Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Mancini avvisa: non c’è tempo da perdere

Servono tre punti per alimentare la fuga «Lo scudetto? In quattro più forti di noi»

- di Andrea Ramazzotti INVIATO AD APPIANO

L’ultima fatica dell’anno prima di lanciare, alla ripresa del campionato, lo sprint verso il titolo di campione d’inverno che in Italia è spesso sinonimo di scudetto. Di fronte alla Lazio, in quella che è diventata una specie di gara del periodo festivo (negli ultimi 10 campionati sono 9 le sfide giocate da inizio dicembre alla Befana), Mancini vuole una vittoria per mantenere o magari aumentare il margine di vantaggio rispetto alle inseguitri­ci. «Conquistar­e i tre punti non sarà facile ha avvisato il tecnico di Jesi - perché la Lazio è una buona squadra e la sua classifica non rispecchia i suoi veri valori. Lo scorso anno è arrivata terza, in avanti ha elementi importanti e, anche se adesso è un po’ in difficoltà, è forte. Dovremo essere concentrat­i e non lasciare nulla al caso. Distrazion­i... natalizie? Non credo perché i nostri calciatori partiranno per le vacanze solo lunedì (domani, ndr) e nessuno abbasserà la tensione. Chi toglierei alla Lazio tra Candreva e Biglia? Biglia, Candreva e Anderson fanno la differenza e sono tutti fondamenta­li per Pioli. E’ giusto che giochino per lo spettacolo». A San Siro ci saranno oltre 45.000 spettatori confermand­o che la media spettatori dell’Inter (finora superiore a 51.000 a partita complici i big match già ospitati contro Juve, Milan e Roma) è ampiamente la prima in Serie A. «Avere un grande pubblico è importante per vincere. Serve una sintonia totale tra la gente, la società e la squadra per superare i momenti difficili».

NON FAVORITI. Mancini ha poi dribblato i pronostici in chiave scudetto: «Tanti dicono che noi siamo favoriti... Ognuno ha la sua opinione, ma per me le prime tre sono la Juventus, Napoli, Roma o Fiorentina, magari in quest’ordine. Se l’Inter è una 500, la Juve è una Mercedes station wagon. Non mi ha sorpreso che sia rientrata nel gruppo di testa perché sapevo che era capace di fare una serie di vittorie. In passato ha conquistat­o il tricolore con grandi vantaggi. Stavolta potrebbe farlo senza quel margine. Intanto, però, è già lì. Noi adesso non dobbiamo porci il problema dello scudetto: a maggio vedremo in che posizione saremo e valuteremo. Per il momento pensiamo a migliorare perché c’è tanto lavoro da fare anche se rispetto allo scorso anno siamo cresciuti. I mesi da novembre a maggio della passata stagione ci sono serviti».

NIENTE MERCATO. L’ex allenatore del Galatasara­y ha infine allontanat­o l’ipotesi di nuovi arrivi a gennaio. «In estate abbiamo fatto dieci acquisti, ma credo che per il prossimo mercato siamo... un po’ troppi. Al momento direi che non ci saranno nuovi innesti. Se non avremo problemi con i nostri giocatori o se qualcuno non ci chiederà di andar via, penso che rimarremo così».

In realtà qualche partenza ci sarà: Ranocchia, che l’Inter valuta 12 milioni, vuole giocare di più: piace in Premier anche se per ora non ci sono state offerte ufficiali. Lazio e Bologna, che lo vogliono in prestito, dovranno aspettare. Per il centrale azzurro alla finestra anche Siviglia e Sporting Lisbona. Dodò andrà in prestito: non in Brasile, ma in Europa o in Italia (Sampdoria, Carpi, Verona e Genoa le formazioni interessat­e), Di Marco è corteggiat­o da Brescia e Trapani, Gnoukouri dal Carpi. Valigie pronte anche per Manaj. Palacio rinnoverà per una stagione (venerdì scorso l’incontro tra Ausilio e i suoi agenti) con opzione per il 2017-18 e si spalmerà l’attuale ingaggio di 3,2 milioni andando a guadagnare intorno ai 2 milioni all’anno. Aria di prolungame­nto pure per Nagatomo.

Battuta finale su Calleri, probabilme­nte in nerazzurro a giugno: «Gioca in una squadra di livello come il Boca ed è esperto, ma anche lui avrebbe bisogno di ambientars­i in Italia pur venendo da una formazione di quel calibro». Si farà le ossa al Bologna (o al Chievo), poi sbarcherà a Milano.

«Per farcela serve sintonia totale con società e tifosi Un grande pubblico è fondamenta­le»

«La Juventus è una Mercedes, l’Inter una 500. Ma niente mercato a gennaio Siamo già troppi»

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