Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
«Scudetto? Primo passo è sognarlo»
Sousa: «Calcoli in vista della Juve? No, importanza a chi c’è»
Voleva la vittoria a tutti i costi. La prima in Europa davanti al pubblico di casa, per inaugurare un nuovo ciclo. Paulo Sousa, a fine gara, si rilassa. Regala pacche sulle spalle e pure sorrisi, dopo le rimbrottate distribuite durante la partita. La sua Fiorentina vince e, dopo la traversa colpita nel primo tempo, segna pure Babacar, il centravanti che si sta formando e che in Europa aveva segnato per la prima volta in stagione proprio al Belenenses, al Do Restelo di Lisbona. Adesso, prima di tornare a pensare all'Europa, col sorteggio di Nyon in programma lunedì, c'è da superare l'ostacolo più grande, la Juventus. I tredicimila spettatori che ieri sera erano presenti al Franchi, hanno cominciato ad anticipare la festa, perché andare a Torino in casa della Juventus con cinque punti di vantaggio in classifica e da seconda della classe non è cosa da tutti i giorni. Sousa stavolta si scioglie: «Ho capito subito che cosa significhi giocare contro la Juventus e me lo ripeteranno ovunque in città in questi giorni. Vogliamo renderli orgogliosi di questa Fiorentina. Volevamo affrontarla prima, piuttosto che adesso che è in salute. La Juventus difende bene, ha qualità in salute e mi aspetto una partita difficile». Ma non è tutto: «Ci siamo detti che dobbiamo recuperare bene perché abbiamo due giorni in meno rispetto alla Juve». E poi ancora: «I migliori brividi possono darceli queste partite, l'importante è esserci in campo. Sempre. Se ho fatto calcoli in vista della gara contro la Juventus? No, non ne ho fatti, ho pensato a puntare su tutti. Ho cercato di dare importanza ai giocatori che ho». Di certo, lui, l'ex che ha vinto due Champions battendo, il secondo anno, proprio la squadra bianconera sfilandogli il trofeo da sotto il naso, non si tira indietro. Lo ha detto pure l'altro giorno di voler vincere il più possibile, per puntare all'altro suo sogno, salire sul tetto d'Europa ancora, stavolta da allenatore. Non ha avuto timori reverenziali a San Siro contro l'Inter, strapazzandola per 4-1, ma con Roma e Napoli ha visto la sua squadra cedere il passo: contro la Juve cerca pure lui conferme. Punta in alto, chiede il massimo dai suoi giocatori e non ammette deroghe. Non bacchetta Babacar, né si lascia incuriosire dalla sua non esultanza: «E' un attaccante, deve fare gol: lo ha trovato e non posso essere che soddisfatto. Poi è libero di fare quello che vuole». Lo incalzano sullo scudetto. E allora lui si scioglie. «Sognare è il primo passo per puntare in alto».
Quanto all'Europa, ha continuato Sousa, non ci sono preferenze. L'urna di Nyon regalerà comunque emozioni. «Pericolo Manchester United? E' sempre bello pescare avversari di questo calibro, club importanti. In questa competizione abbiamo deciso di dare continuità nei minuti a determinati giocatori per portarli allo stesso livello degli altri: certo, ci sono momenti migliori o meno per affrontare determinate gare. In campo internazionale le partite non sono mai semplici ma sono soddisfatto per aver dato competitività ai nostri giocatori. Vedremo chi incontreremo, a febbraio, avremo altri mesi nelle gambe e nella testa per competere». L'unica preferenza l'esprime sull'ambiente: «Mi piace molto quello inglese: è bello quello che si vive in quegli stadi. Le squadre dell'est potrebbero darci qualche vantaggio perché il campionato si ferma ed il livello competitivo potrebbe essere a nostro favore». La felicità, alla fine, emerge: «Devo essere orgoglioso per il traguardo tagliato, il passaggio del turno. Adesso dobbiamo pensare a farci trovare pronti in vista di febbraio, quando torneremo in scena in questa competizione».