Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Ferrari a Wall Street, che partenza!
Debutto di Maranello: chiusura in rialzo, incasserà un miliardo di $
Pole, giro veloce, gara: la Ferrari debutta sul... circuito di Wall Street come fosse spinta dal suo turbo e si porta a casa il primo GP alla Borsa americana insieme ad un bel mucchio di dollari, quasi un miliardo. Ad un anno esatto dalla quotazione di FCA, Wall Street diventa rossa dentro e fuori i saloni del New York Stock Exchange, con il marchio di Maranello capace di superare tutte le attese nel collocamento del 10% delle azioni (quasi 19 milioni) previsto dall’Ipo. Il prezzo di partenza era stato fissato martedì a 52 dollari, ma al via delle contrattazioni, dopo la cerimonia della campanella officiata da tutto il gruppo dirigente Ferrari - Sergio Marchionne, Jaki Elkann, Amedeo Felisa e Piero Ferrari - la domanda ha fatto impennare il prezzo a 60 dollari (+15%), fino a toccare un massimo di 60.97 per poi stabilizzarsi tra i 55 e i 56 e chiudere a 55$ (+5,5%). Per un titolo identificato con il simbolo “race”, era il minimo sindacale, almeno nelle attese del presidente Marchionne. L’unico ad aspettarsi qualcosa di più dei 10 miliardi che le proiezioni attuali danno per certi alla fine della vendita del restante 80% a inizio 2016.
Per questo ieri si aggirava con il suo maglione blu tra gli otto spettacolari gioielli Ferrari sistemati sull’asfalto, sotto il tempio di Wall Street: da LaFerrari alla F12 Berlinetta, dalla California T alla 488 GTB. Orgoglioso e contento di questo nuovo, storico passo: «Mi sento da Dio. Il mondo è grande e per Ferrari ci sono enormi opportunità. Che grandissima giornata! Vedere Wall Street piena di Ferrari è una cosa eccezionale, che sarebbe stata impensabile 10 anni fa, la conclusione di un lunghissimo periodo di sogni che abbiamo portato a casa». Poi, dopo aver annunciato che la produzione Ferrari entro il 2019 salirà a 9.000 pezzi (ora è a 7.700), si coccola l’a.d. Felisa: «Vorrei ringraziarlo, perché queste macchine le ha fatte lui, e lui è il meglio che c’è, gli dobbiamo molto. Bisogna arrivare a un meccanismo di successione, quando e se ci sarà. Felisa ha 69 anni, per quanto lo adori penso che prima o poi si stancherà».
Eppure siamo appena all’inizio: «Dobbiamo continuare a fare quello che facciamo, farlo bene e vincere in Formula 1, che è importantissimo. La Ferrari faceva parte di un conglomerato dell’auto che la oscurava. Ora iniziamo a capire il suo vero potenziale. Cosa cambia per FCA? Continueremo a fare le vetture senza avere la possibilità di appoggiarci, perlomeno come immagine, su un marchio del calibro di Ferrari. Torniamo a essere gli sfigati dell’auto...».
Una battuta per spostare il discorso sull’attuale momento del mercato anche perché c’è da reinvestire il ricavato dell’Ipo nel piano industriale da 48 miliardi e all’orizzonte c’è sempre il tormentone dell’alleanza-fusione con GM: «Ci sarà un consolidamento del settore dell’auto e noi avremo un ruolo. La storia di Volkswagen non se l’aspettava nessuno. Cambieranno tantissime cose, anche l’atteggiamento delle parti sociali. GM? Per me rimane il partner ideale, ma ce ne sono altri». E sulla quotazione Ferrari a Milano «Speriamo di poter fare un grande regalo ai nostri azionisti prima della Befana».
Felicissimo John Elkann: «Vedere FCA e Ferrari quotate insieme è una fortissima emozione. Ferrari è una società straordinaria, unica, e ora è al primo passo verso una vita propria, come i figli che si staccano quando crescono e hanno la loro indipendenza». E a proposito di figli, Piero Ferrari chiude il cerchio. «Papà Enzo sarebbe contento e soddisfatto. Non ho mai immaginato un giorno come questo. E’ una grande soddisfazione. Divento miliardario? Ho il 10% della Ferrari, lo tengo come la casa di famiglia...».