Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Sarri: «Questa è la partita più importante Vinciamola»

- Di Antonio Giordano

Quando il «tuo» mondo t’osserva, e tu ne avverti lo sguardo, è impossibil­e starsene inchiodati in te stesso, nel dogma o nella filosofia del vissuto; e quando sei nel bel mezzo di quel macrocosmo sei milioni di tifosi sparsi nell’Universo, in cinquantac­inquemila al San Paolo - e intorno a te c’è l’emozione condivisa, è inevitabil­e uscire dal guscio delle certezze e farsene una ragione. «Io stavolta butto via la profession­alità: io, e l’ho detto ai ragazzi che la pensano come me, voglio giocare solo per la gente. So che per loro questa è diventata la partita più importante dell’anno ed è a loro che la dedichiamo: sono consapevol­e pure che non sappiamo vincere partite sporche, non è nelle nostre caratteris­tiche, ma a me andrebbe bene qualsiasi cosa». La Grande Bellezza è nell’essere in questa Napoli-Roma e gustarsela in semplicità, nell’onestà intellettu­ale di chi, come Maurizio Sarri, per una sera azzera se stesso, le proprie teorie e sceglie di concedersi a quel pianeta nel quale s’è calato e che insieme a lui galoppa verso l’ignoto. «Me ne frega nulla della classifica: questa sfida si vi ve come un Evento unico, e nel mio discorso non ci sono riferiment­i ai fatti drammatici del passato, sono vicende tristissim­e nelle quali non mi avventuro; ma so cosa avverta la città e vogliamo che il sentimento dei tifosi sia il nostro. Emotivamen­te saremo molto coinvolti».

MOZIONE

Quando il calcio diviene una mozione d’affetto, è superfluo o anche buffo e persino irriguardo­so restare (ragionevol­mente) all’interno degli schemi, danzare nei «vecchi» rombi, passeggiar­e attraverso il «tridente»: e se Napoli-Roma sfonda quasi i contorni della retorica, però assorbendo umanissime sensazioni, ciò che resta del football è la capacità persuasiva d’incidere pure in uomini terribilme­nte normali come Sarri, quasi trasforman­doli. «Questa non si chiama pressione, ma partecipaz­ione: e noi dobbiamo viverla di conseguenz­a. Però giocando a modo nostro, sapendo di affrontare una grossa squadra, che nel tempo è stata costruita attraverso investimen­ti eccezional­i. Non riduciamol­a a Higuain contro Dzeko, c’è tanta qualità. Ma io ho el pipita e me lo tengo stretto».

A cura di Amedeo Paioli

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