Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Conte, l’Effetto azzurro può cambiare il futuro
Pensava da ct di non allenare: la sua Italia lo ha fatto ricredere e...
No, non c’è più Gennaro Gattuso, né un bell’animale di campo come lui, che in piena trance mondiale, nella notte magicadiBerlino,puòprendere Marcello Lippi letteralmente per i capelli, strapazzandolo fino a cambiargli i connotati, per altro già stravolti dalla felicità, con gli occhiali finiti di traverso, il ciuffo argentato dai riflessi iridati mescolato sulla faccia, e gridargli minacciosamente: «Se te ne vai, ti ammazzo!». Neppure tanta animosità del resto ha cambiato il corso della storia. Insomma, se Antonio Conte deciderà di restare ct, non sarà perché Buffon lo tirerà con forza per la giacca. Eppure c’è un elemento nuovo da considerare nella complessa vicenda dell’eventuale rinnovo del suo contratto: e riguarda proprio il rapporto tra lui e la squadra.
RIPENSAMENTO. In sintesi: uno dei motivi per i quali Conte inizialmente declinò l’invito del presidente Tavecchio, estate 2014, a succedere al dimissionario Prandelli, era il timore di non avere il tempo materiale per lavorare con il suo gruppo in modo profondo ed efficace, per poter trasmettere le sue idee di calcio, tattiche e morali. Bene, la rappresentazione plastica dell’esatto contrario si è avuta l’altra sera all’Olimpico: una Nazionale già qualificata e in emergenza, messa sotto in modo occasionale dalla Norvegia ancora a caccia di un posto per la Francia, eppure capace di rispondere ai comandi di Conte, cambiare fisionomia e passo, in modo entusiasmante, fino al successo finale. Tanta energia e voglia, nonostante il campionato incombente è merce piuttosto rara, nella storia azzurra. E non è un caso che proprio Conte, seduto più tardi nella sala conferenze dell’Olimpico, abbia confessato questo suo importante ripensamento: «Ero convinto che il lavoro da ct fosse limitato dal fatto di non poter trasmettere le miei direttive ai giocatori: loro mi hanno fatto ricredere». Viene facile capire quanto sia importante questa ammissione. Dovesse trovarsi nella prossima primavera in una situazione di impasse, tra prendere un club e lasciare la Nazionale, il ct ha già tolto adesso dal piatto negativo della bilancia azzurra questo fattore d’incertezza.
La grande prova di squadra contro la Norvegia adesso può pesare anche in chiave contratto
Sono stati i giorni più importanti della sua gestione E chi era in questo gruppo vede l’Euro
«FENOMENI». Sono stati giorni fondamentali, per il Conte commissario tecnico, forse i più importanti sul piano del lavoro, quello che poi gli preme di più. La faticosa trasferta in Azerbaigian, la prima grande prova della sua Italia, schierata con un modulo nuovo, il 4-2-4, immagazzinati il 3-5-2 e il 4-3-3; poi il rientro notturno a Roma, le defezioni, nuovi cambi tattici, a inizio partita e in corsa, fino al 4-4-2 finale, con Giovinco e Florenzi (oltre a Candreva) protagonisti pur non essendo stati fin lì troppo utilizzati. Tutto con una Italia arrembante agli incitamenti di un Conte più che coinvolto a bordo campo e alla fine raggiante davanti ai suoi «fenomeni»,comeripetutamenteha gridato ai suoi azzurri. Anche questo spiega perché il ct abbia sottolineato ancora con forza che per fargli ridefinire il “gruppo Italia azero-norvegese” dovrà assistere a veri exploit tecnici durante la stagione.
PARTITA APERTA. Detto questo, l’asse cartesiano della sua questione contratto resta fissato: da una parte l’opzione grandi club, che continua ad esercitare su di lui fortissimo richiamo, ma che deve trovare riscontri concreti; dall’altra quella del prolungamento federale, per il biennio mondiale, da oggi non più solo soluzione di riserva, grazie all’effetto azzurro sul ct.