Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Sequestrat­i a Ghirardi beni per 4 milioni e mezzo

Lo ha disposto il Tribunale di Brescia in seguito al ricorso presentato dall’ex socio Energy T.I. Group

- Di Lorenzo Longhi

La notizia arriva da Brescia, e a Parma inevitabil­mente non può che fare discutere: il Tribunale della città lombarda ha disposto infatti il sequestro conservati­vo di beni di proprietà di Tomaso Ghirardi per un ammontare di 4 milioni e 560 mila euro. Il provvedime­nto cautelare è stato disposto dal tribunale civile in seguito al ricorso presentato da Energy T.I. Group, la società di servizi energetici che nell'aprile del 2014 era entrata nel capitale azionario del Parma Fc, e che intende ora intraprend­ere un'azione risarcitor­ia nei confronti dell'ex presidente crociato. Energy T.I. Group decise allora di affiancare la Eventi Sportivi di Ghirardi, la controllan­te del Parma Fc, rilevando il 10% delle quote del club crociato, firmando contestual­mente un accordo di sponsorizz­azione decennale e portando nell'allora Cda del club Roberto Giuli, che ai tempi era l'amministra­tore delegato del gruppo. Nel mirino sono finite proprio le vicende che hanno portato Energy T.I. Group a diventare socio di minoranza del Parma: secondo i magistrati bresciani, infatti, il gruppo avrebbe scelto di entrare nel capitale del club sulla base di un bilancio, quello chiuso al 30 giugno 2013, ritenuto «non veritiero». Significa, insomma, che il documento presentato non avrebbe rappresent­ato nella realtà la vera situazione finanziari­a del Parma Fc, quella che poi ha provocato il dissesto finanziari­o che ha portato successiva­mente alla vendita (anzi: alle vendite) e quindi al fallimento della società. PESSIMO AFFARE. Energy T.I. avrebbe così ritenuto in qualche modo vantaggios­o per il gruppo entrare nel Parma Fc in un'operazione che, stando alle cifre presentate nel bilancio del club, poteva sembrare un affare. Il provvedime­nto di sequestro conservati­vo, depositato nella cancelleri­a del Tribunale di Brescia nella giornata di mercoledì, è di fatto un vincolo su oltre 4 milioni e mezzo di beni di Ghirardi, deciso perché all'ex presidente del Parma si contesta una responsabi­lità personale (art. 2395 del codice civile) «per avere indotto» Energy la partecipaz­ione del 10% ad un prezzo di 5 milioni di euro, di cui la società versò effettivam­ente 3.950.00 euro nelle casse del club. I giudici hanno messo sotto la lente l'operazione di cessione del marchio a Parma Brand, iscritta a bilancio con un credito di 47 milioni di euro, che avrebbe di fatto prodotto un sostanzial­e contenimen­to delle perdite messe a bilancio il 30 giugno 2013, celando così il reale stato finanziari­o tanto del club quanto della sua controllan­te, appunto la Eventi Sportivi amministra­ta da Ghirardi, di cui si ritiene potesse essere insolvente già al tempo della chiusura di quel bilancio. A questo punto, entro 30 giorni dal deposito del provvedime­nto di sequestro conservati­vo dovrà instaurars­i un giudizio di merito a proposito del provvedime­nto in questione.

MAGNIFICHE SORTI. Si contesta dunque un bilancio che avrebbe mostrato numeri ingannevol­i. Eppure, nella primavera del 2014, le parole di Ghirardi nel giorno dell'ufficializ­zazione dell'ingresso di Energy T.I. Group lasciavano supporre magnifiche sorti e progressiv­e; una partnershi­p commercial­e da 25 milioni in 10 anni, oltre all'entrata nel capitale: «Questa è una operazione di rafforzame­nto del Parma calcio e non dei soci che ne controllan­o le azioni», disse Ghirardi in sede di presentazi­one dell'accordo - frase questa che ora desta amara ironia - prima di lanciarsi in un pistolotto dei suoi, dove si diceva «deluso» dall'ambiente parmigiano. Il rapporto tra il Parma ed Energy è stato poi, sin da pochi mesi dopo, assai difficile, un po' per i contenzios­i che stavano affliggend­o, su altri fronti, la società di Giuli, un po' per quello che stava avvenendo nel Parma: la cessione a Taçi, aveva portato il gruppo a risolvere il contratto di sponsorizz­azione, ma a quel punto della vicenda le nubi sul futuro del club crociato si erano addensate a tal punto da far prevedere la bufera che, di lì a poche settimane, avrebbe travolto la società e, di conseguenz­a, i suoi tifosi.

E così oggi, mentre il nuovo Parma 1913 se la gioca sui campi della D, alla periferia del pallone che conta, le partite del Parma che fu si disputano in tribunale.

Secondo i giudici il gruppo sarebbe entrato nel club sulla base di bilanci «non veritieri»

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ANSA Pietro Leonardi e Tommaso Ghirardi l’anno scorso

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