Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

Pellegrino un vero falco, vince un altro sprint

Dopo Davos, concede la replica: quinto successo in Coppa, soltanto Piller Cottrer meglio di lui

- Di Alberto Dolfin

Ammirando il suo spunto in volata, vengono in mente i trionfi in sella di Mario Cipollini. Federico Pellegrino però le sue imprese le costruisce sulla neve, mettendo le punte dei suoi sci stretti davanti a quelle dei rivali, così come il Re Leone faceva con le ruote della sua bicicletta. La differenza sostanzial­e è che mentre quest'ultimo si avvaleva del grande lavoro dei suoi gregari, il venticinqu­enne valdostano fa tutto da sé e, con scaltrezza, sa sempre quando arriva il momento giusto di innestare il turbo e salutare la compagnia. Così è successo anche ieri nella sprint di Dobbiaco, dove Pellegrino ha bissato il successo di domenica scorsa a Davos, ottenendo così il quinto sigillo in Coppa del Mondo, che gli permette di agganciare nella classifica dei successi individual­i un altro specialist­a della disciplina quale Cristian Zorzi e di porsi a soltanto una lunghezza dal più vittorioso di sempre nella storia del fondo azzurro, Pietro Piller Cottrer.

Ancora una volta, il poliziotto di Nus è stato perfetto nell'amministra­re le forze nelle qualificaz­ioni e nei primi turni, così da approdare alla finale con ancora benzina nelle gambe e forza nelle braccia per bruciare lo statuniten­se Simeon Hamilton e il britannico Andrew Young, arrivando per la prima volta a braccia alzate davanti al pubblico italiano, su di un tracciato che non l'aveva mai visto superare lo scoglio dei quarti di finale.

«Mi sentivo il padrone di casa e a maggior ragione volevo fare bella figura davanti a così tanta gente che faceva il tifo per me. Se vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più - dichiara deciso Pellegrino - Ho fatto soltanto dieci giorni di vacanza in primavera e poi mi sono allenato tutta l'estate con l'obiettivo di riconferma­re le belle cose fatte l'inverno scorso: riuscirci è un motivo di grande orgoglio».

Già perché, il valdostano non si è seduto sugli allori dei traguardi raggiunti, con tre vittorie in Coppa del Mondo e il bronzo mondiale conquistat­o in coppia con Dietmar Noeckler, e ha deciso di intensific­are i carichi di lavoro per aumentare la propria resistenza, senza perdere quello spunto veloce donatogli da Madre Natura.

«Già quando giocavo a calcio da bambino venivano fuori le mie doti da velocista negli scatti, ma poi mi mancava la lucidità sotto porta per buttarla dentro. Nel fondo, ho imparato a gestire al meglio le energie e a sfruttarle nel momento cruciale . Ormai non esiste più lo sprinter puro, bisogna avere una grande capacità di recupero nei brevi intervalli tra un turno e l'altro per non arrivare sfiniti alla finale».

E la vittoria in Alto Adige, la quinta nelle sei sprint a tecnica libera disputate negli ultimi dodici mesi, ha dimostrato che la strada intrapresa dal valdostano è quella giusta. Anche perché oltre ad assicurars­i la leadership nella classifica dello sprint e a puntare a mantenerla sino a fine stagione, Pellegrino si sta trasforman­do sempre di più in un atleta capace di esprimersi bene anche sulle gare più lunghe. E, dopo aver risollevat­o il fondo italiano a suon di assoli vincenti, ora vorrebbe risollevar­e la squadra azzurra anche in staffetta, che per tradizione è sempre stata un fiore all'occhiello del nostro movimento.

«Due settimane fa a Lillehamme­r siamo arrivati sesti dietro a tre squadre norvegesi e due russe: in un Mondiale, saremmo saliti sul podio. Abbiamo un bel quartetto e ora dobbiamo soltanto farci trovare pronti nell'occasione giusta. La medaglia di Falun condivisa con Dietmar mi ha regalato delle emozioni fortissime e mi piacerebbe riviverle con tutta la squadra».

Il 25enne poliziotto valdostano centra la prima vittoria in Italia: «Un motivo di grande orgoglio»

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ANSA Federico Pellegrino, 25 anni, esulta sul traguardo

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