Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
La Norvegia porta un italiano sul podio
Tripletta scandinava nel SuperG gardenese Grazie a Gamper, ex c.t. della Compagnoni
Tripudio norvegese sulla Saslong. I jet scandinavi planano sulla Val Gardena e si prendono tutti e tre i gradini del podio del superG, con Aksel Lund Svindal che trionfa davanti ai connazionali Jansrud e Kilde. «Per batterli proverò a sciare come un aereo» scherza Innerhofer dopo una gara amara per gli sciatori azzurri, con il solo Dominik Paris (8°) nella Top 10. L’unico italiano a brindare è così Franz Gamper, capo allenatore dello squadrone vichingo che per la prima volta ha calato il tris in un superG di Coppa del Mondo, mentre in precedenza gli era riuscito solo in combinata (1994) e slalom (1998). Un bella rivincita per il tecnico originario della Val d’Ultimo, come Paris, che nella sua lunga carriera sulle piste ha seguito la squadra azzurra ai tempi di Deborah Compagnoni e poi di un Giorgio Rocca agli esordi, prima di emigrare in Svizzera e Germania. La sua fortuna però l’ha trovata trasferendosi nel 2005 in Norvegia dove, dopo esser stato l’artefice della sequela di successi di Svindal, ha plasmato l’erede Jansrud, mattatore della velocità nella stagione passata, e ora si gode il talento emergente Kilde.
«Ho la fortuna di lavorare da dieci anni con dei professionisti, che hanno in testa solo lo sci. Da metà maggio a fine luglio gli atleti fanno base ad Oslo e svolgono tutti insieme la preparazione fisica. Si vede che atleticamente sono superiori a tutti e che trasportano la loro forza ed esplosività anche sulla neve. Forse l’Italia e le altre nazioni dovrebbero prenderci come esempio - spiega Gamper -. E poi hanno una mentalità vincente, che da tecnico avevo trovato soltanto nel gruppo femminile guidato dalla Compagnoni e poi con quello degli slalomgigantisti Rocca, Nana e Holzer: però mancava l’organizzazione
che c’è in Norvegia».
SORPRESA. Ieri, incaricato della tracciatura, l’altoatesino ha disegnato un superG molto veloce e con poche curve, per esaltare al meglio le caratteristiche dei suoi uomini. Il primo ad approfittarne è stato il più giovane della compagnia, Aleksander Aamodt Kilde, 23 anni, uno che porta con fierezza il cognome della mamma, che casualmente coincide con quello di uno degli idoli della sua infanzia: Kjetil André Aamodt, garanzia di podi e medaglie negli anni Novanta. Sceso col pettorale n.4, è stato a lungo al comando della classifica e ha ceduto soltanto ai due compagni di squadra più esperti, centrando però il primo risultato di peso in carriera. «In allenamento, riempio Aksel di domande e cerco di fare tesoro dei suoi consigli. Stavolta, per ricambiare, gli ho dato qualche suggerimento quando era ancora in partenza: ora siamo pari - commenta Kilde -. Siamo una squadra piccola ma quando si tratta di aiutarci a vicenda diventiamo grandi».
Dopo aver commesso qualche sbavatura nella parte alta, è stato proprio Svindal a scalzare Kilde dalla prima posizione, sfrecciando a velocità supersonica nel finale per agguantare la quarta vittoria stagionale, resistendo poi al successivo assalto di Jansrud. «Non abbiamo segreti, siamo la squadra che ha sciato di più durante l’estate. Lavoriamo tanto e al tempo stesso ci divertiamo perché siamo un gruppo molto unito - spiega il due volte vincitore della Coppa del Mondo (2007 e 2009) - Nei miei primi anni di carriera ho avuto la fortuna di allenarmi con campioni come Kjus e Aamodt, che hanno creato la nostra tradizione nelle discipline veloci. Ora si respira la stessa atmosfera, c’è una grande complicità tra atleti e tecnici che rende tutto più semplice». E la sfida tutta norvegese potrebbe riproporsi nella discesa odierna, obiettivo dichiarato di Svindal. Dopo aver centrato il quarto sigillo in carriera nel superG gardenese, il trentaduenne di Kjeller vuole colmare una lacuna nel suo palmarés: aggiudicarsi la discesa sulla Saslong sempre sfuggitagli in passato.
Svindal, poi Jansrud e Kilde. «Soltanto Deborah e Rocca avevano la stessa mentalità vincente»