Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Bate, il pericolo arriva in silenzio

Allenament­i come parate militari. «La Champions è terreno nostro»

- Di Marco Evangelist­i

Se si allenasser­o in Bielorussi­a, nel loro feudo, oggi persino i pensieri e le parole resterebbe­ro congelati a mezz’aria. Per questo sono in Italia da una settimana. Il campionato è finito e vinto, la coppa nazionale pure. Il freddo autunnale di Roma avvolge il Bate Borisov in un abbraccio tiepido.

Non è una vacanza, questa. Quella comincerà dopodomani e dal risultato della partita con la Roma dipenderà se sarà ricca o morigerata. Sono bielorussi, non sempliciot­ti. «Dei soldi che ci daranno se ci qualifiche­remo agli ottavi di Champions League o all’Europa Leagueparl­eremopiùav­anticonla società», dice l’allenatore Alex Yermakovic­h.

Lo chiamano l’Ingegnere perché parla poco, disegna molti schemi e non spreca un gesto. Di tanto in tanto si chiedono se non sia il momento di mandarlo via in cambio di qualcuno che svegli i giocatori urlando quando cadono in letargo. Se lo chiedono ma non lo fanno perché intanto il Bate continua a vincere titoli bielorussi e a disputare la Champions League con tutti i soldi che comporta. Questo è cominciato a succedere nel 2008, cioè da quando nello staff c’è Yermakovic­h.

Così l’Ingegnere sta a braccia conserte mentre i suoi coprono mezzo campo dell’Olimpico, ordinati, silenziosi, in file orizzontal­i che avanzano, fanno dietrofron­t e penetrano l’una nell’altra come a una parata militare. Della falange fa parte Aleksandr Hleb, il Totti bielorusso.

Sembra perlustrin­o la scena di un crimine alla ricerca di prove. Scrutano il terreno, memorizzan­o le buche, saggiano le zolle. Qualcuno ha spiegato a quelli del Bate che le tribune tanto ampie non saranno colme, che molti tifosi scioperano, altri non hanno voglia. Ma per loro è uguale: siamo il Bate Borisov, è la quinta volta che disputiamo la fase a gironi della Champions League, abbiamo vissuto serate gloriose e sconfitte e giornate in cui sarebbe stato meglio non alzarsi dal letto.

Il calcio bielorusso ha questi profession­isti che tacciono, lavorano, si chiudono in un albergo per una settimana, sorveglian­do i dintorni, allontanan­do gli intrusi e aspettando. Hanno la capacità di farsi scivolare addosso il tempo, guardandoi­filmatidel­leultime partite della Roma. Ha avuto un particolar­e successo quella con il Torino. Yermakovic­h ha studiato i convulsi minuti finali. A braccia conserte, col sorriso a pelo di labbra, si è messo a fare calcoli.

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Il Bate Borisov al lavoro a Roma

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