Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Sarri dice tutto «Il mio 2015 meraviglioso»
«Saluto un anno fantastico. Non temo tour de force anzi me lo auguro. Abbiamo numeri entusiasmanti»
La memoria è un fazzoletto: dodici mesi, vissuti meravigliosamente, partendo dalla (sana) provincia, prima di scoprire il gigantismo d’una metropoli. Vedi Sarri e poi il Napoli, in quella fusione che è servita per starsene sempre più con la testa tra le nuvole, a divagare, a sognare, a pensare che esistano anche giorni migliori e chissà poi.... Un uomo, un anno: è la fotografia d’una evoluzione prepotente, imponente, quasi una sorta di ribellione al destino o forse semplicemente il momento propizio per svelare se stesso, per presentarsi nella propria veste, per distribuire il proprio calcio ed ammantarlo di gioia. Il Sarri di Empoli, il Sarri di Napoli, il Sarri che si prende la scena e la manipola a modo suo, ora con il «rombo» (in Toscana) e poi con il «tridente» (al san Paolo): attaccando sempre, per lasciarsi dietro tutto quel che (non) è successo prima che arrivasse il 2015 e lo spingesse verso il 2016 a svelare, eventualmente, un’altra verità. Sarry Christmas, gli hanno scritto a Napoli:
Sarri, che anno che se ne va...
«Bello, emozionante, come neanche io avrei pensato potesse essere a san Silvestro. C’è dentro di tutto: il girone di ritorno fantastico con l’Empoli, la salvezza anticipata, la partenza con qualche problemino a Napoli ed ora questa striscia di risultati, in campionato e in Europa».
Si sente «diverso» dentro? «Per niente. Conservo i miei rapporti con tanti giocatori del passato, di quando ero tra i Dilettanti. Alla domenica sera vado su Televideo a vedere i risultati delle mie ex squadre. Sono felice, ma sono me stesso. E non ci sarebbe nessun motivo per cambiare».
Chiude il 2015 al secondo posto.
«E non mi modifica la prospettiva, né la vita. So che la stagione sarà lunghissima, ma queste non sono fase banali: non mi perdo dietro questo periodo entusiasmante, so che ci sarà tanto da lavorare ancora. Le insidie non mancano, anzi».
E’ tornata la Juve? «E non ho mai pensato fosse sparita. Se c’era una certezza in me, era questa. E’ chiaro che hanno avuto un momento in cui hanno perso qualche riferimento, ma avevano dovuto inserire alcuni uomini, operazione mai agevole; poi può darsi avessero anche la pancia piena: ma ci sta, visto quello che hanno vinto. Quando si sono rimessi a giocare, rieccoli qua: i favoriti per lo scudetto sono loro, perché chi è abituato a vivere a quelle quota, sa come si affrontano poi certi pericoli».
La sconfitta dell’Inter le ha detto che....? «Premessa: io non l’ho vista, perché ero di rientro da Bergamo. Ma è la conferma che questo è un campionato assai equilibrato».
Dà più spessore, eventualmente ce ne fosse bisogno, ad alcuni vostri successi?
«Assolutamente no: ribadisce concetti e convinzioni, sottolinea che ogni domenica c’è un avversario che ti può battere».
Veniamo a voi.... «I numeri dicono che abbiamo attraversato questi quattro mesi in maniera entusiasmante: siamo alle spalle della capolista, segniamo tanto, per un periodo abbiamo subito quasi niente, sei affermazioni in Europa League».
Quasi complicato trovarvi qualche difetto. «Le statistiche sono con noi. Si è sempre giocato buon calcio, anche a Bergamo non era facile e siamo riusciti a cogliere il massimo, contro un’antagonista che ci ha fatto faticare».
Il «rischio» è il tour de force. «Ma a me va bene, vuol dire che si sta facendo bene. Non mi preoccupa, non mi impensierisce, anzi me lo auguro».
Il calendario non le va giù. «Siamo gente di spettacolo e smettiamo di farlo nel periodo in cui la gente ha più tempo. Preferire giocare adesso, piuttosto che qualche turno infrasettimanale che ci va ad intasare settimane e settimane e costa in termine di sacrificio. Basterebbe poco. D’altro canto, si gioca anche altrove. Un controsenso che si potrebbe rimuovere».
Le soste sono insidie. «Per chiunque, semmai. Ma io i miei giocatori li stresso in campo, fuori sono liberi di agire come credono: so di avere professionisti seri, ne ho avuto le prove; e se qualcuno non lo fosse, avrebbe già pagato. Se così non è stato, vuol dire che possono stare in santa pace».
Bilanci «Il 2015 è stato emozionante Non avrei mai pensato potesse regalarmi tanto»
Cambiamenti
«Sono rimasto me stesso, quello che la domenica sera va a vedere i risultati delle ex»
La favorita «E’ La Juve: non ho mai pensato che si fosse perduta Eppoi loro sanno come si vince»