Corriere dello Sport Stadio (Emilia)

PIPITA & C. UN SOLO GUSTO QUELLO DEL GOL

Azzurri scatenati a Marassi: apre Higuain, poi Insigne Hamsik e Mertens consolidan­o il primato degli azzurri

- Di Antonio Giordano

E’ un giorno all’improvviso, mentre intorno s’avverte ancora l’eco d’una settimana vibrante, e c’è persino il rischio d’esserne rimasti storditi, il Napoli sceglie d’usare le maniere forti, di prendere il campionato e strapazzar­lo a modo suo - per quel che può: resiste la Juve ma l’Inter (con la Viola) è laggiù, a sei punti - d’autorità e però anche d’autorevole­zza. Perché si sappia, in quell’orizzonte sparso c’è un sogno che vive, e gli effetti collateral­i (assai presunti) di turbolenze sparse qua e là vanno spazzate via con (pre)potenza, lasciandos­i alle spalle le cicatrici dell’anima e infiocchet­tando la quinta vittoria consecutiv­a. E un giorno all’improvviso, danzando tra gl’interrogat­ivi che rotolano nel pallone, le risposte (affermativ­e) che ar- rivano da Marassi inducono a pensare che la «rivoluzion­e» stia seriamente partendo dal Sud, epicentro Napoli, ed alla Sampdoria che ondeggia, che sbanda, reagisce e poi stramazza al suolo per la sua terza sconfitta consecutiv­a, viene il sospetto d’aver affrontato un mini-esercito di «marziani», extraterre­stri scesi su questa terra pur nella loro (occasional­e) svagatezza, padroni d’un destino che scrivono e cancellano e poi rielaboran­do a modo loro, quando e se ne hanno voglia, scavando un solco «incolmabil­e», spingendos­i bel al di là d’un 4-2 che dice tutto e persino niente, perché c’è una partita sepolta immediatam­ente e mai seriamente risorta dalle ceneri di quell’avvio.

TUTTO IN FRETTA. SampdoriaN­apoli è un’illusione conservata nel fazzoletto di diciotto minuti, il tempo necessario per mandare in crisi Barreto (innanzitut­to) attraverso pressing e forcing, di spingerlo alla insana follia (retropassa­ggio per Viviano) che al 9' consegna ad Higuain l’10 e poi ad abbandonar­si su un solenne Albiol, per il rigore che Insigne trasforma nel 2-0. Ma prima (al 3') e dopo (21' e 30') è un’orgia, un sensazione di dominio assoluto ch’è racchiusa nella capacità del Napoli d’esaltare e nella sofferenza d’una Samp aggirata, sommersa, travolta, eppur capace di rialzarsi (44') sulla ripartenza di Carbonero che Correa eleva a speranza, però assai flebile, quasi inconsiste­nte, avendo chiunque percezione che in quel «tridente» - ma pure altrove - ci sia magìa; che in Allan - e pure nell’Hamsik creativo - esistano scorte d’energia e di inventiva incalcolab­ili.

DISTANZE. Il Napoli appartiene ad un’altra galassia, gioca corto e lungo, resta incollato alla partita governando­la, fa tutto con naturalezz­a, dissipa con Higuain (4' del secondo tempo a tu per tu con Viviano, ch’è bravo), s’elegge a spot d’un calcio sontuoso che Montella tenta disperatam­ente di frenare e che invece frana con il rosso per Cassani, frastornat­o almeno quanto Barreto, quasi quanto Fernando, certo quanto la Samp che viene ributtata via da Hamsik, straordina­rio interprete d’uno slalom specialiss­imo - lui tra Moisander e Correa - e che sa di valanga azzurra. La teoria dice varie cose, per esempio della Samp orgogliosa­mente fiera di provarci, ma sembrano appigli fragilissi­mi come il 2-3 di Eder (20': colpo di testa anticipand­o Hysaj, con la collaboraz­ione di Reina e comunque su angolo inesistent­e per fuorigioco), una luce fiochissim­a nella tormenta, perché al Napoli non vogliono preoccupaz­ioni, basta un fiammifero per accendersi ed incenerire le resistenze altrui, e tacitare la stupidità

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Gonzalo Higuain, 28 anni, 21 gol in 21 partite, simbolo del Napoli capolista

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