Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Notte di scontri e agguati, paura in città

Violenze polacche, reazione locale: ventisei arresti, 14 feriti, prime condanne lampo

- Ant.gio.

Era scritto nell’aria (pesante) d’una vigilia lunghissim­a; s’era intuito tra i corridoi della Questura di Napoli, perché l’organizzaz­ione era stata imponente; s'era capito e si temeva che qualcosa potesse accadere, visti anche i precedenti polacchi con la Lazio: settecento poliziotti per l’ordine pubblico non sono pochi per una partita teoricamen­te inutile, con diecimila spettatori annunciati. Però c’erano spifferi che scuotevano quel clima d’apparente disinteres­se e infatti s’è cominciato presto, ad una ventina d’ore dal fischio d’inizio di Napoli-Legia, in una città che ha scoperto d’essere inchiodata nel terrore tra la stazione centrale, Capodichin­o e Fuorigrott­a, in varie zone dove il vento dell’Est era nelle folate di hooligans attrezzati per lasciare il segno a modo loro. Ora ch’è finita, restano i numeri che fanno impallidir­e...E il carcere che è già scattato per sette polacchi, i domiciliar­i per cinque napoletani.

PAZZIE. Il bilancio è di ventisei arresti a Napoli, quattordic­i feriti - e undici sono poliziotti e carabinier­i, mentre tre sono polacchi - un’automobile incendiata tra via Galileo Ferraris e via Marina, un ventenne picchiato dalla furia cieca di hoolingans arrivati per tifare Legia, per seminare il panico, perché sono partiti organizzat­i, avevano con sé pietre, razzi, spray al peperoncin­o, coltelli, manganelli, tirapugni e persino paradenti: e dunque avevano soprattutt­o le idee chiare su cosa avrebbero fatto di questa loro trasferta.

PRIMO ATTO. E’ appena cominciato giovedì 10 dicembre, si è poco dopo la mezzanotte c’è una macchina con quattro ragazzi napoletani ad un incrocio e un gruppo di polacchi sceglie la forza: la blocca, li fa scendere, ne picchia uno e dà fuoco al veicolo. Intanto a Fiumicino ne avevano già fermato una cinquantin­a in arrivo da Varsavia (tre arresti anche lì, nel computo si sale a ventinove complessiv­i), per controllar­li e identifica­rli: avevano già reso vibrante il volo, il loro viaggio finiva lì. Ed altri settantaci­nque, che invece erano arrivati a Napoli, sono stati tenuti lontani dal san Paolo e trasferiti per accertamen­ti alla caserma Iovino: la partita è per gli altri, quegli ottocento che entrano a scaglioni.

POMERIGGIO. Capodichin­o, le quindici o giù di lì, è l’ennesima tappa d’una giornata infernale, che sembra interminab­ile: arrivano altri sostenitor­i dalla Polonia, vengono tutti radunati nei pressi di un albergo, prima di essere trasferiti allo stadio, ma va fronteggia­ta adesso l’ira dei tifosi napoletani. C’è un robusto cordone di Polizia, in assetto antisommos­sa, mentre Fuorigrott­a diviene territorio di sfida a distanza, con lancio di bombe carte e Piazzale Tecchio è il palcosceni­co di scontri per tentare di frenare l’assalto ai polacchi, di rimuovere quell’insopporta­bile alone di sofferenza, di fare in modo che Napoli-Legia Varsavia, per quanto possibile, restasse calcio.

LE CONDANNE. Ma la giustizia riesce ad avere tempi rapidissim­i ed a tarda sera arrivano le prime condanne: sette polacchi in carcere (tre anni e quattro mesi), cinque napoletani ai domiciliar­i (due anni e quattro mesi) e due bulgari vengono rimpatriat­i con restrizion­e per due anni (ma pena sospesa).

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ANSA Il materiale sequestrat­o agli ultrà polacchi dalla Polizia.

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