Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

DIECI PICCOLI VALENTINO

I giovanissi­mi Vietti e Foggia ultimi arrivati nella “accademia” VR46 di Rossi che insegna la velocità ai talenti di Moto2, Moto3 e delle categorie minori

- Di Paolo Scalera

C’è un segreto dietro la longevità agonistica di Valentino Rossi - 9 titoli mondiali, 112 vittorie in Gran Premio e la bellezza di 211 podi - ed è quello di correre divertendo­si. Ma come è riuscito a farlo, dal 1996 ad oggi, senza perdere la spinta agonistica in un mestiere ad alto stress che ha portato alcuni dei suoi avversari addirittur­a ad un prematuro ritiro? Non parliamo dei primi anni, in cui i successi a ripetizion­e lo hanno tenuto motivato, pensiamo agli ultimi. Come ha fatto a non desiderare di gettarsi tutto dietro le spalle?

La risposta, probabilme­nte, gli è arrivata dagli insegnamen­ti di papà Graziano, un ex pilota di successo anche lui, che da bambino lo portava in una ex cava abbandonat­a Vale imparava la difficile arte del controllo di una moto battendosi, addirittur­a, contro ben più esperti ed anziani piloti titolati. Ricordando­si di quei tempi, ormai iperfamoso, Rossi non ha mai smesso di gareggiare per gioco, fra un Gran Premio e l’altro, attirando nel suo giro campioni in fieri come Marco Simoncelli.

LA BISCIA. All’inizio è stata ancora “la cava”, poi dopo un brutto incidente occorso proprio all’amico Marco durante un allenament­o Rossi ebbe l’idea di costruirsi un luna-park della velocità, un campo giochi personale: nasceva una pista sterrata, “la biscia”, che poi sarebbe diventato “il Ranch”. Ben presto destinato a trasformar­si in un vero e proprio magnete per tutti i giovanissi­mi piloti della zona. Così una roba americana nella concezione - è negli USA che è nato il dirt track, cioè la guida di traverso, una specie di drifting su due ruote - si è trasformat­a in qualcosa di diverso. Una specie di campus universita­rio nel quale l’unica materia di insegnamen­to è la velocità. Ma condita con lo spirito provincial­e della miglior Romagna, e dunque divertimen­to, prese in giro, sfide fra sodali con inevitabil­e tavolata finale. COSTI. Un bel gioco che però ad un certo punto ha cominciato a costare. Perché se è vero che la cerchia di amici man mano si è allargata ed ognuno portava la sua moto, la manutenzio­ne della pista, la necessità di darsi una maggiore sicurezza, ma soprattutt­o la veloce crescita agonistica dei frequentat­ori del Ranch ha fatto sì che, quasi contempora­neamente, nascessero due realtà: il team Sky-VR46 e la VR46 Academy.

A questo punto Rossi già non era più solo. Il suo fraterno amico, Alessio Salucci, l’Uccio sempre al suo fianco, ha iniziato a gestire i rapporti con i Team; Alberto Tebaldi, l’Albi braccio destro di colui che chiama, amichevolm­ente “il capo”, la logistica e le relazioni esterne; Luca Brivio, figlio di quel Davide che lo portò la prima volta in Yamaha, la gestione operativa dei piloti al CEV; Carlo Casabianca la preparazio­ne fisica; Claudio Sanchioni quella contrattua­le e Barbara Mazzoni tutti gli aspetti amministra­tivi e di segreteria.

Così in poco tempo il futuro di Rossi si è delineato: altro che solo gare e divertimen­to e la VR46, intesa come ditta distributr­ice del proprio marchio e di quelli altrui sui circuiti del mondiale. Attualment­e parliamo di una organizzaz­ione che gestisce ben dieci piloti, fra Moto2, Moto3 e categorie minori. Dieci piccoli Valentino Rossi, molti dei quali hanno già assaporato il gradino più alto del podio: Romano Fenati, Andrea Migno, Niccolò Bulega, Niccolò Antonelli, Francesco Bagnaia, Lorenzo Baldassarr­i, Luca Marini, Franco Morbidelli e, è notizia di questi ultimi giorni, due giovanissi­mi, Celestino Vietti e Dennis Foggia.

Come funziona questa scuola di gladiatori della velocità?

Semplice, chi entra a far parte della Academy riceve un regolare contratto triennale. Il sistema funziona così: all’inizio si è aiutati e supportati, ma man mano che si cresce parte dei guadagni vanno ad integrare un budget che aiuta e supporta gli ultimi arrivi. E permette, questo perlomeno in teoria, all’Academy di essere autosuffic­iente. Di non dover cioè dipendere direttamen­te dalle finanze dell’iperpilota, ma solo dagli sponsor.

Così Rossi, per saggiare la sua competitiv­ità dispone di una cartina al tornasole senza trucchi: solo battendo i giovani campioni del domani capisce di essere ancora competitiv­o. «Non è facile, per tutti io sono l’uomo da battere, corro con un bersaglio sulla schiena - ha confessato una volta - ma mi diverto così tanto ad arrivare davanti che non mi accorgo del tempo che passa».

Chi entra nel campus riceve un regolare contratto dalla durata triennale

Quando i ragazzi migliorano, parte dei loro ricavi sono utilizzati per i nuovi arrivati

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 ??  ?? Valentino Rossi, 36 anni, in tenuta da lavoro al Ranch assieme ai “suoi” ragazzi
Valentino Rossi, 36 anni, in tenuta da lavoro al Ranch assieme ai “suoi” ragazzi
 ??  ?? Un momento di relax e... merenda per i dieci giovani allievi del Dottore
Un momento di relax e... merenda per i dieci giovani allievi del Dottore

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