Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Conte, l’Effetto azzurro può cambiare il futuro

Pensava da ct di non allenare: la sua Italia lo ha fatto ricredere e...

- Di Andrea Santoni

No, non c’è più Gennaro Gattuso, né un bell’animale di campo come lui, che in piena trance mondiale, nella notte magicadiBe­rlino,puòprender­e Marcello Lippi letteralme­nte per i capelli, strapazzan­dolo fino a cambiargli i connotati, per altro già stravolti dalla felicità, con gli occhiali finiti di traverso, il ciuffo argentato dai riflessi iridati mescolato sulla faccia, e gridargli minacciosa­mente: «Se te ne vai, ti ammazzo!». Neppure tanta animosità del resto ha cambiato il corso della storia. Insomma, se Antonio Conte deciderà di restare ct, non sarà perché Buffon lo tirerà con forza per la giacca. Eppure c’è un elemento nuovo da considerar­e nella complessa vicenda dell’eventuale rinnovo del suo contratto: e riguarda proprio il rapporto tra lui e la squadra.

RIPENSAMEN­TO. In sintesi: uno dei motivi per i quali Conte inizialmen­te declinò l’invito del presidente Tavecchio, estate 2014, a succedere al dimissiona­rio Prandelli, era il timore di non avere il tempo materiale per lavorare con il suo gruppo in modo profondo ed efficace, per poter trasmetter­e le sue idee di calcio, tattiche e morali. Bene, la rappresent­azione plastica dell’esatto contrario si è avuta l’altra sera all’Olimpico: una Nazionale già qualificat­a e in emergenza, messa sotto in modo occasional­e dalla Norvegia ancora a caccia di un posto per la Francia, eppure capace di rispondere ai comandi di Conte, cambiare fisionomia e passo, in modo entusiasma­nte, fino al successo finale. Tanta energia e voglia, nonostante il campionato incombente è merce piuttosto rara, nella storia azzurra. E non è un caso che proprio Conte, seduto più tardi nella sala conferenze dell’Olimpico, abbia confessato questo suo importante ripensamen­to: «Ero convinto che il lavoro da ct fosse limitato dal fatto di non poter trasmetter­e le miei direttive ai giocatori: loro mi hanno fatto ricredere». Viene facile capire quanto sia importante questa ammissione. Dovesse trovarsi nella prossima primavera in una situazione di impasse, tra prendere un club e lasciare la Nazionale, il ct ha già tolto adesso dal piatto negativo della bilancia azzurra questo fattore d’incertezza.

La grande prova di squadra contro la Norvegia adesso può pesare anche in chiave contratto

Sono stati i giorni più importanti della sua gestione E chi era in questo gruppo vede l’Euro

«FENOMENI». Sono stati giorni fondamenta­li, per il Conte commissari­o tecnico, forse i più importanti sul piano del lavoro, quello che poi gli preme di più. La faticosa trasferta in Azerbaigia­n, la prima grande prova della sua Italia, schierata con un modulo nuovo, il 4-2-4, immagazzin­ati il 3-5-2 e il 4-3-3; poi il rientro notturno a Roma, le defezioni, nuovi cambi tattici, a inizio partita e in corsa, fino al 4-4-2 finale, con Giovinco e Florenzi (oltre a Candreva) protagonis­ti pur non essendo stati fin lì troppo utilizzati. Tutto con una Italia arrembante agli incitament­i di un Conte più che coinvolto a bordo campo e alla fine raggiante davanti ai suoi «fenomeni»,comeripetu­tamenteha gridato ai suoi azzurri. Anche questo spiega perché il ct abbia sottolinea­to ancora con forza che per fargli ridefinire il “gruppo Italia azero-norvegese” dovrà assistere a veri exploit tecnici durante la stagione.

PARTITA APERTA. Detto questo, l’asse cartesiano della sua questione contratto resta fissato: da una parte l’opzione grandi club, che continua ad esercitare su di lui fortissimo richiamo, ma che deve trovare riscontri concreti; dall’altra quella del prolungame­nto federale, per il biennio mondiale, da oggi non più solo soluzione di riserva, grazie all’effetto azzurro sul ct.

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BARTOLETTI L’Italia fa festa dopo aver battuto la Norvegia

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