Corriere dello Sport Stadio (Emilia)
«Quel gol lo segnavo a 50 anni»
Mancini: Ora non siamo neanche da terzo posto. Icardi in difficoltà
Furia Mancini. Contro i suoi attaccanti, ma in particolare verso Icardi. Dopo il fischio finale, infatti, il tecnico nerazzurro se l’è presa innanzitutto con il suo capitano. Già in campo, l’allenatore di Jesi non le aveva mandate a dire a Maurito, che, ad un certo punto, gli ha pure risposto. Ma il vero faccia a faccia tra i due è andato in scena negli spogliatoi ed è stato un preciso atto d’accusa nei confronti del centravanti, colpevole non solo di mancare facili occasioni, ma anche di essere troppo statico, di attendere il pallone sempre fermo, non preoccupandosi di dettare il passaggio o di attaccare gli spazi. Dopo la sfuriata nel chiuso degli spogliatoi, Mancini ha proseguito anche davanti alle telecamere. «Il nostro problema è che non riusciamo a segnare più di un gol. Così è troppo poco, perché se le partite non le chiudi, poi rischi quello che è successo anche oggi (ieri, ndr). Nella ripresa abbiamo mancato due occasioni clamorose, avrei segnato anch’io a 50 anni (il riferimento è al gol sbagliato da Palacio, ndr). Gli attaccanti devono lavorare, costruire, muoversi e poi finalizzare. E’ inutile stare fermi ad aspettare il pallone. Icardi? Sacrificandosi, i gol arrivano. Oggi (ieri, ndr) era in difficoltà. Sembrava avesse ripreso a segnare, speriamo che ora ricominci».
CERVELLO. Maurito imputato principale, secondo Mancini. Ma unico. Perché certi atteggiamenti li hanno fatti vedere pure gli altri compagni di reparto. «Il calcio è fatto di cervello, non solo di tecnica o qualità. Bisogna essere intelligenti e pensare, quindi servire un compagno quando è messo meglio, oppure tenere il pallone vicino alla bandierina quando sei al 92' e vinci 1-0. E' capitato a Ljajic, ma poteva capitare a chiunque. Contro la Roma sono sicuro che l’avremmo fatto, ma la furbizia o ce l’ha o non ce l’hai e serve anche con il Carpi. Allora, tanto vale, visto che non segnano, giocare con una sola punta e lasciare gli altri attaccanti in panchina, almeno soffriamo di meno. Serve cattiveria, non possiamo buttare tutto quello che, di buono, abbiamo fatto in 18 partite». Significa che Mancini ha visto una squadra deconcentrata e poco attenta: diversa, quindi, da quella che aveva a lungo guidato la classifica. E stavolta il tecnico nerazzurro lancia un vero e proprio allarme: «Bisogna essere realisti, noi non siamo forse neanche da terzo posto, lo abbiamo detto fin dall'inizio. Ci sono squadre più forti e più strutturate. In questo momento facciamo errori. Dobbiamo stare tranquilli, continuiamo a lavorare e cerchiamo di stare in alto». Sarebbe più semplice con qualche rinforzo in più. «Probabilmente dobbiamo andare sul mercato a comprare qualche attaccante», si è sfogato Mancini, che, poi, fuori onda ha aggiunto: «Così magari quelli che ci sono si svegliano...».
TERZA VOLTA. Il Mancio, comunque, ne ha avute anche per la difesa, perché il modo in cui è arrivato il gol del pareggio è stato la fotografia di una squadra che ha preso il Carpi sottogamba, pensando di vincere facile. «E’ la terza partita che regaliamo per situazioni identiche (Lazio e Sassuolo le altre, ndr). Non è normale concedere queste occasioni in recupero. E stavolta eravamo anche piazzati, non doveva nemmeno tirare». La chiosa è ancora per la vicenda-Sarri, con il tecnico del Napoli che ha indossato la stessa sciarpa del tecnico nerazzurro, dedicata ad un’iniziativa di beneficenza. «Gliel’hanno portata le “Iene”.Cos’hanno portato a me? Se lui mi vuole dare Higuain, va bene. Me lo prendo». Ecco, appunto...
«Compriamo punte così le nostre si svegliano. Troppi regali. Se Sarri mi presta Higuain...»