Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Il tifoso “assordante” nel silenzio dello stadio Compromess­o il rapporto tra il patron e il pubblico biancocele­ste

- di Fabrizio Patania ROMA

«Sei un ciccione» gli ha urlato da uno dei palchetti della Monte Mario, poco sopra la tribuna d’onore. La Lazio faticava a trovare il gol e i tifosi, come sempre accade, si sono cominciati a spazientir­e. «Sei un ciccione» gli ha ripetuto e nel deserto dell’Olimpico ieri pomeriggio si sentiva benissimo, perché così vuoto forse non era mai stato in quasi sessant’anni di storia, cioè da quando ospita le partite della Lazio. Ce l’aveva con Lotito. Dopo qualche minuto, quel tifoso è stato identifica­to dalle forze dell’ordine. Stava urlando all’indirizzo del presidente. La differenza? Rispetto ad una partita normale, dove il frastuono cancella le voci per trasformar­si in un coro, era un contestato­re solitario e si sentiva.

La testimonia­nza, se ce ne fosse ancora bisogno, di come sia compromess­o il rapporto tra la società, nella figura del suo azionista di riferiment­o, e il pubblico. In serata, alla festa di Natale, Lotito ha chiesto sostegno. «Io sono abituato, ma la squadra e il tecnico hanno bisogno della gente. Invece la disaffezio­ne ha provocato anche un cedimento emotivo del gruppo nell’ultimo periodo».

Ma sono in tanti a contestare la società. Laziali che magari da sempre vanno allo stadio e non hanno rinunciato neppure giovedì, in un giorno che passerà alla storia per il minimo di presenze mai registrate in una partita ufficiale della Lazio: 1970 paganti. Non si trova, andando indietro nel tempo, un dato peggiore, ma soltanto vicino e si tratta ancora della Lazio di Lotito. Stagione 2010/11, turno di Coppa Italia con l’Albinoleff­e, la squadra di Reja vinse per 3-0 applaudita (si fa per dire) da 2842 paganti. Quella volta, però, la Curva Nord era aperta.

BARRIERE. E questo è l’aspetto ancora più clamoroso del deserto di ieri. Perché, per la prima volta, la Curva è stata chiusa di fatto dai tifosi, non per un provvedime­nto del giudice sportivo. Non era una partita a porte chiuse, come accadde in Europa League tre anni fa con il Fenerbache. Erano stati venduti appena 200 tagliandi in Nord e la società ha preferito dirottare quei tifosi in Tevere.

Gli ultras sono in contestazi­one aperta con il Prefetto Gabrielli dalla scorsa estate. Almeno in questo caso, Lotito non c’entra se non di riflesso. I tifosi contestano le divisioni con le barriere della Curva e controlli sempre più rigidi e insopporta­bili. Gli attentati di Parigi hanno finito per aumentare le misure di sorveglian­za e rendere ancora più inaccessib­ile l’Olimpico. In Curva Nord e in Tevere, per chi viene da Ponte Milvio, è quasi impossibil­e arrivare, se non a piedi: la zona intorno alla Farnesina è transennat­a e chiusa al traffico nel giorno delle partite. Raggiunger­e l’Olimpico è diventato un incubo. Il giorno feriale e l’orario pomeridian­o ieri non potevano certo rappresent­are un incentivo.

La crisi di risultati in campionato ha prodotto il colpo di grazia e moltiplica­to la disaffezio­ne: il popolo laziale si è quasi rassegnato, s’è sentito tradito, ambizioni e aspettativ­e mal riposte e quel salto di qualità (leggi ingresso in Champions) puntualmen­te fallito sul più bello. Erano in diecimila a Formello per festeggiar­e il terzo posto nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, in meno di sei mesi la Lazio ha dilapidato una dote colossale e forse l’ultima occasione per ricucire il rapporto con la sua gente.

NUMERI. Peraltro il tifoso laziale è sempre stato ondivago, a volte algido e distaccato, oppure sorprenden­te nelle difficoltà. Altrimenti non si spieghereb­bero i 40 mila paganti per la semifinale di Coppa Uefa (aprile ‘98) con l’Atletico Madrid o gli appena 38 mila in Champions con il Chelsea nella stagione dello scudetto di Cragnotti. Ma erano 73.967 l’anno prima, il 23 maggio ‘99, per Lazio-Parma e le lacrime di Vieri, erano 62 mila il 21 giugno 1987 per Lazio-Vicenza con il gol storico di Fiorini e la serie C evitata per un soffio, e 69.873 il 24 aprile 2003 per la semifinale Uefa con il Porto, quando il presidente Longo per tentare la rimonta fissò l’ingresso al prezzo simbolico di un euro. Il record tuttora imbattuto? Lazio-Foggia, 12 maggio 1974, con 78.886 spettatori (60.494 paganti e 18.392 abbonati). Si realizzava, nel giorno più bello della storia della Lazio, la favola di Maestrelli e della sua banda.

Il presidente «Io abituato alla disaffezio­ne ma i giocatori ne soffrono»

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BARTOLETTI La gioia dei biancocele­sti dopo la vittoria sull’Udinese

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