Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Rossi maestro così ha lanciato tanti talenti
Da Ledesma a Behrami. E ora ci riprova con Diawara, Pulgar, Ferrari e Masina
Al netto di quello che succederà domani all’ora di pranzo, quando il triplice fischio finale dirà se l’uomo che stiamo andando a raccontare e la squadra che allena potranno tirare un sospiro di sollievo oppure no; ci fa piacere qui sottolineare - alla vigilia di una partita che può deciderne il destino - che Delio Rossi ha avuto e tuttora ha un merito. Quale? Quello di aver cullato, lanciato e fatto debuttare truppe di giovani sia in B che in A. (La tabella a fianco segnala i più celebri, diciamo quelli di fascia medio-alta, ma ce ne sono almeno altrettanti che sono stati in grado di ritagliarsi un dignitoso percorso professionale). Negli anni tra Lecce, Lazio e Palermo c’è stato il boom, tutto quello che Rossi toccava (aiutato dall’intuito di Corvino in Puglia) diventava oro, poi la vena (e forse anche il materiale umano e tecnico a disposizione) si è annacquata; tanto che - a parte qualche eccezione - l’inversione di tendenza si segnala proprio quest’anno a Bologna. Se si mettono in fila i debuttanti rossoblù in serie A che si portano addosso il timbro made in Rossi - e quindi Ferrari, Masina, Pulgar, Diawara - ci si accorge che qualcosa il tecnico ha comunque seminato (certo, il lancio dei due prospetti rossoblù, Ferrari e Masina, va addebitato a Diego Lopez, ma comunque quest’anno Rossi ha avuto il coraggio - dettato dall’emergenza o no non conta - di confermarli e presentarli ad un livello superiore). Insomma: magari ra qualche settimana (dipende anche da come finirà Bologna-Palermo) ci si ritroverà a raccontare di un allenatore che, stretto tra le esigenze e la morsa del presente, ha lanciato un messaggio in bottiglia per il futuro.
I giocatori del Bologna si allenano a Casteldebole
LE SUE CREATURE. All’alba del Duemila, alla sua prima stagione leccese (in serie B), Rossi ebbe modo di plasmare una batteria di futuri protagonisti della nostra serie A, da Vucinic a Bojnov, da Ledesma a Donadel, tutti Under 21. Bojnov aveva già debuttato in A (con Cavasin: è stato - il bulgaro - il più giovane calciatore straniero ad aver messo piede nel nostro campionato), ma fu a Lecce quell’anno (2002-03) che si ritagliò una quindicina di presenze e segnò i primi gol ufficiali in Italia. E aveva soltanto sedici anni. Pure Vucinic è una creatura di Rossi, così come Donadel e Ledesma, allora giovanissimi, erano di quella squadra il cuore pulsante. (A tal proposito scatta in automatico il paragone con un’altra coppia di mediani, quella bolognese, formata dai debuttanti Diawara e Pulgar, pure loro «fatti debuttare» in A dal buon Delio). Il tecnico non si è mai fatto problemi, in fatto di «absolute beginners»: nel suo primo anno alla Lazio si trovò tra le mani un Behrami appena ventenne (che comunque veniva da due stagioni da titolare in B) e lo fece giocare con continuità. Quell’anno non ebbe dubbi nell’affidare la porta al ventunenne Muslera e a dare spazio ad un principiante come De Silvestri (cresciuto proprio nei tre anni laziali con Rossi). Kolarov e Radu appartengono alla categoria di quelli che Rossi ha apprezzato fin da subito e lanciato senza tentennamenti. Le perle più significative a Palermo sono senz’altro quelle di Acquah e Ilicic, che Rossi si trovò in casa dopo la centrifuga del mercato di Zamparini e che fece debuttare in A rispettivamente a 20 e 22 anni. Negli anni di Palermo non va dimenticato che il miglior Pastore si vide proprio con Rossi in panchina, così come la vena realizzativa dell’Icardi blucerchiato (che pure era stato battezzato da Ferrara) va ricondotta alla parentesi sampdoriana di Rossi
Il progetto che gli è stato affidato prevede il lancio dei baby ma domani con il Palermo...
Con Lecce, Lazio e Palermo le cose migliori, da qualche anno invece sono poche le scoperte
IL PROGETTO.