancora a 0 ed è un dato che non lo soddisfa.

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