Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Olimpico, la Juve come in casa

Appena 27.740 spettatori. E Lotito manda a quel paese i tifosi laziali

- Di Daniele Rindone

E’ finito lo spettacolo, è finito tutto con Biglia in lacrime. Lui, il capitano. E’ il segno del dolore provocato dal declino, dall’abbandono. Si entra in pochi allo stadio e si va via prima. Un solo grido forte, ripetuto, contro Lotito, i tifosi laziali hanno avuto voce per offendere il presidente e per poco altro. Si sono accodati anche i tifosi della Juve, facendo eco, ricevendo applausi. Si son sentiti gli olè, ma sono stati intonati a mo’ di sfottò quando il pallone era tra i piedi dei laziali, è successo nel secondo tempo. Gli olè veri erano quelli finali dei tifosi bianconeri, cantavano “tutto lo stadio”, chiedevano a Buffon di saltare, tifavano da soli. Non si può giocare in un Olimpico così, è in atto una separazion­e tra i tifosi e la Lazio, riguarda chi non ha già abbandonat­o lo stadio. Ci sono radici che stanno scomparend­o. Lotito, di cose da dire, ne avrebbe molte, ma non parla: inquadrato dalle telecamere di Mediaset, ha mandato platealmen­te a quel paese i tifosi che gli rivolgevan­o cori offensivi.

L’ATMOSFERA. Roma o Torino? Casa Lazio o casa Juve? S’è giocato a stadio invertito, alla rovescia, ma l’indirizzo era quello giusto. Juventini in settemila, divisi tra settore ospiti (colmo) e Distinti Sud Est (pieno oltre la metà). Laziali in silenzio, con la Curva Nord mezza vuota, si son fatti sentire solo quando hanno fischiato e protestato. Si sono contati 27.740 spettatori, frutto dei 14.198 abbonati laziali e dei 13.542 biglietti venduti in prevendita: la metà (forse la maggioranz­a) acquistati dai tifosi della Juve. Non c’era mai stata così poca gente in Lazio-Juve, è stato segnato il minimo storico di presenze. Le bandiere sventolava­no solo da un lato, erano bianconere. L’altra parte dello stadio è rimasta spoglia, svuotata nei posti e nell’anima. E’ ospite a casa sua, la Lazio. I pochi che entrano allo stadio non tifano, una volta l’unione era di ferro e aveva un’unità di luogo: lo stadio. Oggi no, giocare nei propri confini non conta più, non c’entrano le appartenen­ze. Non può essere solo un atto ideologico contro le decisioni del Prefetto Gabrielli. I laziali si sono allontanat­i di nuovo, non vogliono più farsi fregare dalle grandi illusioni. Non è la stessa cosa giocare in casa e sentirsi in trasferta.

LEFILE. In un momento del genere anche chi vuole andare allo stadio non ci va perché è ancora meno familiare. Il prepartita è stato lungo perché lunghe sono state le file al prefiltrag­gio e ai tornelli. L’attesa non è stata solo per il big match, s’è vissuta per entrare allo stadio. A Roma è stata una giornata complicata, caotica. In tanti si sono lamentati per le targhe alterne, per il blocco delle strade e per i controlli rigorosi (effettuati con i metal detector). Per quanto necessari rallentano l’accesso. I provvedime­nti sono rigidi anche all’interno, lo speaker dell’Olimpico s’è sgolato due volte per richiamare i tifosi bianconeri a «lasciare liberi i percorsi e le scale in giallo». Lotito aveva vestito la Lazio in modo speciale per l’occasione, con una maglia dedicata al Giubileo, è stata indossata ieri. Nell’Anno Santo della Misericord­ia è la Lazio a chiedere pietà.

 ?? BARTOLETTI ?? I larghissim­i vuoti nelle tribune dell’Olimpico
BARTOLETTI I larghissim­i vuoti nelle tribune dell’Olimpico

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy