Corriere dello Sport Stadio (Emilia)
PIPITA & C. UN SOLO GUSTO QUELLO DEL GOL
Azzurri scatenati a Marassi: apre Higuain, poi Insigne Hamsik e Mertens consolidano il primato degli azzurri
E’ un giorno all’improvviso, mentre intorno s’avverte ancora l’eco d’una settimana vibrante, e c’è persino il rischio d’esserne rimasti storditi, il Napoli sceglie d’usare le maniere forti, di prendere il campionato e strapazzarlo a modo suo - per quel che può: resiste la Juve ma l’Inter (con la Viola) è laggiù, a sei punti - d’autorità e però anche d’autorevolezza. Perché si sappia, in quell’orizzonte sparso c’è un sogno che vive, e gli effetti collaterali (assai presunti) di turbolenze sparse qua e là vanno spazzate via con (pre)potenza, lasciandosi alle spalle le cicatrici dell’anima e infiocchettando la quinta vittoria consecutiva. E un giorno all’improvviso, danzando tra gl’interrogativi che rotolano nel pallone, le risposte (affermative) che ar- rivano da Marassi inducono a pensare che la «rivoluzione» stia seriamente partendo dal Sud, epicentro Napoli, ed alla Sampdoria che ondeggia, che sbanda, reagisce e poi stramazza al suolo per la sua terza sconfitta consecutiva, viene il sospetto d’aver affrontato un mini-esercito di «marziani», extraterrestri scesi su questa terra pur nella loro (occasionale) svagatezza, padroni d’un destino che scrivono e cancellano e poi rielaborando a modo loro, quando e se ne hanno voglia, scavando un solco «incolmabile», spingendosi bel al di là d’un 4-2 che dice tutto e persino niente, perché c’è una partita sepolta immediatamente e mai seriamente risorta dalle ceneri di quell’avvio.
TUTTO IN FRETTA. SampdoriaNapoli è un’illusione conservata nel fazzoletto di diciotto minuti, il tempo necessario per mandare in crisi Barreto (innanzitutto) attraverso pressing e forcing, di spingerlo alla insana follia (retropassaggio per Viviano) che al 9' consegna ad Higuain l’10 e poi ad abbandonarsi su un solenne Albiol, per il rigore che Insigne trasforma nel 2-0. Ma prima (al 3') e dopo (21' e 30') è un’orgia, un sensazione di dominio assoluto ch’è racchiusa nella capacità del Napoli d’esaltare e nella sofferenza d’una Samp aggirata, sommersa, travolta, eppur capace di rialzarsi (44') sulla ripartenza di Carbonero che Correa eleva a speranza, però assai flebile, quasi inconsistente, avendo chiunque percezione che in quel «tridente» - ma pure altrove - ci sia magìa; che in Allan - e pure nell’Hamsik creativo - esistano scorte d’energia e di inventiva incalcolabili.
DISTANZE. Il Napoli appartiene ad un’altra galassia, gioca corto e lungo, resta incollato alla partita governandola, fa tutto con naturalezza, dissipa con Higuain (4' del secondo tempo a tu per tu con Viviano, ch’è bravo), s’elegge a spot d’un calcio sontuoso che Montella tenta disperatamente di frenare e che invece frana con il rosso per Cassani, frastornato almeno quanto Barreto, quasi quanto Fernando, certo quanto la Samp che viene ributtata via da Hamsik, straordinario interprete d’uno slalom specialissimo - lui tra Moisander e Correa - e che sa di valanga azzurra. La teoria dice varie cose, per esempio della Samp orgogliosamente fiera di provarci, ma sembrano appigli fragilissimi come il 2-3 di Eder (20': colpo di testa anticipando Hysaj, con la collaborazione di Reina e comunque su angolo inesistente per fuorigioco), una luce fiochissima nella tormenta, perché al Napoli non vogliono preoccupazioni, basta un fiammifero per accendersi ed incenerire le resistenze altrui, e tacitare la stupidità