Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Saputo arriva e spinge il Bologna

Donadoni cerca il tris: «Ma l’Empoli vola»

- Di Giorgio Burreddu

Il tempo spazza. Via le delusioni, le lacrimucce, i sospiri da condannati all’infelicità. Undici mesi fa Joey Saputo arrivava a Bologna, si sedeva al Dall’Ara per la prima volta da presidente (ops, chairman), quella volta guardò i fuochi d’artificio, i gol di Cacia e Sansone, il Perugia andare al tappeto, e che bella questa nuova avventura.

Beato lui che riesce a starsene sciolto e rilassato sulla seggiola imbottita, leggero come uno che si è buttato giù un mojito sotto all'ombrellone di una spiaggetta tipo Hotel California, e gli viene persino voglia di scherzare un po' quando con la faccia seria e convinta gli chiediamo cosa mai abbia detto a Diawara per fargli capire che il gesto di Genova non lo deve rifare mai più. «Beh. Gli ho detto: Non devi farlo più!», risponde con un sorriso grande così e alzando il ditino tipo maestrina dalla penna rossa. Altro che educanda. Beato Roberto Donadoni che sa come gestire le calma e la pazienza, sa come gestire le attese, perché a noi questo Bologna-Empoli sembra uno di quei momenti da mani sudate, tempi logoranti e sogni di una notte da babbo natale. Portasse i tre punti cosa succedereb­be dopo? Risposta: «Noi al post-Empoli non ci dobbiamo pensare. I discorsi futuri li faremo, mi piace che ogni settimana ci sia qualcosa di nuovo su cui lavorare». Ok ok, fermi. Un passo alla volta, i mattoncini, i grandi progetti non si costruisco­no in un giorno. Tutte quelle cose lì. Ma certo dietro a questa sfida tra due con l'obiettivo della salvezza scritto in fronte c'è di più. Molto di più.

VALUTAZION­I. Sognando l'Europa. Con gli occhi aperti e le nuvolette che vengono fuori dalla testa come nei fumetti. Ma pur sempre consapevol­i che se dovesse arrivare un altro successo, i rossoblù inizierebb­ero ad avere realmente un ruolino di marcia da Champions League. In fondo Donadoni lo sa bene. Per la prima volta da quando è arrivato usa aggettivi come «importanti­ssima» e «delicata», dice che se prima della gara con il Genoa voleva vedere continuità adesso è il momento della «maturità», e dice che questa partita significa «molto per il sottoscrit­to». Perché è in bilico sul filo delle aspettativ­e: vinci e resti su a prenderti un altro applauso di equilibris­mo, perdi e ti tocca ricomincia­re da capo. Gli acrobati del calcio lo fanno. «Ho rivisto la partita di Marassi. Anche se il risultato è stato positivo ci sono delle cose da migliorare. Questo deve essere il nostro percorso, una crescita costante». Che coinvolge aspetti individual­i tanto quanto di gruppo. Aspetti che il Bologna dovrà migliorare, è una necessità, se davvero vuole pensare di scacciare i fantasmi della paura. Qualche cosa è già stata fatta, e lo sappiamo. Non si parla più di evitare la retrocessi­one. Ora si parla di salvezza tranquilla. Differenze sottili, differenze enormi. Non è questione di sinonimi. Ed è per questo che la partita di oggi al Dall'Ara è un passettino in più verso l'ambizione. Oltretutto davanti a Joey Saputo, il chairman, arrivato da Montreal per l'ultima partita dell'anno. Dice Donadoni: «Sarà molto importante l'approccio alla gara». E ancora: «Dobbiamo migliorare la capacità di lettura della partita, che non deve essere sempre uguale. E credere nelle nostre capacità».

DIFFERENZE. Lo stesso dovrà fare Lorenzo Crisetig, titolare al posto di Diawara (fuori per squalifica). «Da lui non mi aspetto nulla di diverso da quello che sa fare, nulla di straordina­rio: solo giocare a calcio. Deve essere convinto di sé, prima di tutto». Anche per questo la sfida con l'Empoli è un passaggio, e dirà se il Bologna può giocare per un posto più su e magari persino in un modo diverso, differente, perché «ogni giocatore ha le sue caratteris­tiche», per vedere se sarà in grado di giocare in modo meno muscolare e vigoroso (in stile Diawara) ma con più verticaliz­zazioni, più ragionamen­to (in stile Crisetig). Trova le differenze. Diversità tra centrocamp­isti. Dicotomie tattiche. Valutazion­i non da poco quando hai scelto un sistema tattico da portare avanti. Un regista davanti alla difesa cambia stile di manovra, i tempi di gioco, il ventaglio di soluzioni è diverso. E' come allo scaffale del supermerca­to: un prodotto, tante marche. Quale scegli? «Non è che Lorenzo sia sbarcato ieri, lavora con il gruppo tutti i giorni e sa quello che deve fare». Però è chiaro che l'opportunit­à di Crisetig dirà molto del suo futuro e del futuro al Bologna. E farlo con l'Empoli, che sta andando alla grande, lo dirà ancora più forte. Ma Donadoni non ha il tempo di occuparsen­e ora, perché ora si gioca e poi c'è la pausa e in mezzo scorre il fiume. «Quando ti elogiano è bello, e per tutti noi c'è sempre una componente di narcisismo. Io sono felice. La volontà del gruppo è sempre stata quella di scacciare una situazione complicata, è sempre stato così. Ma per cadere ci vuole poco». E' un attimo. Metti male il piede e ti ritrovi gambe all'aria.

«Quando ti elogiano è bello, siamo tutti un po’ narcisisti. E io adesso sono felice»

«Da Crisetig non mi aspetto nulla di straordina­rio. Deve fare quello che sa: giocare a calcio»

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Mattia Destro, 24 anni, 4 gol finora
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ANSA Roberto Donadoni, 52 anni, in 6 partite sulla panchina del Bologna ha fatto 13 punti
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E’ il giorno di Lorenzo Crisetig, titolare al posto di Diawara

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