Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
«Cinque al comando ma è un buon segno»
Il “vate” Bianchini giudica positivamente l’insolita classifica
«Cinque squadre in testa non sono un livellamento verso il basso, anzi, penso che il campionato stia facendo un passo avanti. Sono sempre stato critico negli ultimi anni nei confronti del basket italiano e invece questa volta vado controcorrente: intravedo la luce - dice Valerio Bianchini, per tutti ancora il “vate” - perché gli allenatori sono tornati a prendere in mano le loro squadre, nonostante sia molto difficile costruire con le regole di mercato che ci siamo dati nel nostro paese».
L'equilibrio esasperato del campionato - mai viste negli ultimi 30 anni cinque squadre in testa alla decima di andata - secondo Bianchini è dunque un segnale di equilibrio verso l'alto.
«I nostri tecnici, fra i quali apprezzo molto Buscaglia e Menetti, tornano a cercare di incidere dopo alcune stagioni in cui il viavai di stranieri, molti di basso livello, aveva portato insicurezza sul loro ruolo di coach e di conseguenza un gioco molto banale, limitato al pick and roll e al penetra e scarica. Si era persa la sintassi del gioco dice con un bel paragone Valerio - Oggi invece si ritorna a giocare un po' col pivot e vedo che finalmente le squadre hanno reimparato ad attaccare la zona. Prima, invece, bastava schierare quel tipo di difesa per mandare in crisi l'avversario e guadagnare subito un vantaggio. L'arrivo di Jasmin Repesa, nonostante i problemi che deve affrontare a Milano, ha dato subito un segnale in questo senso, perché lui dà basi solide al suo basket».
Sicchè, con Pancotto che vanta esperienza e sagacia tattica alla guida di Cremona, «una forza assolutamente nuova per il vertice, guarda caso con un asse play-pivot italiano», la vera sorpresa in panchina fra le squadre capoliste è Vincenzo Esposito con la sua Pistoia.
«Esposito ha fatto un lavoro importante su sé stesso - commenta Bianchini - Si è spogliato dei suoi abiti solipsisti e spettacolari ed ha cambiato ottica. Come Recalcati fece a suo tempo, dopo essere stato un grande giocatore, Vincenzo ha cominciato ad allenare nelle serie minori e adesso è pronto per la grande avventura, al contrario di Pozzecco che ha pagato caro il fatto di buttarsi subito in prima linea. Pistoia è una bella sorpresa, non sono in grado di dire se durerà, ma intanto gioca bene e diverte».
Altra chiave per Bianchini è quella degli italiani «sui quali Reggio Emilia e Trento hanno puntato. Al contrario di Sassari, che una volta vinto lo scudetto, si è vista razziare i suoi pezzi stranieri migliori, costretta a ricostruire daccapo con il risultato che oggi è in crisi d'identità. Invece Reggio ha mantenuto la sua spina dorsale. I nostri dirigenti si scalda Bianchini - non capiscono che sono gli italiani a trasmettere solidità e senso di appartenenza, ai tifosi piace veder crescere i giocatori nel tempo, che sono anche uomini e non solo gente che corre e salta per il campo».
E a proposito di appassionati, è molto più stimolante seguire un torneo dove le gerarchie non sono ancora stabilite, e quindi i sogni sono ancora vivi per tutti, rispetto al recente passato in cui la Siena schiacciasassi non aveva avversari: «Certamente, questo è innegabile. Ma quella Siena aveva un merito, oltre al potere economico: un sistema manageriale che non ha permesso mai che fosse in balìa dei procuratori. Blindava giocatori promettenti e ne faceva dei campioni prima di cederli con buy-out importanti. Fare contratti lunghi aiuta a non viaggiare con il piccolo cabotaggio. Alla fine la parola chiave è sempre una: costruire».
Non si pronuncia sulla favorita, perché «a Roma non vedo più la Serie A dal vivo e studiare le squadre in tivù non è lo stesso. Però, come ho detto, mi piacciono molto Trento e Reggio Emilia".
«Stavolta si tratta di un livellamento in alto, perché i coach stanno lavorando bene»
«È dura riuscirci con il viavai dei giocatori stranieri La sorpresa? Pistoia con Esposito»