Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Morata titolare, un dubbio da Campioni
in bianconero. «Per essere più forte di Tevez devo vincere quanto ha vinto lui» frena Paulo, l'uomo copertina della rimonta bianconera. I paragoni, naturalmente, si sprecano ma lui resta con i piedi ben piantati per terra, come quando difende la palla dai difensori avversari. La rete alla Lazio, in ogni caso, sembra tanto una rete alla Tevez: «Carlos ha fatto tantissimi gol belli; a me è venuto di istinto, non ho stoppato tanto bene la palla che mi è rimbalzata e rimasta sul ginocchio. L'ho dovuta alzare e quando ho potuto calciare al volo non ci ho pensato due volte». Sarebbe stato per
AVANTI TUTTA. Avanti con il vento in poppa, quindi. Dopo un inizio di stagione con tanta pressione addosso e un utilizzo a singhiozzo da parte di Allegri. E non è un caso che, da quando Dybala è diventato sempre più centrale nei meccanismi della squadra, la Juve è cresciuta e sta tornando quella di sempre. «La pressione ho cercato di non sentirla, cercando di far bene e di migliorare, ascoltando le critiche per imparare - spiega l'argentino -. I compagni mi passano la palla, hanno fiducia in me. Il mister mi chiede di essere da collegamento tra centrocampo e attacco, di assistere i compagni a centrocampo e portare la palla in avanti». Ecco proprio la sua posizione è stato uno dei temi della prima parte di stagione: prima punta al Palermo, e ora? Allegri gli ha cambiato ruolo, convinto di farlo diventare una «grande seconda punta». Lo ha allontanato un po' dalla porta ritagliandogli un ruolo da attaccante di raccordo, a tutto campo. Proprio come l'ultima versione di Tevez lo scorso anno. Per parte sua il ragazzo ora ammette la propria sorpresa dopo l’arrivo a Torino: «All'inizio pensavo di fare la prima punta come a Palermo - rileva -. Il mister mi ha chiesto di giocare più dietro aiutando il centrocampo. Lavoro per migliorare e con l'aiuto e la fiducia di tutti è più semplice. Il rapporto con Allegri non è cambiato, lui vuole il bene per me e per la squadra; mi dà fiducia, mi fa vedere i video e dove migliorare e questo
- Torna la Champions League, torna anche Morata? L'interrogativo è d'obbligo dopo che, anche all'Olimpico, lo spagnolo è partito dalla panchina per la quarta volta consecutiva. Ora c'è il Siviglia, ai bianconeri basta un punto per chiudere i girone al primo posto e Allegri potrebbe dare nuovamente una chance al bomber di coppa: 7 gol per l'ex madridista in Champions con la maglia della Juve. La prudenza, però, è d'obbligo, visto che al momento il binomio Mandzukic-Dybala sta funzionando a meraviglia. Restando dunque nell'alveo delle scelte dell'ultimo periodo, quindi, Allegri non dovrebbe cambiare linea e confermare il croato e l'argentino in avanti. Considerando però che domenica prossima ci sarà lo scontro diretto con la Fiorentina, magari SuperMario potrebbe lasciare spazio proprio a Morata. Una quinta panchina di fila come verrebbe digerita da Alvaro?
CERTEZZA MODULO. Anche per la Champions, comunque, la certezza è data dal 3-5-2, il modulo consolidato su cui si sta basando la rimonta in classifica. Davanti a Buffon, ci sarà ancora il trio Barzagli-BonucciChiellini, gli esterni dovrebbero essere Lichtsteiner a destra ed Evra a sinistra, nonostante l'ottima prova di Alex Sandro con la Lazio. I problemi maggiori restano a centrocampo. Rientrerà Pogba, squalificato contro i biancocelesti, ma gli uomini sono comunque contati. Khedira non verrà rischiato, si attende il completo recupero del tedesco dall'infortunio muscolare per riproporlo in campo. Allo stesso modo, Pereyra e Hernanes sono ai box, mentre Padoin e Asamoah non sono in lista Uefa. Quindi le risorse a disposizione di Allegri sono limitate al terzetto SturaroMarchisio-Pogba che partirà dal primo minuto, più Lemina che sarà di fatto l'unico cambio a disposizione. Tra gli infortunati sulla via del recupero c'è invece Martin Caceres. Il difensore uruguaiano, fermo dalla sosta delle Nazionali di metà novembre, potrebbe essere di nuovo inserito nella lista dei convocati per la trasferta europea.
Nel 2005, a 21 anni, Carlitos Tevez aveva già vinto per tre volte consecutive il titolo di miglior calciatore del Sudamerica e una volta anche di miglior calciatore della Coppa Libertadores conquistata nel 2003 col Boca Juniors. Aveva vinto quel trofeo e poi anche la Coppa Intercontinentale sempre col Boca. A 21 anni si era trasferito in Brasile e giocava nel Corinthians. In Europaèarrivatonellastagione seguente e con il West Ham e il Manchester United non ha segnato una valanga di gol. Per cui il parere di Giuseppe Iachini sul confronto col suo predecessore non può avere una controprova. «L’impatto di Paulo sulla Juventus è stato incredibile: chissà se Tevez, alla sua età, sarebbe riuscito a fare altrettanto», ha detto l’ex allenatore del Palermo e il primo conoscitore di Dybala. Oggi, stando ai numeri, il confronto è pari:alla15agiornatadelsuo primo campionato juventino, Tevez aveva fatto 7 gol e 3 assist proprio come Dybala.
Carlitoshadebuttatonella Juventus a 29 anni, nel punto più alto del suo splendore. Non ha impiegato molto a prendere la squadra in mano e a trascinarla ai successi che tutti conoscono. Dybala ha fatto il suo esordio a 21 anni e mezzo, ma neppure lui si è fatto pregare prima di impossessarsi del gioco dei campioni d’Italia. La posizione di partenza è più o meno la stessa: i due argentini si piazzano a metà strada fra il centrocampo e la prima punta, si fanno dare palla, rendono ricca la parte finale dell’azione con la rifinitura o con la conclusione. Fra i due la differenza sta nel... regista: Tevez poteva sfruttare anche il gioco lungo di Pirlo che lo trovava sul filo della linea difensiva avversaria, Dybala invece deve rientrare più spesso per accogliere il gioco corto di Marchisio che non è in possesso del lancio illuminante del suo ex compagno. Tevez a parte, Dybala a molti ricorda Aguero, a qualcun altroMontella,aquelliunpo’ meno giovani ha fatto venire in mente un altro attaccante argentino, anni ‘80: Ramon Diaz. Aveva la stessa tecnica, lo stesso sinistro, la stessa scaltrezza in zona-gol. Diaz giocava con Baggio a Firenze, ma vinse lo scudetto con Aldo Serena nell’Inter. E se Mandzukic è un po’ Serena, per Allegri sarà festa grande.