Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
I milanisti escono i napoletani cantano
Conte applaude Insigne e studia Jorginho Assente Berlusconi, Galliani impietrito
Benvenuti alla Scala del calcio, ad uno spettacolo che è per palati fini: per Antonio Conte, il Ct, che ha interessi anche personali; per Giampiero Ventura, che ne ha di più (perché alla prossima incontrerà il Milan). Ma c’è anche altro: ci sono i Boston Celtics, che domani sera sfideranno l’Armani. E’ un palco di grandi firme, con incontri ravvicinati di ogni tipo, e chissà mai cosa si son detti Conte e Balotelli.
PENSIEROSO. C’è Aurelio De Laurentiis, ovviamente, che se la gusta (al 13'), quando Allan segna la sua terza rete: «benedetti» quei diciassette milioni concessi all’Udinese per regalarsi un mediano che gli cambiasse un settore, che glielo irrobustisse. L’espressione contrita, perché il calcio fa scherzi, che sembra si distenda sul raddoppio di Insigne, l’esponente d’una napoletanità che esplode al «Meazza» al minuto tre della ripresa, quando diventa una nottata nella quale adagiarsi almeno per un po,’ aspettando che finisca. Ma c’è uno stadio che, a parte i soliti cori deficienti - dall’una e dall’altra parte stavolta - se la spassa, nel clima autentico che sprigiona San Siro, l’autentica Scala del calcio. MA QUANTI SONO?. Magari in cinquemila chi può dirlo, però il terzo anello verde è una macchia azzurra e pure in tribuna c’è molto Napoli. Ci sono i club del Nord, ovviamente (Malpensa, Modena, Linate) e quelli che sono venuti dal Sud, da Caivano: sono tanti, e si fanno sentire, perché a certe sfide non si rinuncia.
TANTI UOMINI. Il Ct ha vari uomini (Montolivo, Bertolacci, De Sciglio e Insigne), ma il suo lavoro in prospettiva non si ferma qui: un’occhiata anche a Jorginho conviene comunque darla, perché non si sa mai, potrebbe averne bisogno e ora che può, anche a termine di regolamento, vanno aggiunte nozioni conoscitive. E comunque MilanNapoli è materiale di prima mano a cui un Commissario tecnico non rinuncia assolutamente.
LA FACCIA DI GALLIANI. Non c’era Berlusconi, c’era solo Galliani che le telecamere hanno inpietosamente inquadrato qualche minuto dopo il gol di Allan: era congestionato, non rideva, non gli usciva nemmeno una smorfia. La curva, a fine partita, gridava fuori i c..., fuori i c..., l’ambiente era tutt’altro che facile. Stava montando la contestazione, l’ennesima in queste complicatissime settimane vissute a Milanello e dintorni.
L’ad rossonero Galliani aveva parlato alla squadra dopo la sconfitta di Marassi con il Genoa, chiedendo spiegazioni anche a Mihajlovic, e quella faccia rossa e tetra non faceva pensare a niente di buono. A dieci minuti dalal fine gli umori sono contrastanti: da una parte i milanisti che lasciano lo stadio gridando “vergogna”, dall’altra i tifosi del Napoli che festeggiano intonando o surdato ‘nnammurato. Diceva (più o meno) Casarin, quando guidava gli arbitri, di preferire un direttore di gara fortunato ad uno bravo. Il 4-0 del Napoli toglie qualsiasi “peso” alla moviola, e così l’errore più grave di Rizzoli (graziato Zapata) diventa infinitesimale e il moltompiù che sospetto rigore ancora di Zapata su Insigne) passa liscio anche nel dopo partita.
PRIMO TEMPO
4’ -
Ghoulam per Hamsik, oltre i difensori rossoneri: ok l’off side. 14’ - Allan da dietro su Kucka: poteva starci il giallo.
Luiz adriano allunga la gamba su Reina in uscita: ok il gioco pericoloso. 29’ - Scarpata di Kucka ad Hamsik, anche qui un giallo risparmiato.
Bonaventura commette fallo su Insigne, l’azione
27’ -
32’ -
prosegue perché Higuain è in grado di concludere a rete, Rizzoli concede il vantaggio e poi ammonisce il rossonero: buona scelta tecnica e disciplinare.
Non trovano giustificazioni le lamentele della panchina del Milan (in particolare del vice di Mihajlovic, Sakic, che infatti
43’ -
viene allontanato) nel contatto spalla contro spalla di Bonaventura e Allan, non c’è fallo.
Prima sbavatura, però pesnate, per l’internazionale di Mirandola, ma è più che sospetto il contatto fra Zapata e Insigne che va giù in area. L’attaccante guarda sempre il pallone, il difensore mai, anzi,
47’ -