Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
ALLEGRI «E questa Juve può migliorare»
«Presto ritroveremo altri nuovi interpreti Allo scudetto non penso, intanto risaliamo»
E adesso, mentre la maschera è scivolata via, c’è un futuro che attende: la manita che saluta (ufficialmente) quella crisetta di risultati porta in sé pure una carezza lieve sul volto di Madame d’un giovanotto che sa come ci si comporta con le Vecchie Signore. «Sono felice, lo siamo tutti: veniamo da una striscia di risultati positivi, stiamo vivendo un gran momento». La settima meraviglia (in campionato) sa di talento allo stato puro, palleggio e poi la botta nell’angolino lontano, per chiuderla in fretta, per essere Dybala, per allestire i «soliti» paragoni con Tevez: «Lui ha vinto tanto ed a giugno spero di poterlo fare anche io».
IL CONTE MAX. Il peggio è il passato ormai remoto, è un indolore viaggio a ritroso tra le pieghe di un autunno che sa di niente, perché è (praticamente) arrivata un’altra stagione e non sa certo d’inverno. «Ce la godiamo, importante erano i tre punti, siamo stati solidi, forse si poteva anche far meglio, ma contava vincere». Si può andare al Max pur senza esagerare, restando inchiodati ad un profilo basso che sa di «pretattica» e invece è la cautela di chi conosce il calcio da dentro, di chi - come Allegri ne ha viste tante ed altrettante vuol vederne, restando fedele a se stesso, ad una sobrietà intarsiata d’ironia, alla leggerezza che aiuti a togliere alla Juventus la pressione da dosso.
CHE CORSA. Il traguardo è un striscione che si perde in lontananza e c’è un modo, uno solo, per distrarsi, per ignorare la fatica di chi è costretto ad inseguire, e il conte Max conosce l’arte dialettica e la capacità di divagare. «Abbiamo fatto un passo in avanti, abbiamo battuto un’ottima squadra, e soprattutto nel primo tempo. Non penso ad avvicinare gli ottanta punti di cui ho parlato, mi limito ad accogliere questo successo con soddisfazione: partite semplici non ne esistono, questa non lo era».
POI SI VEDRA’. Il bello d’una serata concreta, lasciando che l’estetica resti (per ora) un dettaglio, non è nell’espressione di calcio ma nella concreta dimostrazione di avere un cuore, un’anima e pure un’idea personale di gioco che Allegri ha sfruttato, aspettando poi momenti propizi. «Abbiamo il dovere di migliorarci, ma la qualità arriverà quando ritroveremo alcuni interpreti. Contro la Lazio siamo stati bravi nel non concedere nulla, nel lottare su qualsiasi pallone, nel mettere pressione alla Lazio. C’è stato un periodo in cui si prendeva gol al primo tiro, stavolta no, evitiamo anche conclusioni da lontane».
Mai chiedere alla Juventus di partecipare, perché l’importante, anzi l’unica cosa che conti - e lo diceva Boniperti - è vincere: cinque su cinque, una dietro l’altra, e otto reti nelle ultime tre trasferte, alla faccia del pragmatismo. Lo «spettacolo» è nei numeri, che aiutano Allegri e la Juventus ad andare al Max: «Se ci penso allo scudetto... Siamo in ritardo rispetto ad altre squadre, però è un campionato assai equilibrato e quindi le possibilità per recuperare esistono. Però la nostra non è una corsa contro il tempo, è una corsa contro i punti».
GIGI & PAULO. C’è chi crea e chi stavolta, non dovendo conservare, mitiga: perché è andata, Lazio 0 e Juventus 2, ma Buffon esce sul rischio d’entusiasmo e ne blocca gli effetti (eventualmente) nocivi: «La vittoria dà punti, è sempre bella, però la classifica non è ancora soddisfacente». Oh, capitano...
Dybala felice «Io come Tevez? Lui ha vinto tanto e a giugno spero tocchi anche a me»