Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

GRINTA BADELJ DUE GARE PER DIRE VIOLA DA SCUDETTO

«Prossime sfide Napoli e Roma, candidate al titolo, come la Juve Ma attenzione, ci siamo anche noi. Per ora è un sogno ma...»

- Di Alessandro Rialti

Voce baritonale, grande misura, equilibrat­o nell’intervista come sa fare in campo. Badelj ama il calcio, quello vero, giocato e raccontato. Nella vita sogna, ma anche questo senza strafare. Pareva lento, a tratti un po’ assente ed ecco che tutti si sono accorti che invece nella vita come in campo è tutt’altro. Un po’ palleggia, ma quando vede uno spazio giusto lui cerca la giocata e la trova.

Milan Badelj, una metamorfos­i, la sua, targata Sousa? «Sotto il profilo psicologic­o è cambiato molto rispetto al passato, ma non mi piace paragonare gli allenatori, anche perché entrambi sono molto bravi e ciascuno (chiaro il riferiment­o anche a Montella, ndr) mi ha trasmesso qualcosa. Paulo mi ha dato…la spinta. Mi ha trasmesso fiducia e mi stimola: lui non si accontenta mai e a me piace così».

E’ un motivatore come Mourinho o Terim? «Sì. Terim? Me lo ricordo molto bene perché la sua Turchia eliminò la mia Croazia ai quarti di finale degli Europei del 2008 dopo aver segnato il gol del pareggio sul finale dell’extra time e aver sfruttato il loro entusiasmo ai rigori». Ha mai pensato di andarsene da Firenze nei momenti difficili? «No, mai. Ho incontrato qualche difficoltà la scorsa stagione perché sono arrivato in un reparto dove c’erano Pizarro e Aquilani che sapevano benissimo come e dove muoversi in perfetta sincronia con il resto della squadra».

Badelj è più efficace nel palleggio o nella lucidità di lettura delle azioni? «Mi piace usare soprattutt­o la pazienza, perché a volte è bene riflettere, ma quando vedo lo spazio giusto per verticaliz­zare…non perdo tempo».

Lei….non ha i muscoli e la stazza del classico mediano eppure riesce sempre a trovare la soluzione migliore. Quale il segreto? «Se, nella vita, ti manca qualcosa, di certo ha qualcos’altro: basta saperlo trovare...».

Preferisce giocare regista alla Pizarro, oppure mediano con un compagno accanto? «Si tratta di due filosofie diverse. Tatticamen­te, sapere di avere qualcuno al tuo fianco, ti dà altre sicurezze. A volte, quando sei solo, corri meno rischi perché sai che dalle tue giocate dipende molto. Preferisco quando siamo in due, ma io faccio quello che mi chiede l’allenatore».

Chi è Borja Valero? «E’ un giocatore impagabile. Possibile che il merito della sua trasformaz­ione sia legato alla nuova posizione in campo, anche se credo che in questa Fiorentina è la squadra ad aver trovato il suo equilibrio. Borja è bravissimo a trovare gli spazi giusti tra le linee. Per questo credo che potrà essere un’arma importante da sfruttare contro il Napoli. Con lui in campo anche per noi è tutto più facile, anche se dall’altra parte ci sarà Hamsik. Battaglia fra le linee...».

E Suarez? «Capisco le sue difficoltà, perché sono state le mie. E’ giocatore molto forte e la Fiorentina ha bisogno delle sue qualità, soprattutt­o per le gare che verranno».

Sorpreso da Vecino? «Lo avevo seguito già quando era nell’Empoli, in prestito. Di lui, fin dal primo allenament­o a Moena, mi ha colpito la personalit­à. E’ un centrocamp­ista straordina­rio per il suo senso della posizione e la serietà. Con lui c’è maggiore concorrenz­a in mezzo e, personalme­nte, lo vivo come uno stimolo».

Che partita si aspetta contro il Napoli? «Sarà una bella sfida, una partita fondamenta­le, soprattutt­o per il morale. Si affrontera­nno due squadre in forma e nonostante lo stop di due settimane per gli impegni delle Nazionali io sono ottimista. La Fiorentina è una squadra forte ed ha imparato tanto dagli errori del passato, penso anche alle gare della scorsa stagione contro il Napoli».

Ma anche lei sarebbe pronto ad una metamorfos­i alla…De Rossi? In Portogallo, durante la rifinitura, è stato provato anche in quella posizione. «Vediamo, mi sono trovato bene quando abbiamo provato. E’ una possibile opzione, ma non la sola e la prima».

Il primo posto è un’illusione o un progetto concreto? «E’ un sogno. Non dobbiamo lasciarci distrarre, perché è adesso che arriva il difficile».

Che squadra è il Napoli? «Una delle tre candidate allo scudetto».

E la Roma? «L’altra candidata al tricolore, con la Juventus. Ci siamo anche noi, ma per ora è il nostro è un sogno».

Per altro, quella contro i gialloross­i sarà anche l’occasione per rivedere Salah. Che cosa vi direte? «Non lo so. Io so solo che è arrivato per sostituire Cuadrado, uno che pareva insostitui­bile ed ha fatto la differenza in ogni partita, senza bisogno di avere tempo per inserirsi».

Allan-Jorginho-Hamsik: quali i rischi nascosti dietro questo trio di centrocamp­o? «E’ un bel trio e l’idea di sfidare un gruppo di giocatori tanto forti è uno stimolo. E’ come quando ti trovi di fronte Kondogbia, Melo o Perisic: vuoi esserci e vuoi fare bene. I tre del Napoli hanno qualcosa che può far male a chiunque, ma noi siamo pronti».

Chi conosce meglio? «Hamsik, ma gli altri due si stanno facendo apprezzare in fretta».

Higuain-Kalinic: chi è più forte? «Sulla carta Higuain, ma quest’anno dico Kalinic».

Sorpreso da Kalinic? «No, lo conosco dai tempi della Dinamo Zagabria, ma lui ha saputo andare oltre ogni aspettativ­a».

Perché ci ha messo tanto ad imporsi sul calcio che conta? «Forse è partito troppo presto per l’Inghilterr­a e poi è finito in Ucraina, un campionato che pochi conoscono e apprezzano».

Ma chi è davvero Kalinic? «Un ragazzo molto semplice, che ama la vita familiare e non fa mai…casino. Mi è rimasta impressa una cosa. La notte della vittoria a San Siro eravamo in treno e lui era silenzioso e assolutame­nte tranquillo. Eppure aveva fatto una tripletta all’Inter e lui era... esattament­e come sempre».

Insigne-Bernardesc­hi: il futuro dell’Italia sono loro? «Sì. Insigne è davvero forte, ma mi ha stupito Bernardesc­hi. E’ un talento rarissimo».

E Babacar come si colloca in questa Fiorentina? «Si colloca che quando gioca fa gol, ma pure per lui non è mica stata facile fin qui! Ha fatto gol al Genoa ed ha portato tre punti, è ripetuto col Carpi, in una partita bruttissim­a. Poi, col Bologna, dopo un’ora ha lasciato il posto a Kalinic che l’ha messa dentro e la partita dopo ha fatto tripletta. Non è…fortunato, la fortuna semmai è nostra che abbiamo entrambi».

La Fiorentina ha sempre avuto una difesa piuttosto

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SESTINI Milan Badelj, 26 anni, è nato a Zagabria: è alla Fiorentina dal 2014
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Badelj: «Consapevol­e della forza crescente della squadra»
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Badelj: «San Paolo fondamenta­le soprattutt­o per il morale»
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Badelj: «Impariamo dagli errori, anche quelli fatti col Napoli»

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