Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Un gol in 110 secondi nell’altra metà campo
IL PODIO. Mai tanto Higuain (all’inizio), mai così tagliente Insigne (già primatista di se stesso), mai nessuno si sarebbe spinto ad osare per arrivare sin lassù, tra gli eletti del Vecchio Continente, alle spalle di Lewandowski e Müller (ventuno gol in due) e di Vardy e Mahrez (quattordici per gli uomini di Claudio Ranieri), teoricamente anche di e Aubameyang e Reus (tredici) che però hanno una media lievemente inferiore ed hanno giocato qualche partita in più. Ma Higuain ed Insigne sono al di là di Sanchez e Giraud dell’Arsenal, di Aguero e Sterling del Manchester City, e soprattutto della «Storia» che guarda: stagione ‘86-87 o anche ‘89-90, fu quando il Napoli riscrisse una parte del calcio (però senza voler esser blasfemi...).
A cura di Amedeo Paioli
I centodieci secondi che hanno cambiato Napoli-Fiorentina stanno viaggiando ad altissima velocità sul web e in quello spicchio di partita, un dettaglio temporale, c’è non solo la svolta del match ma anche l’essenza d’una squadra che, scossa dal pareggio, si rimette al centro di se stessa, si prende il campo e poi tutta la gara.
Dal 73esimo (e tre secondi) al 74esimo (e cinquantatré secondi), cioè da quando il Napoli riprende il gioco con la palla nel cerchio del centrocampo, la Fiorentina non riuscirà mai più a superare la metà campo avversaria, quasi a non avvicinarla, pressata altissima dal Napoli, insidiata dalla girata di Higuain (con Mertens che sbaglia ma stando in fuorigioco). E’ una dimostrazione di forza, una reazione non soltanto nervosa ma anche tattica, tecnica ed atletica - perché ci sono: occupazione degli spazi, il pressing sul tentativo d’uscita della Fiorentina, i movimenti, il palleggio - che scandiscono il giro delle lancette: una partita in centodieci secondi...