Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Pellegrino un vero falco, vince un altro sprint
Dopo Davos, concede la replica: quinto successo in Coppa, soltanto Piller Cottrer meglio di lui
Ammirando il suo spunto in volata, vengono in mente i trionfi in sella di Mario Cipollini. Federico Pellegrino però le sue imprese le costruisce sulla neve, mettendo le punte dei suoi sci stretti davanti a quelle dei rivali, così come il Re Leone faceva con le ruote della sua bicicletta. La differenza sostanziale è che mentre quest'ultimo si avvaleva del grande lavoro dei suoi gregari, il venticinquenne valdostano fa tutto da sé e, con scaltrezza, sa sempre quando arriva il momento giusto di innestare il turbo e salutare la compagnia. Così è successo anche ieri nella sprint di Dobbiaco, dove Pellegrino ha bissato il successo di domenica scorsa a Davos, ottenendo così il quinto sigillo in Coppa del Mondo, che gli permette di agganciare nella classifica dei successi individuali un altro specialista della disciplina quale Cristian Zorzi e di porsi a soltanto una lunghezza dal più vittorioso di sempre nella storia del fondo azzurro, Pietro Piller Cottrer.
Ancora una volta, il poliziotto di Nus è stato perfetto nell'amministrare le forze nelle qualificazioni e nei primi turni, così da approdare alla finale con ancora benzina nelle gambe e forza nelle braccia per bruciare lo statunitense Simeon Hamilton e il britannico Andrew Young, arrivando per la prima volta a braccia alzate davanti al pubblico italiano, su di un tracciato che non l'aveva mai visto superare lo scoglio dei quarti di finale.
«Mi sentivo il padrone di casa e a maggior ragione volevo fare bella figura davanti a così tanta gente che faceva il tifo per me. Se vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più - dichiara deciso Pellegrino - Ho fatto soltanto dieci giorni di vacanza in primavera e poi mi sono allenato tutta l'estate con l'obiettivo di riconfermare le belle cose fatte l'inverno scorso: riuscirci è un motivo di grande orgoglio».
Già perché, il valdostano non si è seduto sugli allori dei traguardi raggiunti, con tre vittorie in Coppa del Mondo e il bronzo mondiale conquistato in coppia con Dietmar Noeckler, e ha deciso di intensificare i carichi di lavoro per aumentare la propria resistenza, senza perdere quello spunto veloce donatogli da Madre Natura.
«Già quando giocavo a calcio da bambino venivano fuori le mie doti da velocista negli scatti, ma poi mi mancava la lucidità sotto porta per buttarla dentro. Nel fondo, ho imparato a gestire al meglio le energie e a sfruttarle nel momento cruciale . Ormai non esiste più lo sprinter puro, bisogna avere una grande capacità di recupero nei brevi intervalli tra un turno e l'altro per non arrivare sfiniti alla finale».
E la vittoria in Alto Adige, la quinta nelle sei sprint a tecnica libera disputate negli ultimi dodici mesi, ha dimostrato che la strada intrapresa dal valdostano è quella giusta. Anche perché oltre ad assicurarsi la leadership nella classifica dello sprint e a puntare a mantenerla sino a fine stagione, Pellegrino si sta trasformando sempre di più in un atleta capace di esprimersi bene anche sulle gare più lunghe. E, dopo aver risollevato il fondo italiano a suon di assoli vincenti, ora vorrebbe risollevare la squadra azzurra anche in staffetta, che per tradizione è sempre stata un fiore all'occhiello del nostro movimento.
«Due settimane fa a Lillehammer siamo arrivati sesti dietro a tre squadre norvegesi e due russe: in un Mondiale, saremmo saliti sul podio. Abbiamo un bel quartetto e ora dobbiamo soltanto farci trovare pronti nell'occasione giusta. La medaglia di Falun condivisa con Dietmar mi ha regalato delle emozioni fortissime e mi piacerebbe riviverle con tutta la squadra».
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