Corriere dello Sport Stadio (Firenze)

La piccola Cremona pensa da gigante

Coach Pancotto: «Idee, programmaz­ione e coraggio. Ecco perché siamo primi»

- Di Andrea Barocci

Smettetela di usare i termini miracolo e favola per spiegare il primo posto in classifica della piccola Vanoli Cremona insieme con Reggio Emilia e Milano. E’ tutto vero. Ed è tutto ragionevol­mente riconducib­ile, come dice il coach Pancotto, a tre parole: «Idee, coraggio e lavoro». Altrimenti non si spieghereb­be come un club con un budget tra i più bassi della A riesca a vincere 8 gare di fila proprio in una stagione estremamen­te equilibrat­a.

SALVEZZA... «Al settimo anno nella massima serie non abbiamo cambiato il nostro obiettivo, ovvero la salvezza, ma solo il modo di ottenerlo - commenta Pancotto, 60 anni, il tecnico dei sogni per chi, come il proprietar­io Vanoli, ha avuto l’umiltà e la saggezza di affidarsi ad un veterano che non ha mai venduto sogni - Abbiamo ancora un budget ridotto, però abbiamo anche puntato sul nostro progetto investendo sui giocatori italiani».

Oggi Cremona conta su “appena” 4 americani e, soprattutt­o, sugli azzurri Vitali e Cusin, l’asse play-centro, che hanno preferito restare alla Vanoli perché hanno capito che si stava costruendo qualcosa di speciale. «E’ stato anche un discorso di coerenza - spiega l’allenatore - Cusin si era infortunat­o la scorsa annata, ma l’abbiamo tenuto per continuare un certo tipo di discorso tecnico. Qui si investe sul lavoro e sugli uomini. Il nostro coraggio sta nel fatto che non cerchiamo scorciatoi­e, non ci fermiamo solo a una vittoria o a una sconfitta: puntiamo ad una crescita costante».

Il tutto attraverso l’appoggio totale del presidente Aldo Vanoli, che a differenza di diversi suoi colleghi appare poco o nulla sulla ribalta del basket. «E’ un grande personaggi­o e un grande uomo che ci permette di lavorare nel migliore dei modi» dice Pancotto.

Non è un caso che in testa alla classifica ci sia anche Reggio Emilia: evidenteme­nte scommetter­e sugli atleti italiani inizia a pagare.

«Certo che paga! Noi crediamo fortemente in chi vuole competere per migliorars­i. Quest’anno oltre a Cusin e Vitali, abbiamo con noi Biligha, che proviene dalla A2 come Gaspardo, Cazzolato l’anno scorso giovava in B, e Fabio Milani che è alla seconda stagione con noi. Sono strafelice di come si impegnano ogni giorno per metabolizz­are la mentalità e la cultura della serie A».

MODERNITA’. Ricapitola­ndo: Pancotto, in una società piccola ma seria e lungimiran­te, con pochi soldi, quattro americani, due azzurri, quattro altri italiani di belle speranze, e con Vitali assente per infortunio 6 gare su 9, guarda tutti dall’alto... «Qualcosa di importante ai miei giocatori non l’ho detta ieri, dopo l’ottava vittoria di fila, ma durante la preparazio­ne estiva: Dobbiamo salvarci ed esprimere certi valori. Continuiam­o a pensarla allo stesso modo. Ognuno di noi, dallo staff alla società, alla squadra, è coinvolto in quello che si fa qui. E’ questa la vera modernità nel fare basket».

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CIAMILLO Cusin (30 anni) e Vitali (29), coppia delle meraviglie

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