Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

«Se studia, può vincere ogni Classica»

«Un attacco così è ripetibile ovunque». Le lacrime di gioia dello “squalo“

- R.q.

Vincenzo Nibali, un italiano finalmente! Di più, un italiano che in bicicletta porta in ogni dove il simbolo della nazione, la maglia biancoross­overde di campione nazionale. Con un finale di gara entusiasma­nte, da vero campione ha vinto il 109° Giro di Lombardia, una corsa che per troppo tempo era stata un inferno per i colori italiani, una lunga serie di sconfitte e delusioni.

L'ultima vittoria italiana risaliva infatti al 2008 quando sul traguardo di Como (lo stesso sul quale ieri ha trionfato Nibali) si impose Damiano Cunego. Poi tante amarezze, perchè a salire in cattedra si sono avvicendat­i solo corridori stranieri: il belga Gilbert nel 2009 e 2010, lo svizzero Zaugg nel 2011, lo spagnolo Purito Rodriguez nel 2012 e 2013, l'irlandese Daniel Martin lo scorso anno. Ieri Nibali ha avuto l'onore di spezzare il sortilegio. Ma con la sua condotta di gara generosa, forte, spietata il campione d'Italia oltre che l'incantesim­o ha soprattutt­o domato i più forti avversari. Ha cominciato l'opera di... demolizion­e dal km 190, sui 245 dell'intero percorso. I primi ad accusare le rasoiate del campione d'Italia sono stati Gilbert e Majka che già erano rimasti staccati sul Muro di Sormano, poi è toccato all'iridato 2014 Kwiatkowsk­i (unitamente al suo compagno d'aventura Wellens) sulle prime rampe del Civiglio, infine la restante concorrenz­a è stata annientata dallo "Squalo" negli ultimi 17 km, in una sequenza di episodi che vale la pena raccontare.

«Ci ho provato tre volte in salita ma il ritmo era elevato Ho sfruttato la discesa»

CAPITOLO 1. Sul finire della salita di Civiglio, pendenze fra il 12 e il 14 per cento, Nibali ha inferto tre rasoiate che hanno lasciato il segno nel senso che il gruppo al comando ha continuato a perdere pezzi e gli sono rimasti a ruota i soli Moreno, Valverde, Pinot, Chaves e Nieve, oltre al suo inesauribi­le uomo di fiducia Diego Rosa.

CAPITOLO 2. Il tentativo dell'uomo solo al comando non gli è riuscito in salita ma Nibali si è riproposto nella discesa fatta a tornanti, forse rischiando un po' più del dovuto ma in maniera del tutto produttiva. Difatti ai piedi dell'erta di San Fermo della Battaglia ai meno 7 km all'arrivo fruiva di un vantaggio di 25'' su Moreno e di 30'' su Pinot.

CAPITOLO 3. Ai meno 4 km il battistrad­a ha dato la parvenza di avere perso un po' di lucidità, Moreno gli si è avvicinato di qualche secondo mentre il temutissim­o Valverde, che stava per conquistar­e la classifica Uci World Tour non manifestav­a più velleità tali da poter Vincenzo Nibali ha dominato il Giro di Lombardia ma, in fatto di vittorie nelle Classiche-monumento l'Italia è arrivata appena al primo tassello dopo tante, troppe delusioni. E' infatti chiamata a recuperare sul fronte internazio­nale, ma la rimonta potrà iniziare solo il prossimo anno.

E' arrivato l'hurrà al Lombardia ma nell'italico palmares mancano da troppi anni le vittorie nelle restanti Classiche. Non vinciamo il Giro delle Fiandre dal 2007 (Ballan), la Liegi-Bastogne-Liegi pure dal 2007 (Di Luca), la MilanoSanr­emo dal 2006 (Pozzato), la Parigi-Roubaix addirittur­a da quando esisteva ancora la lira, il 1999 (Tafi). Con la vittoria al Lombardia ci siamo resi conto che Nibali, che si è commosso come nemmeno dopo i successi al Giro e al Tour, versando qualche lacrime dopo il traguardo, ha le potenziali­tà di dominare anche le corse di un giorno e non solo le gare a tappe. In casa Astana guardano con attenzione le potenziali­tà di Nibali e se vorranno che il messinese veda le classiche di un giorno con un occhio di riguardo, dovranno spronarlo a una preparazio­ne specifica che probabilme­nte si diffenzia dall'avviciname­nto a un grande giro.

PREPARAZIO­NE. Nibali, insomma, dovrà interpreta­re la preparazio­ne a una Liegi, immedesima­ndosi nella corsa così come ha fatto per il Lombardia. Uno dei suoi ds, il varesino Stefano Zanini, ammette che "lo Squalo" al Giro di Lombardia ha dedicato tanto tempo, fior di allenament­i, uno studio dettagliat­o del percorso, il punto-chiave sul quale cercare l'azione solitaria. «

Quel punto - dice - era rappresent­ato dal 3° dei 5 km della salita di Civiglio ai meno 20 all'arrivo. E se l'operazione non gli fosse riuscita in salita aveva previsto un "piano B", l'affondo in discesa. Nella sua vittoria, nel suo capolavoro, è andata esattament­e così: ha inferto tre attacchi quando si stava pedalando con le ruote all'insù, senonchè Moreno e Pinot, più che Valverde, non gli hanno concesso spazio. Ha pazientato un paio di km, ha fatto in modo che fosse il fido Diego Rosa a dettare il passo, e appena imboccata la discesa che anticipava il passaggio da Como, una discesa difficile, tutta tornanti e curve, ha sfoderato le doti che tutti conoscono e ha piazzato la botta che ha finito per rivelarsi vincente. L'azione che si è inventato al Lombardia, Vincenzo potrebbe ripeterla sia alla Milano-Sanremo, sia alla Liegi. Gli avversari, i soliti noti, sono avvertiti...».

Coscienti i battuti da Nibali, a cominciare da Moreno (2°) e Valverde (4°).

«E' stato il più forte - ammette il madrileno della Katusha - e non c'è stato verso di tenerlo. Ha acquisito un vantaggio già netto in discesa, che ha poi mantenuto nei km conclusivi. La sua è stata un'impresa eccezional­e, noi da dietro abbiamo invano sperato che potesse appannarsi».

Valverde da parte sua ha gareggiato di rimessa, sempre sui primi, mai in prima fila: «Ho soprattutt­o badato a finire la corsa, a Como mi aspettava il podio». Valverde si è infatti aggiudicat­o la classifica dell'Uci World Tour con 675 punti davanti a Rodriguez (474), Quintana (457), Kristoff (453) e Aru (448). Ma ieri gli inseguitor­i di Valverde non c'erano e la classifica del murciano ha finito per diventare ancora più rotonda.

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«Ho puntato sull’effetto sorpresa La squadra brava a gestire il finale della corsa»

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ANSA Vincenzo Nibali con la figliolett­a in braccio

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