Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Mancini avvisa: non c’è tempo da perdere
Servono tre punti per alimentare la fuga «Lo scudetto? In quattro più forti di noi»
L’ultima fatica dell’anno prima di lanciare, alla ripresa del campionato, lo sprint verso il titolo di campione d’inverno che in Italia è spesso sinonimo di scudetto. Di fronte alla Lazio, in quella che è diventata una specie di gara del periodo festivo (negli ultimi 10 campionati sono 9 le sfide giocate da inizio dicembre alla Befana), Mancini vuole una vittoria per mantenere o magari aumentare il margine di vantaggio rispetto alle inseguitrici. «Conquistare i tre punti non sarà facile ha avvisato il tecnico di Jesi - perché la Lazio è una buona squadra e la sua classifica non rispecchia i suoi veri valori. Lo scorso anno è arrivata terza, in avanti ha elementi importanti e, anche se adesso è un po’ in difficoltà, è forte. Dovremo essere concentrati e non lasciare nulla al caso. Distrazioni... natalizie? Non credo perché i nostri calciatori partiranno per le vacanze solo lunedì (domani, ndr) e nessuno abbasserà la tensione. Chi toglierei alla Lazio tra Candreva e Biglia? Biglia, Candreva e Anderson fanno la differenza e sono tutti fondamentali per Pioli. E’ giusto che giochino per lo spettacolo». A San Siro ci saranno oltre 45.000 spettatori confermando che la media spettatori dell’Inter (finora superiore a 51.000 a partita complici i big match già ospitati contro Juve, Milan e Roma) è ampiamente la prima in Serie A. «Avere un grande pubblico è importante per vincere. Serve una sintonia totale tra la gente, la società e la squadra per superare i momenti difficili».
NON FAVORITI. Mancini ha poi dribblato i pronostici in chiave scudetto: «Tanti dicono che noi siamo favoriti... Ognuno ha la sua opinione, ma per me le prime tre sono la Juventus, Napoli, Roma o Fiorentina, magari in quest’ordine. Se l’Inter è una 500, la Juve è una Mercedes station wagon. Non mi ha sorpreso che sia rientrata nel gruppo di testa perché sapevo che era capace di fare una serie di vittorie. In passato ha conquistato il tricolore con grandi vantaggi. Stavolta potrebbe farlo senza quel margine. Intanto, però, è già lì. Noi adesso non dobbiamo porci il problema dello scudetto: a maggio vedremo in che posizione saremo e valuteremo. Per il momento pensiamo a migliorare perché c’è tanto lavoro da fare anche se rispetto allo scorso anno siamo cresciuti. I mesi da novembre a maggio della passata stagione ci sono serviti».
NIENTE MERCATO. L’ex allenatore del Galatasaray ha infine allontanato l’ipotesi di nuovi arrivi a gennaio. «In estate abbiamo fatto dieci acquisti, ma credo che per il prossimo mercato siamo... un po’ troppi. Al momento direi che non ci saranno nuovi innesti. Se non avremo problemi con i nostri giocatori o se qualcuno non ci chiederà di andar via, penso che rimarremo così».
In realtà qualche partenza ci sarà: Ranocchia, che l’Inter valuta 12 milioni, vuole giocare di più: piace in Premier anche se per ora non ci sono state offerte ufficiali. Lazio e Bologna, che lo vogliono in prestito, dovranno aspettare. Per il centrale azzurro alla finestra anche Siviglia e Sporting Lisbona. Dodò andrà in prestito: non in Brasile, ma in Europa o in Italia (Sampdoria, Carpi, Verona e Genoa le formazioni interessate), Di Marco è corteggiato da Brescia e Trapani, Gnoukouri dal Carpi. Valigie pronte anche per Manaj. Palacio rinnoverà per una stagione (venerdì scorso l’incontro tra Ausilio e i suoi agenti) con opzione per il 2017-18 e si spalmerà l’attuale ingaggio di 3,2 milioni andando a guadagnare intorno ai 2 milioni all’anno. Aria di prolungamento pure per Nagatomo.
Battuta finale su Calleri, probabilmente in nerazzurro a giugno: «Gioca in una squadra di livello come il Boca ed è esperto, ma anche lui avrebbe bisogno di ambientarsi in Italia pur venendo da una formazione di quel calibro». Si farà le ossa al Bologna (o al Chievo), poi sbarcherà a Milano.
«Per farcela serve sintonia totale con società e tifosi Un grande pubblico è fondamentale»
«La Juventus è una Mercedes, l’Inter una 500. Ma niente mercato a gennaio Siamo già troppi»