Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

PIRLO Tutto cominciò in Azerbaigia­n

Torna a Baku dove tredici anni fa debuttò in azzurro: è rimasto decisivo. E senza eredi

- Di Andrea Santoni INVIATO A FIRENZE

Se c’è un gigante del calcio mondiale legato all’Azerbaigia­n, non la Germania o il Brasile, questo è Andrea Pirlo. Non per le sue origini o i suoi natali, che in passato avevano fatto un po’ notizia e molto smentita per supposte discendenz­e esotiche, ma per la sua storia azzurra, una lunga storia d’amore e di gloria, iniziata esattament­e 157 mesi fa, ovvero 13 anni e trenta giorni, il 7 settembre 2002, in quel di Baku, prima partita della storia tra gli azzurri e l’allora oscura nazionale caucasica. Quello mandato in campo da Trapattoni, naufragato ma salvatosi dal mondiale coreanogia­pponese e lì in corsa per Euro 2004, ovviamente non era ancora the Master, ma un giovane talento ventitreen­ne destinato a prendersi la Nazionale e a non mollarla più, arrivando ai giorni nostri, tra exploit iridati e qualche delusione. Giorni di Azerbaigia­n, si diceva. E se non bastasse quel curioso esordio, Pirlo ha aspettato di incrociare nuovamente gli azeri per arrivare a quota 113 presenze azzurre, il 10 ottobre di un anno fa a Palermo, data non qualunque visto il sorpasso a Zoff, per diventare il quarto nazionale più presente di sempre. In quella occasione il nostro ha anche rimediato l’unica ammonizion­e della sua lunga carriera “italiana”. Insomma l’Azerbaigia­n per lui è proprio un avversario speciale.

A CACCIA DI MALDINI. Vediamo quello che gli riserverà sabato, quando tornerà a Baku, con 116 gettoni e 13 gol in tasca e davanti l’ultima striscia di partite da coprire, prima di lasciare la Nazionale, con un obiettivo: quello di agguantare Paolo Maldini, a quota 126, e salutare la compagnia da terzo assoluto tra i fedelissim­i. Per far questo, per mettere insieme altre undici partite di qui a fine giugno bisogna che la Nazionale, una volta in Francia, faccia più strada possibile, magari pescando un sette bello che vorrebbe dire finale. E Pirlo ha in testa ancora la voglia di riscattare le amarezze brasiliane, che avevano a caldo prodotto le sue “dimissioni” (aggiunte a quelle senza virgolette di Abete e Prandelli), poi rientrate, grazie all’immediato pressing di Albertini eppoi alla telefonata del neo ct Conte.

SOLUZIONI ALTERNATIV­E. Ma per provare a vincere l’Europeo, dopo averlo sfiorato nel 2012 a Kiev, Pirlo da solo non basta. E’ anzi quello del regista azzurro uno dei problemi ancora irrisolti da Conte, nella costruzion­e della sua Italia. Chiarament­e ci riferiamo alla composizio­ne la rosa finale dei 23 destinati a giocarsi la Francia. Il discorso è chiaro: Pirlo fin qui non ha trovato una alternativ­a affidabile, meglio, convincent­e. Nelle dodici partite contiane il ct ha affidato la regia della squadra 4 volte all’ex juventino, altrettant­e a De Rossi (3 nel 3-5-2 di inizio ciclo), 2 volte a Verratti, 1 a Valdifiori e 1 estemporan­ea a Aquilani (nell’unico 4-42 di emergenza, contro l’Albania nell’amichevole post Croazia del novembre scorso, con sole 48 ore di stacco tra le due partite). Mai Conte ha utilizzato Marchisio, che con Pirlo ha giocato da interno proprio all’andata contro l’Azerbaigia­n e in Croazia. Ora, la questione non è di secondo piano. Il fuoriclass­e bresciano ha 36 anni, in Francia ne avrà 37; la sua avventura newyorkese sembra attraversa­re le stesse difficoltà della sua Juve di inizio stagione; insomma far finta che conti solo il passato non sarebbe giusto, prima di tutto per lui.

CHI PER LUI? Parallelam­ente vediamo che De Rossi sembra destinato a un futuro da centrale difensivo, che Verratti in Nazionale è piaciuto più da interno che da regista, con o senza Pirlo accanto, che Marchisio è indisponib­ile, che Montolivo deve ritrovarsi, che Valdifiori è stato superato da Jorginho nel Napoli. Insomma il quadro complessiv­o non è proprio azzurro. Resta possibile l’inseriment­o dell’italobrasi­liano rivitalizz­ato dal 4-3-3 di Sarri, però pesa il doppio passaporto (e il ct non vorrebbe nuovamente scottarsi dopo il caso Eder).

Non vorremmo essere fraintesi: non può essere certo Pirlo il problema di questa Nazionale: è esattament­e il contrario. Urge trovare una alternativ­a valida in Nazionale, nel momento in cui the Master dovesse non essere utilizzabi­le. Naturalmen­te, tutto questo dopo l’Azerbaigia­n, che gli appartiene di diritto.

Il regista venne schierato dal Trap nel 2002, per poi diventare leader nell’anno mondiale

Da allora i vari ct hanno cercato un successore, ma a 36 anni Andrea è ancora il titolare

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