Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Alta tensione a Madrid, Benitez contro tutti
E’ polemica con Ramos e Benzema. E Rafa attacca anche i suoi ex giocatori dell’Inter...
Le polemiche dopo il deludente pareggio contro l'Atletico non si placano, alimentate da un difensivismo eccesivo di Benitez anche davanti ai microfoni delle radio della capitale spagnola. Il tecnico chiude alla bell'è meglio il fronte aperto con Benzema, spiegando le ragioni della sua scelta, ma ne apre un altro con capitan Ramos, reo dell'errore, dice, che l'ha fatto arrabbiare di più. E così il centrale andaluso, sostituito da Nacho in nazionale per i continui problemi alla spalla, pur prendendosi le sue responsabilità, ha ricordato anche le critiche ai cambi del mister. Insomma non certo un clima sereno in uno spogliatoio che vede Ronaldo come l'unico insostituibile, nonostante le rassicurazioni di Rafa che nega trattamenti di favore per Ronaldo e aggiunge: «Non avrei paura a mettere Cristiano in panchina, ma è indiscutibile, ha un vantaggio rispetto agli altri perché fa almeno 50 gol a stagione». E alle accuse di un Real catenacciaro contro l'Atletico tuona: «Non ho detto alla squadra di chiudersi, non l'ho mai fatto».
BENZEMA-TORRES. Intervistato da Cadena Ser e da La Cope, il tecnico merengue ha risposto alle critiche sul suo difensivismo: «Non sono un allenatore da catenaccio. In Italia dicevano che ero troppo offensivo: 104 reti, e due anni consecutivi battendo il primato realizzativo del Napoli. E poi il mio Real è la squadra che tira e segna di più». Sulla disapprovazione di Benzema per il cambio, invece, Rafa prova a spronare il giocatore: «Karim è un fenomeno e che si arrabbi perché vuole stare in campo ci sta. Anche io sarei arrabbiato se fossi Benzema, ma proverei a reagire per segnare due gol e convincere l'allenatore a non cambiarmi». Eppure i numeri danno ragione a Karim, se Rafa parla di Ronaldo indiscutibile, dovrebbe farlo anche per il francese, visto che ognuna delle 7 reti di Benzema in questa stagione ha fruttato al Real 1,43 punti, una media più che doppia rispetto a quella di un Ronaldo (0,6 punti a gol) meno decisivo del francese. Tra tanti attacchi al mister però, sorprende che l'unica difesa arrivi dal colcohnero Fernando Torres che sul difensivismo di Benitez dice: «Abbiamo lavorato insieme quasi quattro anni in due squadre diverse (Liverpool e Chelsea n.d.r.) e posso dire che non è un allenatore difensivo. Lasciatelo lavorare e i risultati arriveranno».
CASO RAMOS. Nella lunga intervista Rafa parla dell’Inter e di come i giocatori stavano sempre con il cellulare in mano anche nello spogliatoio: «È impossibile da controllare, ma nell’Inter i giocatori andavano persino in bagno col cellulare». Poi il tecnico merengue svela che provò a portare Kovacic al Napoli: «Conosco Mateo da tempo, lo volevo ai tempi del Napoli, ne ho parlato quest’estate con José Sanchez (il braccio destro di Florentino Perez n.d.r.) e quando c’è stata la possibilità ho detto che sarei stato felice di averlo. Non è un centrocampista tipico, ma ha un gran futuro». Ed ecco il piede in fallo, peccando di troppa sincerità, quando ammette che il rigore lo ha fatto imbestialire: «Perché ne avevamo parlato e Ramos non doveva rischiare un passaggio inutile». Gesto poco nobile verso un capitano che ha forzato i tempi e giocato il derby con una spalla malandata. Il centrale andaluso, allora, non si tira indietro di fronte alle responsabilità, ma mette nel calderone delle polemiche anche i cambi di Benitez: «Il Madrid è così, si parla del mio errore, dei cambi del mister. Il Real è anche questo e chi non è pronto dovrebbe pensare a cambiare squadra». Opinione condivisa dall’89% degli intervistati dal quotidiano As: troppo prudente Rafa nel derby. Ma Ramos lancia l’ultimo sasso destinato ad agitare lo stagno merengue che sembra una frecciata a Benitez: «Non mi danno fastidio le critiche del mister. E poi grazie a Keylor l’errore non ha influito sul risultato. Tutti impariamo dagli errori, sia i giocatori che gli allenatori». E allora ben venga la pausa per le nazionali per raffreddare gli animi di uno spogliatoio lontano anni luce dall’unione dell’era ancelottiana. BERLINO - (e.p.) Il leggendario Gerd Müller, 70 anni tra un mese, è malato di Alzheimer e riconosce a malapena la moglie Uschi che lo assiste in un ricovero per anziani in Baviera. Lo ha annunciato il Bayern per bocca dell’amministratore delegato Karl-Heinz Rumenigge. Müller è una bandiera del club, con 535 reti realizzate nelle 585 partite ufficiali disputate tra il 1964 e il 1979 con la maglia del Bayern, conquistando 13 titoli tra cui 3 Coppe dei Campioni. Con i gol del “bomber” (soprannome coniato per lui) la Germania ha vinto il campionato d’Europa nel 1972 e il campionato del mondo nel 1974. Il suo record di gol con la Nazionale (68 in 62 partite) ha resistito per 40 anni fino al 2014 quando Miroslav Klose lo ha superato con 71 reti.