Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

STANCO «Modena, devi fidarti di me»

«Sono rimasto per giocare le mie carte La doppietta non è arrivata per caso»

- Di Stefano Ferrari MODENA

«Durante il ritiro, lo avevo ripetuto spesso che volevo restare qui, a Modena, per giocarmi le mie carte, e credo di poter essere utile a questa squadra. Adesso, che purtroppo Granoche è fuori, cerco di sfruttare la chance che ho a disposizio­ne. Sto giocando con continuità e la mia doppietta non è arrivata per caso. La nostra forza? Siamo una squadra che gioca sempre a calcio e che anche a Brescia ha imposto il proprio gioco e ha avuto la forza di rimettere in piedi una partita che si era complicata per nostri errori evitabili».

IL NOMADE. E' sempre stato più maturo della sua età, ventotto anni, Francesco Stanco. A volte troppo. Sono dieci anni che, più o meno, bazzica il Modena e la serie B e sono due lustri che, fra alti e bassi, il Modena non può fare a meno di lui. Quando l'ha fatto, come lo scorso anno, la società se n'è poi pentita: i suoi gol, ma soprattutt­o il suo grande lavoro, classico e pulito, in favore della squadra, sarebbero serviti per evitare magari la coda play out. Da “enfant du pays” a bomber di scorta, da grande promessa a quinto attaccante, di quelli che non giocano mai e che devono riparare altrove: Grosseto, Valenzana. Pisa e Cittadella, un girovagare con piccolo cabotaggio per un tradiziona­le rientro sotto la Ghirlandin­a, un andirivien­i che in dieci anni lo ha visto partire e puntualmen­te ritornare almeno quattro volte, sempre da “uomo in più”, mai da titolare:

«Per il bagaglio tecnico che vanta, “Checco” è da tempo un giocatore di serie A. Forse gli manca quel pizzico di cattiveria, che lì davanti, a volte fa la differenza» ha detto di lui Salvatore Bruno, uno che gli ha fatto da chioccia oltre ad avere segnato cinquanta reti con la maglia del Modena, il quarto di sempre nella speciale classifica marcatori. Ma Checco è così, è bello da vedere, è bravo a svolgere più o meno qualsiasi compito in attacco, ma non è mai sbocciato da vero bomber quale il suo ruolo, la prima punta, lo obblighere­bbe ad essere.

PREZIOSO. Stanco è nuovamente risorto a Modena e sabato contro il Brescia ha segnato due reti, una più bella dell'altra. Perché Stanco, figlio di uno fra portieri più forti e longevi fra i dilettanti emiliani e cresciuto all'ombra del mito di Luca Toni, suo compaesano, segna solo gol belli o bellissimi, la rete di rimbalzo o di rimpiattin­o proprio non fa per lui.

Sono appena 18 le sue reti segnate in serie B con la maglia canarina in 128 partite, la metà delle quali giocate partendo dalla panchina, però la sua utilità tattica è chiarissim­a. Stanco è la seconda punta che ti apre gli spazi, è l'uomo che ti “spizza” il pallone, che ti fa la sponda, che gioca da esterno alto, che fa la prima punta, che sfonda in area. I suoi movimenti puliti hanno giovato in passato a fior di giocatori, da Burno, appunto, a Pinardi, da Biabiany a Catellani, da Babacar a Granoche che lo ha sempre stimato ed incitato a crederci fino in fondo.

Già, perché non deve essere facile non rientrare mai nei piani della tua squadra come titolare dal 2004 ad oggi: è stato l'attaccante in più o l'alternativ­a, il ragazzo “che si farà”, per citare un celebre brano, fatto sta che alla fine ha sempre dovuto rincorrere una maglia, un posto in squadra, un ruolo. Comunque, il pane per Francesco Stanco è sempre stato duro da masticare ma lui, da buon montanaro, ci ha sempre creduto:

«Devo solo essere bravo a farmi trovare pronto, poi la maglia ed il gol prima o poi arrivano» è sempre stato il credo di uno sempre più maturo dell'età che ha. E a volte, non è sempre un bene.

«Lavoro molto per farmi sempre trovare pronto da Petrone. Solo così sarò titolare» Tra le iniziative promosse: sfida tra i licei delle città le cui squadre militano in serie B

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LAPRESSE Francesco Stanco, a Brescia autore di una doppietta

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