Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
PAULO SOUSA «Ci aspettiamo di essere i migliori»
«Rossi? Al momento il livello della squadra è un altro»
Voleva una gara di grandissima intensità e la sua squadra non lo ha deluso. Sono stati cancellati i due pareggi consecutivi in campionato (più quello in Europa League) e pure la girandola di gol è tornata a far divertire i tifosi. «Ci aspettiamo di essere i migliori - ha detto Sousa - questo è un nostro grande principio. Abbiamo giocato con l'obiettivo di trovare la vittoria e ci siamo riusciti, per altro producendo un ottimo calcio. Lo scudetto? Il valore aggiunto per vincere il titolo è la continuità, di gioco e di risultati. Adesso, però dobbiamo pensare al prossimo ostacolo, perché c'è da continuare la corsa in Europa. Poi dopo, e solo dopo, ci concentreremo sulla gara contro la Juventus». Sorride Sousa. E intanto assegna il primo gol viola a Kalinic al di là di ogni ragionevole dubbio: «Se c'è la deviazione chiara del croato non vedo perché non debba essere assegnato a lui, anche se sono contento che Milan (Badelj, ndr) abbia tirato da fuori perché abbiamo bisogno pure di questo tipo di soluzioni». Di certo, adesso, sono da valutare le condizioni dell'attaccante, uscito anzitempo dal rettangolo verde: «Nikola ha preso una botta sul quadricipite, mi auguro che non venga fuori un'edema troppo grande perché l'obiettivo è averlo a disposizione già contro il Belenenses. Poi valuteremo». E' soddisfatto il tecnico portoghese e non arretra nemmeno di fronte alle domande su Rossi, pure ieri seduto in panchina col volto visibilmente tirato: «Io credo in quello che faccio e nelle decisioni che prendo, che possono essere più o meno giuste. Mi spiace per Giuseppe, è un campione che ha sofferto, ma questa è la realtà. Fin qui ha fatto un ottimo lavoro per cercare di recuperare, ma al momento il livello del resto della squadra è un altro. Cercheremo di dargli maggiore minutaggio fin dalle prossime partite».
QUESTIONE DI MATURITA'. Ma non è tutto: «La Fiorentina sta consolidando la sua maturità contro squadre ben organizzare e tecnicamente forti, con gli avversari sempre in pressing. Per questo dico che siamo ben consapevoli dei nostri mezzi. Sapevamo che contro l'Udinese sarebbe stata una gara complicata, ma siamo riusciti a vincere lo stesso, peraltro anche in maniera netta». Di certo c'è che il turnover Sousa lo fa poco volentieri: «So quello che possono dare i miei giocatori. L'obiettivo è quello di avere sempre un equilibrio giusto. A volte devo prendere decisioni difficili per cercare di aiutare i miei giocatori ad arrivare a livelli sempre maggiori, lottando con intensità per i 90 minuti di gioco. Il fatto è che per ogni partita serve una strategia diversa, perché ci sono diversi elementi che determinano le partite».
EMOZIONI E MOTIVI. Frena solo di fronte a chi lo proietta subito alla prossima gara di campionato, contro la Juventus. Non lo interessano i punti di distacco che la Fiorentina ha accumulato fin qui in classifica (5), perché prima c'è da continuare il percorso in Europa League. «Tutto il calcio è emozione - taglia corto Sousa -, è evidente che tornare a Torino avrà un sapore particolare anche per me. Fin qui, però, ovunque ho raccolto rispetto, anche là dove mi sono presentato da avversario. Ho sempre dato il massimo per la maglia che indossavo e i tifosi questo lo hanno capito sempre, fin da quando ero giocatore. La storia insegna che la gente, qui in città, vive questa gara in maniera diversa, lo sappiamo benissimo e noi vogliamo poter competere sempre contro le grandi per costruire nuovi successi. Sono contento di vivere tutto questo entusiasmo, perché significa che stiamo facendo bene. Sarà sicuramente una gara speciale per mille e più motivi». Chiusura dedicata al mercato con il solito ritornello: «Io sono tranquillo, credo al lavoro della dirigenza della Fiorentina. Fin dall'inizio la dirigenza ha sempre saputo la mia idea di gioco, siamo consapevoli di quello che ci serve per continuare a fare bene e sono fiducioso».
«Mi dispiace per Giuseppe, è uno che ha sofferto ma io credo in quello che faccio»