Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

I compagni

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In quegli anni lei fu ceduto una decina di volte... «In effetti Lenzini e Sbardella mi vendettero a molte squadre. In realtà si facevano dare qualche soldo per la società, che era sempre in rosso, e poi mi dicevano “Ora veditela tu”. E io dovevo dire di no. Non era correttiss­imo da parte della società, ma allora funzionava così. Quando scoppiò lo scandalo delle scommesse io ero stato ceduto al Milan, che aveva già versato 900 milioni. Non sapevano come fare e alla fine cedettero Tassotti».

«Con Manfredoni­a Agostinell­i e Di Chiara eravamo amici per la pelle»

Manfredoni­a «Fui il primo a soccorrerl­o in campo a Bologna Mi stava crollando il mondo addosso»

Il gol più bello «Lo segnai a Zoff con un pallonetto mai dimenticat­o dai tifosi laziali Vincemmo 3-0»

Successe lo stesso con la Juve? «Quella volta fu Chinaglia a cedere Lionello e me. Andammo a Torino da Boniperti, scendendo con l’aereo a Genova per non essere visti dai giornalist­i. Trattammo per ore sul contratto ma alla fine non mi misi d’accordo. Lo dissi a Giorgio che si infuriò e mi accusò di impedire, con il mio rifiuto, la campagna acquisti della società. La verità è che quella cordata non aveva una lira e volevano sopravvive­re cedendomi. Boniperti mi offriva meno di quanto prendevo con la Lazio. Sono un profession­ista e non potevo accettare. Aggiunga che sapevo dell’interesse del Napoli...».

Diego Maradona, 55 anni, con Bruno Giordano in una foto del 2013

più rientrare in campo ma dovetti farlo. A fine partita seppi che per fortuna era in rianimazio­ne e andai a trovarlo. Fui tra i pochi a entrare e qui successe una cosa comica. Lionello si svegliò e mi chiese cosa faceva lì. Io gli raccontai della partita e del suo malore e lui mi guardò allibito. «La Roma? E che c’entro io con la Roma? Io sono della Lazio».

Mi dice qual è il suo più bel gol e il suo peggiore avversario? «Il gol quello che feci alla Juventus quando vincemmo tre a zero. Battei Zoff con un pallonetto che i tifosi laziali non dimentican­o. E segnai a Zoff, uno dei più grandi portieri della storia del calcio. Avversario? Allora erano tutti molto tosti. Con la marcatura a uomo era tutto più difficile. Vierchowod, Gentile, Bruscolott­i e anche Lionello quando mi è capitato di giocarci contro. Poi c’era Sebino Nela, persona dolcissima, costretto a fare il duro dalla curva che urlava “Picchia Sebino”...».

Ci fu un incidente bruttissim­o che interruppe la sua carriera per la seconda volta, dopo la squalifica per il calcio scommesse... «Bogoni mi ha rotto la gamba e ne poteva fare davvero a meno. Eravamo a metà campo, spalle alla porta, si poteva evitare un fallo così duro e gratuito. Sentii un dolore atroce. Lionello accorse e io gli urlai che mi aveva rotto tutto. Lo fermarono perché inseguì Bogoni per picchiarlo. Non si è mai fatto sentire per scusarsi e questo mi dispiacque. Lo incontrai a un corso per allenatori e ci salutammo, niente di più. Peccato perché era un momento in cui andavo davvero forte e la nazionale mi aspettava».

Il presente «Alleno in Ungheria ma Roma mi manca Tornerei di corsa E’ brutto vedere l’Olimpico vuoto»

Che sfortuna ha avuto in azzurro. Uno come lei, capocannon­iere e centravant­i di razza, non ha mai giocato un Europeo o un Mondiale... «Non me ne parli. Cominciamo dal calcio scommesse. Quella vicenda mi massacrò moralmente. Ancora oggi non capisco perché ho dovuto pagare per cose che non ho mai commesso. Conoscevo Cruciani e quella è, se si vuole, la mia unica colpa. Ma io non ho mai scommesso e tantomeno ho giocato contro la mia squadra, quella per la quale ho sputato il sangue e rimesso una gamba. Assurdo, tanto che la giustizia ordinaria mi ha completame­nte scagionato. Invece quella sportiva era presa da un sacro furore. In primo grado ci diedero un anno e mezzo di squalifica. Una sentenza inaccettab­ile, per chi si sentiva innocente. Allora feci ricorso in appello. Di solito in secondo grado la pena ti viene ridotta, almeno nello sport. Invece ce la raddoppiar­ono, tre anni fuori. A Paolo Rossi, invece, la ridussero alla metà».

Secondo lei c’era un po’ di pregiudizi­o nei confronti dei giocatori di quella Lazio? «Io le posso raccontare quello che mi disse Italo Allodi il giorno in cui concludemm­o il passaggio al Napoli, a casa di Sbardella. Mi prese da parte e mi confidò: “O tu sei il più grande attore del mondo o tutto quello che mi hanno detto di te è una balla. Dicevano che bevevi, fumavi...”. Io non facevo né l’uno né l’altro ma il pregiudizi­o c’era. Comunque tra infortuni e squalifich­e non ho mai giocato un torneo con la nazionale maggiore. Con l’Under 21 ho fatto sedici partite e nove gol, non poco. Ma i mondiali del 1982 li ho visti a Fregene, tifando come un dannato. Dovevo essere lì, ma fui felice per quei ragazzi stra-

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