Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

«Obbligator­io per tutti, come il casco»

- F.s.

Tre accelerome­tri, tre giroscopi, un dispositiv­o gps per il collegamen­to via satellite, una piccola carica esplosiva per l’apertura. L’airbag costa sui 1.500 euro: spesa alta e anche poco giustifica­ta per un turista, certamente alla portata delle federazion­i i cui atleti praticano discesa e superG in Coppa del Mondo.

L’airbag sarà obbligator­io, tra qualche anno. Bisogna avere un po’ di pazienza e d’altronde incidenti come quello occorso ieri a Matthias Mayer contribuis­cono a convincere i recalcitra­nti. Siamo alla vigilia di una svolta che ha precedenti: ben più epocale di questa fu l’adozione del casco in gigante.

Il primo a metterlo fu Alberto Tomba nel 1990, sull’onda emotiva dell’unico incidente serio della carriera: quello nel superG della Val d’Isere nel 1989. Prima in allenament­o, poi dai Mondiali di Saalbach 1991 in gara. Lo presero in giro.

«Fui guardato con sufficienz­a - ricorda Alberto, ieri impegnato a rispondere a mille messaggi di auguri per il 49º compleanno - ma sai com’è, nel gigante a cento all’ora bisognava stringere le traiettori­e e solo con il berretto si davano tante di quelle cornate sui pali... Dissero che con il casco non si sentiva bene... Balle, i pali si potevano affrontare molto meglio». Oggi, per la cronaca, il casco è obbligator­io, in Coppa del Mondo come per i turisti under 14.

«Questa storia dell’airbag è un po’ simile osserva Alberto - Quelli che ora si oppongono si convincera­nno e alla fine anche i dubbiosi dovranno adattarsi. Sulla sicurezza non si scherza. Innerhofer vuole l’airbag appena possibile? Fa bene, io lo chiederei a gran voce».

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REUTERS Alberto Tomba, 49 anni, vincitore di tre ori olimpici

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