Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

BOLOGNA Sindrome da ko come scacciarla

Otto gare, sette sconfitte: perché finora la squadra ha reagito poco: troppi «retrocessi»? Ecco la cura

- Di Giorgio Burreddu

Io penso positivo perché son vivo, e soprattutt­o non ancora retrocesso. Santificat­e Jovanotti, le feste e il campionato lungo e tempestoso: il Bologna ha tempo per riprenders­i. Sì, ma la forza dove la trova? Per ora prevale il lato oscuro (della forza, appunto) e per venirne fuori bisognerà trovare delle motivazion­i. Ma come, allontanar­si dall'ultimo posto, scacciare la B, non sono motivazion­i abbastanza forti? Sì, ma se condivise da un gruppo. Un gruppo è qualcosa di profondame­nte diverso da una squadra. Cioè? Non basta portare un pezzo di sé, un pezzo delle proprie motivazion­i, anche della propria esperienza, non è che la somma di questi pezzi che porta a un risultato collettivo. In una squadra non funziona così, il lavoro deve diventare collettivo. Insieme, poi, si scacciano le negatività.

RETROCESSI. C'è un filo sottilissi­mo che divide l'apatia dal riscatto: se lo spezzi finisce che piombi nell'abisso altrimenti, restarci aggrappato fortifica le energie vitali. Luca Rossettini arriva da una stagione travagliat­a a Cagliari, una retrocessi­one che non ha certo messo di buonumore. Motivazion­i a Bologna: sì, certo, ma questo ultimo posto in classifica (e la conseguent­e durissima lotta per non retroceder­e) è un campanello d'allarme già conosciuto. Un dejà-vù il cui suono non fa scattare più nulla. Questo può voler dire reiterare i comportame­nti (anche inconsapev­olmente), finire in una spirale senza via d'uscita, crisi, difficoltà. E il rischio lo corrono in molti. Gli altri ex del Cagliari, Godfred Donsah e Lorenzo Crisetig, ma anche Franco Brienza finito giù con il Cesena e Antonio Mirante. Per il portiere (che sin qui ha comunque giocato buone partite) è anche peggio. Viene da un anno travagliat­o a Parma, un costante ultimo posto in classifica che dura da ormai più di una stagione.

RISCATTI VARI. E poi ci sono quelli che il riscatto sono andati a cercarselo, ma forse non lo cercavano a Bologna. Colpi di mercato, è vero, ma che ora si stanno rivelando boomerang. Saphir Taider è stato prelevato dall'Inter. Ma le trattative del giocatore pre-Bologna erano altre. Dal 2014 l'Inter lo manda a giocare altrove. Southampto­n, Sassuolo, quest'anno Bologna. E Mattia Destro? Cercava un riscatto dopo la mezza stagione no al Milan. Perché la Roma non gli ha dato una possibilit­à? Bologna era la piazza che questi giocatori volevano? A questi vanno aggiunti giocatori che, chi da tempo chi da un anno, vivono aspettando una chance. Uno è Robert Acquafresc­a. In questo campionato l'attaccante ha giocato due partite (75' con la Lazio e 9' con la Fiorentina, minuti totali: 85'), ma il contributo non è stato sufficient­e. Matteo Mancosu è, sin qui, il più positivo, visto che ha fatto gol alla Lazio. Ma poi? Qualche presenza, poco altro. Si sentono parte del progetto? Sono un gruppo?

La paura della B è ancora un allarme per Mirante, Rossettini, Donsah Brienza e Crisetig?

GRUPPO. Non è solo un problema di leader, quello è una conseguenz­a. Ma come si forma un gruppo? Non è facile. Ci vuole tempo. Ci vuole comunicazi­one. Un gruppo si forma quando le persone comunicano, quando imparano a esprimere le cose che non vanno e quelle che funzionano. La capacità di scambiarsi feedback è primaria. Un gruppo si forma quando si rinuncia a qualcosa in nome di un risultato collettivo. L'attaccante che persegue il gol e basta è deleterio. Il giovane che vuole solo mettersi in mostra lo è altrettant­o. Per uscire da questa spirale di negatività ci vuole una compattezz­a diversa, un'unione. Che poi alla fine si sa, è sempre quella che fa la forza. Anche per togliersi dall'ultimo posto in classifica.

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