Corriere dello Sport Stadio (Firenze)
Al Khalifa (Afc) il favorito se il Triumvirato resiste
C’era un patto Europa-Asia-Sudamerica per Platini. Ora...
Il garantismo è garantito. Innocente fino a prova contraria. Ma non è certo una posizione di forza quella di Michel Platini. E allora, aspettando il secondo grado di giudizio e l’appello al Tas di Losanna, qualcuno comincia già a ragionare sul quello che potrebbe accadere senza Le Roi. Cosa sempre più possibile, soprattutto se la vicenda non si dovesse risolvere in tempi relativamente brevi (un mese o poco più). E allora, ecco il piano B, che ha già cominciato a mettere vicine le prime tessere del mosaico, in attesa di dare in via al domino decisivo. Tutto nasce dal Triumvirato che avrebbe dovuto garantire la base (più che solida) per l’elezione di Platini. Non è un mistero che Sud America (Conmebol, 10 membri), Europa (Uefa, 53 membri) e Asia (Afc, 46 membri) avessero stretto un patto per convergere sul nome dell’ex fuoriclasse francese. Sicuri che altri voti sarebbero arrivati di conseguenza, grazie ad appoggi praticamente senza confini. Le carte in tavola, però, non sono più le stesse di quando le tre confederazioni si sono date la mano. Anche se la presenza di Al Kalifha, il potentissimo sceicco del Bahrein, a Parigi il giorno del sorteggio dei prossimi Europei in Francia del 2016, non è passata inosservata. Non un caso...
SCENARIO. Perché Salman Bin Ibrahim Al Khalifa, uno che può guardare negli occhi dandogli del tu il presidente del Cio, Thomas Bach, era l’unico “extraeuropeo” invitato all’evento e alla cena di Gala. Perché, quando la vicenda Platini ha preso la piega sbagliata, è subito sceso in campo, annunciando la sua candidatura. Perché, dialogando con il presidente della nostra Federcalcio, Carlo Tavecchio, ha ribadito la volontà di essere eletto, se sarà eletto, con i voti dell’Europa soprattutto. Che non bastano, ma sono un’ottima base di partenza. Non solo, ma ha già informato chi di dovere a Nyon che nel caso Platini riuscisse a sfuggire alle maglie delle accuse della Fifa, sarebbe disposto a fare un passo indietro. Ma è chiaro che Al Khalifa possa essere considerato il candidato forte il prossimo 26 febbraio, giorno delle elezioni Fifa. Ma quel patto reggerà?
GIOCHI DI POTERE. Ci sono diverse pedine che devono mettersi a posto. Il Sudamerica non aveva espresso alcun candidato, praticamente unica Confederazione “potente” a scegliere questa strada. Possibile che in cambio potesse ricevere una poltrona di prestigio, magari quella subito dietro Platini. Ma adesso che il francese è stato squalificato per otto anni e non si sa se riuscirà a salvarsi all’ultima curva e che il presidente del Conmebol, il paraguaiano Juan Angel Napout, è stato arrestato lo scorso 3 dicembre sempre nell’ambito della stessa inchiesta che ha travolto la Fifa, potrebbe accontentarsi di molto meno. Il posto di numero due della Fifa (il segretario generale) potrebbe così finire a Gianni Infantino, che quel ruolo già occupa (con merito) nell’Uefa anche in questo priodo di “reggenza”. Ma lo stesso Infantino potrebbe, a processo Platini finito (e con esiti nefasti per Le Roi) candiadarsi alla Uefa stessa ed allora quella wild card potrebbe servire ad Al Khalifa per stringere alleanze dell’ultimo momento. L’avversario più credibile del bahrenita sembra essere Mosima Gabriel “Tokyo” Sexwale, che può già vantare una vita da film (è stato compagno di cella di Nelson Mandela). Perché Jerome Champagne è sempre stato solo la testa di ponte di Blatter e il principe giordano Ali Al Hussein è già stato sconfessato dalla candidatura di Al Khalifa, presidente della sua confederazione.