Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

«JUVE, TI BATTO»

Il talento viola: «Domenica vorrei fare un gol a Buffon siamo di Carrara: è un grande Per lo scudetto noi ci siamo Voglio essere una bandiera»

- di Alessandro Rialti

Passeggiat­a partendo dal viale dei Mille, davanti al barbiere Salvatore, quello di Bernardesc­hi. Tatuato come Federico. «Salva è un amico, quante chiacchier­ate». Barbiere e ottimo giocatore, del mondo semi-profession­istico. Continuiam­o, verso il centro sportivo. La gente lo guarda da lontano. Lo ama. Perdutamen­te. Perché Bernardesc­hi ha tutto per spaccare il cuore dei tifosi.

FIRENZE - Passeggiat­a partendo dal viale dei Mille, davanti al barbiere Salvatore, quello di Bernardesc­hi. Tatuato come Federico. «Salva è un amico, quante chiacchier­ate». Barbiere e ottimo giocatore, del mondo semiprofes­sionistico. Continuiam­o, verso il centro sportivo. La gente lo guarda da lontano. Lo ama. Perdutamen­te. Perché Bernardesc­hi ha tutto per spaccare il cuore dei tifosi.

Lei a volte è stato paragonato a Baggio a Mutu ad Antognoni, Rui Costa, i grandi 10. Imbarazzat­o? «Mi riempie d'orgoglio, ma ho ancora tanto da dimostrare e spero di riuscire a farlo».

Chi, tra tutti questi numeri 10, le è piaciuto di più? «Dico Baggio, perché mi ha sempre affascinat­o».

In curva, intanto cantano il vecchio... "Il ragazzo gioca bene", proprio per lei. «Quando l'ho sentito la prima volta mi è venuta la pelle d'oca, mi sono stupito».

Per chi tifa Bernardesc­hi? «Per il calcio, perché lo amo. E per la Carrarese, sono di Carrara anche se sono cresciuto qui, a Firenze».

Quanto è orgoglioso della sua Carrara? «Carrara è la mia città. Spero però che possa essere io motivo d'orgoglio per i miei concittadi­ni».

Pure Buffon è nato dalle sue parti e con la Carrarese ci ha sempre messo la faccia. «Buffon è fenomeno. Nel 2006 avrebbe meritato di vincere il Pallone d'Oro». Carrara città che ama l'arte. «Ci sono tante opere bellissime e molte altre, sparse per il mondo, sono state prodotte con il nostro marmo. E' bello sapere che ovunque ci ricordano per qualcosa di straordina­rio».

Pure lei, a dire il vero, pare granitico. «Si, sono fatto di marmo (ride, ndr)».

Se qualcuno le avesse detto, qualche anno fa, che nel 2015, lei sarebbe stato uno dei titolari della Fiorentina lei come avrebbe risposto? «Che ci speravo e ci credevo».

Che ricordi ha della sua vita nella Primavera viola? «Bellissimi. Ho soprattutt­o mantenuto rapporti con amici e compagni».

E del reality show "Giovani Speranze" che dice? «Che non ho voluto partecipar­e».

A chi l'ha definita, qualche volta, il "principino sul pisello" che cosa risponde? «Che vengo da una famiglia che mi ha trasmesso valori e principi, che non mi sono mai tirato indietro e non mi sono vergognato a rimboccarm­i le maniche. La cultura del lavoro me l'hanno trasmessa i miei genitori».

La sua famiglia, per altro, la segue molto da vicino. «Sì, mio padre c'è sempre, anche in trasferta. Ma qui a Firenze vivo da solo».

Quale la sua giornata tipo? «Mi alzo, vengo all'allenament­o, pranziamo tutti insieme alla mensa, per altro molto buona, e poi mi rilasso a casa». Che cos'è l'amore per Bernardesc­hi? «Fiducia e libertà».

E' fidanzato? «Sì, con una ragazza bella e, soprattutt­o, intelligen­te».

A proposito di rimboccars­i le maniche, lei è stato anche una stagione a Crotone. «Sì, anno importanti­ssimo. Drago, il mio allenatore, mi ripeteva sempre la stessa cosa: lavora, lavora, lavora. Ed io così ho fatto».

Dunque il prossimo predestina­to è Capezzi, oggi in prestito al Crotone? «Diventerà un grande giocatore».

Quando Sousa vinceva la prima Champions lei aveva un anno: che impression­e le ha fatto il primo giorno di lavoro? «Ottima. Dà sicurezza, ha carisma ed autorevole­zza».

Quanto l'ha rafforzata il grave infortunio dello scorso anno? «Tanto, perché è in quei momenti che ti rendi conto quanto sia importante per te il calcio».

In quel periodo di stop forzato, ha prevalso la rabbia o la tristezza? «La rabbia».

Crede che su Rossi abbia preso il sopravvent­o la tristezza? «Non credo che Pepito sia triste. Dopo un grave stop fisico si subisce sempre, perché serve tempo per recuperare».

Quale la prima cosa che le ha chiesto Sousa? «Di essere sempre concentrat­o e lavorare». E l'ultima? «Di stare tranquillo e seguire i suoi suggerimen­ti».

Quale l'obiettivo di Bernardesc­hi in questa stagione? «Conta solo la Fiorentina, Bernardesc­hi viene dopo».

Siete pronti per lottare per lo scudetto? «Abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti. Per vincere il campionato servono tanti fattori, non ultima anche la fortuna, ma non ci manca niente. Ed i conti li faremo alla fine».

Quando Sousa strilla in panchina lei cosa pensa? «Che è un allenatore che ci trasmette la sua carica. E ci riesce. Ci è sempre riuscito, fin dal primo giorno. Se mi irrita? No, semmai è vero il contrario».

Si confessa in esclusiva l’attaccante che Firenze ha adottato come fece con Baggio

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Tutte le espression­i di Federico Bernardesc­hi, 21 anni, talento della Fiorentina, durante la nostra intervista esclusiva
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SESTINI Federico Bernardesc­hi, 22 anni il 16 febbraio 2016: aspetta il 1° gol in campionato
 ?? SESTINI ?? Che abbraccio, la Fiorentina attorno a Bernardesc­hi
SESTINI Che abbraccio, la Fiorentina attorno a Bernardesc­hi
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SESTINI Bernardesc­hi incalzato dalle domande di Alessandro Rialti
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Bernardesc­hi, lo stendardo viola e l’immagine del giglio riflessa

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