Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

BERETTA «QUESTO PARMA PUO’ ANDARE IN A»

«Nevio Scala ha creato un progetto bello e interessan­te un calcio biologico, senza veleni e con persone giuste»

- Di Alessandra Giardini

Lo dicono tutti, qualcuno lo pensa, Mario Beretta lo ha fatto sul serio. E’ tornato alle giovanili, a insegnare il calcio insieme con l’educazione, a tirare su uomini prima che calciatori. Ma anche calciatori, si capisce. «Ci pensavo da due, tre anni. Poi un giorno il presidente del Cagliari Giulini mi ha raccontato le sue idee, sembravano le mie, e allora gli ho detto di sì. Senza pensarci neanche tanto: io sono fatto così, decido e parto. E adesso lo posso dire: ho fatto benissimo». Ha sempre scelto città incantevol­i per fare il suo lavoro, Verona, Parma, Siena, Lecce, e sempre muoveva tutta la famiglia. Da qualche anno è diventato impossibil­e, i figli si fanno grandi e hanno una vita da qualche altra parte. «Sono rimasti a Milano. Nicolò sarebbe anche venuto, è in terza media. Matteo però fa la seconda liceo e soprattutt­o gioca a pallavolo, come si fa?». Sono appena stati tutti quanti a Monaco per un lungo week end di compleanno, e già che c’erano sono andati a vedere una partita del Bayern, «non ero mai stato all’Allianz Arena, uno spettacolo». Ora Beretta è tornato sull’isola, nella casa che «attraversi la strada, scendi la scala e sei già sulla spiaggia, oggi ci sono venti gradi, sono andato a fare una corsa sull’acqua». VOCAZIONE. Il calcio cominciava a somigliare troppo a qualcos’altro, «c’erano dinamiche che non mi piacevano, troppe interferen­ze, perdi una partita e tutti si sentono in diritto di dirti cosa devi fare, e come, un conto è il dialogo, un altro la mancanza di rispetto, e poi lo so come sono fatto, io non do mica retta». La soluzione l’ha trovata tornando indietro, «ho lavorato per sedici anni nei settori giovanili, e prima avevo insegnato tredici anni a scuola, la vocazione ce l’avevo e e l’ho, e anche se questo incarico è pure organizzat­ivo, un’esperienza più managerial­e, in campo ci vado lo stesso». Era quello che cercava, e adesso non smetterebb­e mai di parlare di tutto quello che stanno facendo, «Giulini ci tiene molto, e Alessandro Marino, il consiglier­e delegato al settore giovanile, sta facendo un grandissim­o lavoro». Hanno messo su un campo sintetico, potenziato la foresteria e il servizio di pullman, si servono di supporti tecnologic­i all’avanguardi­a. La squadra Allievi gioca sotto età in Lega Pro, la Primavera, che ha vinto tutte e sei le partite giocate in campionato, gira per le città della Sardegna in una sorta di calcio diffuso che appartiene a tutta l’isola, e in panchina c’è lo storico vice di Beretta, Max Canzi, che sta ottenendo «un successo quasi insperato». Hanno tirato su due centri di formazione, ad Alghero e a Milano, e le società affiliate sono già trenta. Il ds del settore giovanile Pierluigi Carta conosce «tutti, ma proprio tutti i giocatori», e al resto pensa Oscar Erriu, il responsabi­le dell’attività di base. «C’è totale attenzione al territorio, soltanto cinque ragazzi non vengono dall’isola». che possano portarlo fino in Serie A. Non sarà magari facile, ma io sono sempre ottimista, bisogna avere fiducia». Poi però ti capita di vederti rinviare una partita di coppa Italia per non far venire in contatto i tuoi tifosi con quelli della Juve, al Parma è successo. «Se siamo arrivati a questo punto, un motivo ci sarà. C’è ancora tanta gente in curva che non vede l’ora di andare allo stadio per fare casino. Tutto perché non sono state prese certe decisioni prima. Io vado a vedere le partite, anche quelle di mio figlio che gioca a pallavolo, e le devo vedere a quadretti perché ci sono le recinzioni e le squadre sono in una gabbia, ma si può? Ad Assemini vogliamo tirare via tutte le recinzioni, tutte le barriere. Scommettia­mo che nessuno va in campo se non c’è una rete da scavalcare?».

La decisione «Il calcio dei grandi non mi piaceva più, sono tornato tra i giovani e ora dico: ho fatto benissimo»

I modelli «Ho studiato i vivai di mezza Europa. Il prossimo a Bilbao, una realtà simile a quella sarda»

L’augurio «Non sarà facile per i gialloblù ripartire da zero ma la loro forza è la grande fiducia»

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LAPRESSE Mario Beretta, 55 anni, responsabi­le del settore giovanile del Cagliari

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