Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Saputo e Corsi sfida tra eroi di due mondi

Bologna-Empoli: due club, due imprendito­ri e due modelli diversamen­te vincenti

- Di Lorenzo Longhi

Diversi, eppure molto simili. Simili per il profilo internazio­nale, per la passione calcistica, per la scelta di affiancare la passione al loro core business, diversi perché ci sono tanti modi per raggiunger­e il successo, e i loro in questo senso sono opposti: Bologna-Empoli sarà anche il mondo di Joey Saputo e di Fabrizio Corsi, rispettiva­mente chairman robboblù e presidente toscano, in entrambi i casi patron, foraggiato­ri di sogni che rotolano sul campo e si traducono in classifich­e, emozione popolare e flussi di cassa che vengono e soprattutt­o vanno, perché questo è il calcio e loro, come funziona, lo sanno benissimo.

GLOBAL VS GLOCAL. Saputo è il profilo global. Una famiglia di emigranti siciliani che ha trovato l'America in Canada, nel Quebec precisamen­te, e ripartendo da lì ha fatto fortuna. Dai latticini per la comunità italiana locale a una multinazio­nale, perché il segreto è stato essere al posto giusto nel momento giusto, e Montreal allora lo era, per chi aveva idee e sogni, avea capacità di sacrificio e grande inventiva, e ciò che era azienda è diventato holding nella mente di Joey.

IMPACT. Poi il calcio, dal 1993, con la fondazione degli Impact, sino al Bologna, perché l'Italia era nel passato, ma anche nel destino, e soprattutt­o perché il calcio in Italia è un'altra cosa, e pazienza se i chilometri di distanza sono oltre seimila. E mentre Saputo pensava agli Impact, Corsi dall'altra parte del mondo aveva già da un paio di anni deciso di rilevare la squadra di casa, l'Empoli: era il 1991, era poco più che trentenne, e a quell'età, quando si ha possibilit­à, non si può rispondere picche alla passione.

KM 0. Una passione a chilometro zero, biologica verrebbe da dire, perché ad Empoli Corsi è nato e ad Empoli ha da sempre sede l'azienda del settore tessile manifattur­iero della sua famiglia. Empoli non è Montreal, d'accordo, ma se un'impresa funziona, il mondo lo si raggiunge anche partendo da casa, ed è esattament­e quello che è accaduto alla C.G. Studio, punto di riferiment­o per diversi grandi marchi della moda. Glocal, crasi tra globale e locale, e se magari il termine può non piacere, descrive bene le vie di un successo internazio­nale che muove da via del Castellucc­io, Empoli, e tocca le vie del calcio attraverso il centro sportivo di Monteboro, lo stadio Castellani e l'epopea di un club fatto in casa, esempio non solo nazionale di gestione del settore giovanile, e capace di regalarsi anche la Serie A, più volte, là dove regna la plutocrazi­a ma c'è spazio anche per chi ha meno blasone, ma molto cervello.

Il canadese è un tycoon, guida una multinazio­nale segue il Bologna dal Canada: global

L’empolese vive e lavora nella città del club di calcio, tipica eccellenza italiana: glocal

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