Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Il tifoso “assordante” nel silenzio dello stadio Compromesso il rapporto tra il patron e il pubblico biancoceleste
«Sei un ciccione» gli ha urlato da uno dei palchetti della Monte Mario, poco sopra la tribuna d’onore. La Lazio faticava a trovare il gol e i tifosi, come sempre accade, si sono cominciati a spazientire. «Sei un ciccione» gli ha ripetuto e nel deserto dell’Olimpico ieri pomeriggio si sentiva benissimo, perché così vuoto forse non era mai stato in quasi sessant’anni di storia, cioè da quando ospita le partite della Lazio. Ce l’aveva con Lotito. Dopo qualche minuto, quel tifoso è stato identificato dalle forze dell’ordine. Stava urlando all’indirizzo del presidente. La differenza? Rispetto ad una partita normale, dove il frastuono cancella le voci per trasformarsi in un coro, era un contestatore solitario e si sentiva.
La testimonianza, se ce ne fosse ancora bisogno, di come sia compromesso il rapporto tra la società, nella figura del suo azionista di riferimento, e il pubblico. In serata, alla festa di Natale, Lotito ha chiesto sostegno. «Io sono abituato, ma la squadra e il tecnico hanno bisogno della gente. Invece la disaffezione ha provocato anche un cedimento emotivo del gruppo nell’ultimo periodo».
Ma sono in tanti a contestare la società. Laziali che magari da sempre vanno allo stadio e non hanno rinunciato neppure giovedì, in un giorno che passerà alla storia per il minimo di presenze mai registrate in una partita ufficiale della Lazio: 1970 paganti. Non si trova, andando indietro nel tempo, un dato peggiore, ma soltanto vicino e si tratta ancora della Lazio di Lotito. Stagione 2010/11, turno di Coppa Italia con l’Albinoleffe, la squadra di Reja vinse per 3-0 applaudita (si fa per dire) da 2842 paganti. Quella volta, però, la Curva Nord era aperta.
BARRIERE. E questo è l’aspetto ancora più clamoroso del deserto di ieri. Perché, per la prima volta, la Curva è stata chiusa di fatto dai tifosi, non per un provvedimento del giudice sportivo. Non era una partita a porte chiuse, come accadde in Europa League tre anni fa con il Fenerbache. Erano stati venduti appena 200 tagliandi in Nord e la società ha preferito dirottare quei tifosi in Tevere.
Gli ultras sono in contestazione aperta con il Prefetto Gabrielli dalla scorsa estate. Almeno in questo caso, Lotito non c’entra se non di riflesso. I tifosi contestano le divisioni con le barriere della Curva e controlli sempre più rigidi e insopportabili. Gli attentati di Parigi hanno finito per aumentare le misure di sorveglianza e rendere ancora più inaccessibile l’Olimpico. In Curva Nord e in Tevere, per chi viene da Ponte Milvio, è quasi impossibile arrivare, se non a piedi: la zona intorno alla Farnesina è transennata e chiusa al traffico nel giorno delle partite. Raggiungere l’Olimpico è diventato un incubo. Il giorno feriale e l’orario pomeridiano ieri non potevano certo rappresentare un incentivo.
La crisi di risultati in campionato ha prodotto il colpo di grazia e moltiplicato la disaffezione: il popolo laziale si è quasi rassegnato, s’è sentito tradito, ambizioni e aspettative mal riposte e quel salto di qualità (leggi ingresso in Champions) puntualmente fallito sul più bello. Erano in diecimila a Formello per festeggiare il terzo posto nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno, in meno di sei mesi la Lazio ha dilapidato una dote colossale e forse l’ultima occasione per ricucire il rapporto con la sua gente.
NUMERI. Peraltro il tifoso laziale è sempre stato ondivago, a volte algido e distaccato, oppure sorprendente nelle difficoltà. Altrimenti non si spiegherebbero i 40 mila paganti per la semifinale di Coppa Uefa (aprile ‘98) con l’Atletico Madrid o gli appena 38 mila in Champions con il Chelsea nella stagione dello scudetto di Cragnotti. Ma erano 73.967 l’anno prima, il 23 maggio ‘99, per Lazio-Parma e le lacrime di Vieri, erano 62 mila il 21 giugno 1987 per Lazio-Vicenza con il gol storico di Fiorini e la serie C evitata per un soffio, e 69.873 il 24 aprile 2003 per la semifinale Uefa con il Porto, quando il presidente Longo per tentare la rimonta fissò l’ingresso al prezzo simbolico di un euro. Il record tuttora imbattuto? Lazio-Foggia, 12 maggio 1974, con 78.886 spettatori (60.494 paganti e 18.392 abbonati). Si realizzava, nel giorno più bello della storia della Lazio, la favola di Maestrelli e della sua banda.
Il presidente «Io abituato alla disaffezione ma i giocatori ne soffrono»